Lazio-Juventus 1-1 (1-2 d.t.s.): biancocelesti fermi al palo

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logo Tim CupROMA – Chi disse di preferire la fortuna al talento percepì l’essenza della vita. La sorte ha sorriso alla Juventus e voltato le spalle alla squadra di Pioli. Il doppio palo di Djordjevic e il gol di Matri. Le due facce della stessa medaglia, caduta con la parte bianconera all’insù. Il club della famiglia Angelli torna a sollevare al cielo una Coppa Italia dopo vent’anni. Dopo tre finali perse, il trofeo nazionale si tinge nuovamente di bianconero. Solo amaro in bocca per i biancocelesti che meditano la vendetta. Ad agosto Lazio e Juventus si contenderanno la Supercoppa Italiana. Un piatto che andrà servito freddo.

FORMAZIONI  – Pioli stravolge il suo credo calcistico e prende tutti in contro tempo. Si parte con la difesa a tre provata negli ultimi minuti contro la Sampdoria. Poco più di un esperimento, ma il tecnico della Lazio conosce i suoi giocatore, sa bene cosa può chiedergli. De Vrij ritrova il compagno di reparto Gentiletti dopo 8 mesi, insieme a loro il capitano per una notte Stefan Radu. In mediana Basta e Lulic si allineano a Cataldi e Parolo. I tre moschettieri lì davanti sono sempre i soliti: Felipe Anderson, Candreva e Klose.

PRIMO TEMPO – Il teatro dell’Olimpico accende le luci, sul palcoscenico salgono le due migliori interpreti d’Italia. Si alza il sipario, lo spettacolo è assicurato. La guerra di trincea si sblocca grazie a due palle da fermo: la punizione di Cataldi da una parte, quella di Pirlo dall’altra. Radu e Chiellini ringraziano. 1 a 1 dopo un quarto d’ora. Primi fuochi d’artificio. Ma è solo il preambolo. Le squadre non si risparmiano: Candreva si incolla a Pirlo, la difesa bianconera triplica Felipe Anderson. Ciò nonostante il Pipe di Brasilia poco prima della mezz’ora si scatena, semina la retroguardia avversaria e serve Cataldi. Nel piattone del ragazzo di Ottavia c’è tutta la paura della sua prima finale. Più Lazio che Juve. Gli uomini di Pioli spingono a testa bassa e sfiorano ancora il gol del vantaggio: assist involontario di Pogba, la girata dal limite di Parolo è un capolavoro balistico. La palla sussurra al palo destro di Storari, la Curva Nord si alza in piedi. Niente da fare. Da qui in poi c’è spazio solo per due clamorosi errori arbitrali, entrambi a sfavore  dei biancocelesti: Evra si invola sulla fascia lanciato da Pogba, il francese è in fuorigioco di tre metri, ma la bandierina del guardalinee non si alza. Fortunatamente senza conseguenze. Poco dopo Tevez va in pressione sul rinvio di Berisha colpendo la sfera con entrambe le mani. Tutti si aspettano il cartellino giallo che non arriverà mai. Niente recupero. Orsato manda tutti negli spogliatoi su risultato di parità.

SECONDO TEMPO – Si rientra in campo con gli stessi 22 della prima frazione. I ritmi si abbassano, la partita rallenta. E a beneficiarne è la Juventus. Dopo dieci minuti di sbadigli, Pogba mette paura alla difesa laziale: il colpo di testa del francese è fuori misura. Grazie alla progressioni improvvise di Felipe Anderson si scrolla di dosso l’apatia iniziale. Buono il palleggio dei biancocelesti, Parolo e Cataldi salgono in cattedra. Le squadre iniziano a tirare il fiato, Radu non ce la fa più. Il romeno lascia il posto a Mauricio. La fatica diventa la protagonista della gara. Al via il proverbiale walzer dei cambi: Pereyra per Vidal nella Juve, staffetta Klose-Djordjevic. Ed è proprio sul mancino del serbo che capita il match-point. Lancio millimetrico di Parolo, l’ex Nantes sciupa tutto regalando il pallone a Storari. Minuti finali. Le ginocchia tremano, i supplementari si avvicinano. Subentra la paura di perdere. Il gol in fuorigioco di Matri – che ha rimpiazzato uno spento Llorente – è l’ultimo sussulto dei minuti regolamentari. Neanche i tre giri di orologio concessi da Orsato evitano l’extra-time.

SUPPLEMENTARI – Ancora mezz’ora di gioco, le squadre si affidano alla speranza. Djordjevic cerca di tirare fuori il coniglio dal cilindro: bolide mancino. Palo sinistro, palo destro e palla in campo. Il doppio legno colpito dal numero 9 è il più nefasto dei presagi. Lancio di Pirlo dalla trequarti, sponda di Matri per Tevez, Mauricio respinge il tiro dell’argentino, Berisha no quello dell’ex Milan. Sorpasso Juventus. Keita la mossa della disperazione. Fuori de Vrij, si torna alla difesa a quattro con Lulic terzino. Il controfallo commessi da Felipe Anderson a inizio secondo tempo supplementare fotografa la stanchezza della Lazio. Dopo 120 minuti esplode la gioia Juve. La Lazio esce a testa alta, consapevole di aver dato tutto in questa finale. Ma la fortuna ha voltato le spalle ai biancocelesti sul più bello.

[Daniele Rocca – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]