Sopravvivere alla crisi: questo è il motto, il post-it giallo attaccato sulle fronte degli italiani. Se qualcuno avesse mai dubitato dell’attecchimento del batterio “crisi” nell’aitante corpo del calcio nostrano, quest’estate sarà smentito tramite controprove inequivocabili. Dal Milan proletario, pronto a sacrificare un paio delle sue più succulente Sabine di fronte ai sonanti petroleuro di russi e arabi, all’irresistibile appeal di allenatori low cost provenienti dalla Lega Pro, passando per la sempre più ingente sfilza di prestiti, comproprietà, giocatori divisi in tre, quattro parti, neanche fossimo al cospetto di David Copperfield.
Sintomi inequivocabili di un nuovo calcio italiano, economicamente lillipuziano di fronte ai Gulliver con Ray Ban e kefiah. Accade così che i Dunga, i Deschamps, i Mazzarri, i Terim, i Van Gaal, i Zola e il figlioccio iridato Di Matteo siano staccati all’uscita di curva da Vladimir Petkovic, semisconosciuto ai più fino ad una settimana fa, tratteggiato come un eroe in Svizzera, la sua terra adottiva.
Quarantanove anni, invaghito di cultura calcistica e letteraria, l’allenatore del Sion ha già conosciuto Claudio Lotito – come riporta Il Messaggero – in un incontro sotterraneo avvenuto il 15 maggio. Le idee rivoluzionarie e ben definite del mister avrebbero stregato il patron laziale: una sorta di Zeman del nuovo millennio, più razionale nella definizione dell’assetto generale della squadra, vagamente spallettiano. Un netto taglio con gli assiomi calcistici di Edy Reja, un netto taglio al cachet: gli stipendi percepiti dai due tecnici nella passata stagione rientrano nell’ordine del milione di euro, ma secondo le ultime indiscrezioni Petkovic sarebbe disposto ad abbassarsi notevolmente l’ingaggio. Si vocifera di un biennale da 600.000 euro a stagione, più premi legati al raggiungimento di determinati obiettivi. Uno stipendio praticamente dimezzato rispetto alla passata stagione, a testimonianza della forte volontà del “Dottore” di mettersi in gioco nel calcio italiano, un campionato tra i più affascinanti e difficili.
“Amo il gioco offensivo ed in Italia non esiste questa cultura. Mi piacerebbe portare innovazioni nel calcio italiano”, cosi si era presentato Petkovic qualche giorno fa: l’impressione è che se lui e Zeman saranno dirottati sulle due panchine capitoline, il derby sarà un incrocio tra Pepsi e Mentos, letteralmente esplosivo.
In un’estate da conto rosso chi risparmia guadagna…
[Davide Capogrossi – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]