Lazio: la lunga ascesa di Candreva

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logo-lazioEssere riconosciuto come leader di un gruppo per carisma, talento e personalità, è un prestigio concesso non a tutti, soprattutto in una piazza come Roma. Essere un esempio per la Nazionale però lo è forse ancora di più. Le  parole di elogio e di riconoscimento pronunciate ieri da Prandelli in conferenza stampa, celebrano Antonio Candreva come il modello da seguire per chi vuole guadagnarsi un posto in Nazionale. Poco considerato in principio dal C.T. azzurro, l’esterno di Tor de’ Cenci ha saputo, partita dopo partita, attirare l’attenzione di tutti quelli che lo avevano sempre considerato un oggetto misterioso. Dopo una Confederation Cup da protagonista – impreziosita dal cucchiaio dagli 11 metri nella semifinale contro la Spagna – il numero 87 biancoceleste è ormai considerato una pedina di lusso nello scacchiere azzurro ideato da Prandelli.

LA LUNGA ASCESA – 31 gennaio 2012, ore 18:55. La Lazio sta per chiudere un calciomercato avaro di colpi di scena dopo i nomi di Honda e Nilmar caldeggiati nelle ultime ore e mai arrivati. A pochi minuti dal gong finale spunta il nome di Antonio Candreva, ala – all’occorrenza trequartista – proveniente dal Cesena ma in comproprietà con l’Udinese. Difficile il suo ambientamento all’inizio, complici le voci di una simpatia giallorossa avuta in gioventù. Ma il calcio si sa, è pieno di colpi di scena, come quelli di classe che a poco a poco Antonio ha saputo esibire in campo. La Lazio di Reja, dopo un inizio scoppiettante, nel girone di ritorno perde quota e con essa anche buona parte dei titolari, costretti ai box per i ripetuti infortuni. La voglia di riscatto dopo le precedenti stagioni vissute tra alti e bassi, consente pertanto a Candreva di trovare quello spazio timidamente ottenuto nelle prime gare e, con soli 6 mesi, riesce a trasformare i fischi iniziali in applausi: Napoli, Novara e Inter le porte trafitte dal numero 87, oltre agli assist e ai tantissimi chilometri percorsi in campo. Tutto il resto è storia recente, o quasi. Stagione 2012-2013, la vittoria della Coppa Italia contro i cugini giallorossi esalta, forse a dismisura, un Campionato deludente chiuso al settimo posto. Tutt’altro che deludenti però le prestazioni di Romoletto, così soprannominato in questi quasi tre anni di biancoceleste: 49 partite disputate e 7 gol messi a segno, uno dei quali proprio nel Derby d’andata contro la Roma, vinto poi per 3 a 2. Un vero sigillo sopra una tanto agognata consacrazione con la maglia della prima squadra della Capitale. Discorso contrattuale a parte (la restante metà del contratto di Candreva è infatti ancora di proprietà dell’Udinese), l’ala destra biancoceleste è diventato ormai a pieno titolo uno dei giocatori più rappresentativi di questa squadra. “Voglio restare e diventare un simbolo”, queste le sue parole il 9 ottobre scorso, giorno del suo rinnovo di contratto quinquennale con la maglia della Lazio. Parole importanti e impegnative, che lanciano Antonio alla stregua dei big che hanno vestito la maglia a tinte biancocelesti.

L’ESEMPIO VINCENTE – “L’esempio vincente in questo senso è quello di Candreva, che convocato per l’ultima Confederations Cup ha dimostrato di avere personalità, tranquillità e forza”. Con Italia-Germania alle porte, Prandelli presenta la gara soffermandosi, tra le altre cose, sull’esempio di abnegazione e di attaccamento alla maglia offerto proprio dal centrocampista laziale. Un messaggio lanciato a tutti, in riferimento allo spirito necessario con cui si devono affrontare le gare della Nazionale e su come conquistare, eventualmente, la convocazione. Le Parole e i riferimenti però, in certe occasioni, non sono mai pronunciati a caso. Lecito pensare allora che le sue prestazioni fino adesso abbiano colpito più di tutti l’allenatore di Orzinuovi. Corsa, classe e tiro violento erano qualità già apprezzate dalle parti di Roma, ma la ‘prova Confederation’ ampiamente superata nell’estate scorsa, ha di fatto rimesso in discussione le gerarchie di Prandelli, ormai sempre più convinto del suo potenziale.

LA NUOVA RISCOSSA – Tempi duri per la squadra biancoceleste. Risultati e gioco a corrente alternata hanno spinto anche i pezzi pregiati nel calderone delle prestazioni opache. Candreva, non immune da quest’andazzo, non ha ancora trovato quest’anno quella continuità di prestazioni che tanto avevano esaltato i tifosi biancocelesti la scorsa stagione. Eppure qualità e impegno non mancano mai. La ripartenza lampo di domenica, conclusasi poi con la prima magia in Serie A di Keita, è l’immagine di un primo scorcio di Campionato in cui il centrocampista di Tor de’ Cenci ha sempre dato tutto, spesso però cadendo in qualche eccesso di individualità di troppo, rischiando di vanificare l’impegno profuso e il bene della squadra. Individualismi che in passato gli hanno spesso consentito di esprimere numeri d’alta scuola, ma che in un momento difficile come questo forse andrebbero centellinati un po’ di più. Uno scoglio che però non può arginare un mare fatto di talento e, come abbiamo spesso ripetuto, tanto attaccamento alla maglia. Petkovic e i suoi hanno bisogno delle sue prestazioni migliori. Ora più che mai è giunto il momento di diventare leader.

[Saverio Cucina – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]