4-3-1-2, 4-2-3-1, 4-2-4, 3-2-5. Ma alla fine, i numeri che contano sono altri: Lazio Milan 3 a 2. All’Olimpico si vede l’ennesima prestazione orribile dei rossoneri: a questa squadra serve ben altro, per uscire da questa crisi che ora può davvero assumere contorni preoccupanti. E non inganni il risultato di 3 a 2; non c’è stata nessuna storia tra le due squadre, fino a che Petkovic non ha deciso di fare turnover [come si fa del resto in occasione di incontri già ipotecati contro squadre di modico valore] lasciando così qualche metro in più all’avversario. I rossoneri sono imbarazzanti nella gestione del possesso palla, dal quale emerge tutto il disagio psicologico della squadra: sembra che con il pallone scotti quando è in possesso del Milan, e il giocatore con la palla tra i piedi si preoccupa solo di liberarsene il più in fretta possibile.
Al difficile momento psicologico si deve aggiungere l’incredibile confusione tattica che Allegri contribuisce a formare: le scelte di ieri sera infatti ci sono parse totalmente senza senso. 4-3-1-2 di base, di nuovo con un Boateng completamente in confusione sulla trequarti [come si può pensare di affidare la manovra a questo giocatore, visto il momento psicologico che sta passando?], Abate e Antonini titolari con Mattia de Sciglio relegato in panchina, ma sopratutto la scelta di Pazzini come terminale offensivo, un giocatore totalmente inadatto a ricoprire il ruolo così come vorrebbe Allegri. E dunque con Bojan e Pato seduti a guardare, va in scena il de profundis rossonero: i due centrocampi, a confronto, fanno impallidire. De Jong, Nocerino, Boateng e Montolivo da una parte; Candreva, Hernanes, Ledesma e Mauri dall’altra.
Non c’è da stupirsi che la Lazio controlli in lungo e in largo il gioco, segnando due gol di ottima fattura nella prima frazione, e chiudendo la partita sfruttando l’ennesimo e dilettantistico errore in marcatura della retroguardia rossonera, con Miroslav Klose [non uno qualunque] lasciato totalmente libero in area di rigore, sotto gli occhi di Philippe Mexes che ha dovuto assistere alla scena seduto in panchina. A questo punto, grazie ad un errore di valutazione di Petkovic che applica il turnover troppo presto, la Lazio abbassa il baricentro e concede campo ai rossoneri che salvano così almeno la faccia. Allegri cambia tre moduli in 45 minuti, inserisce Pato che in uno scorcio di tempo appare sì ancora lontano dalla migliore condizione fisica, ma tocca più palloni di Pazzini in tutto l’arco della partita, e ottiene due gol dai suoi, uno su errore in marcatura Biancoceleste su una punizione innocua e l’altro con l’ennesima azione personale di Stephan El Sharaawy, l’unico che in questo momento riesce a brillare con il rossonero addosso.
Nulla che attesti una manovra corale di squadra, si badi bene. Al Milan non serve cambiare modulo ogni 25 minuti di gioco per uscire dalla crisi: i giocatori si impegnano, ma obiettivamente ad aggravare il loro stato di difficoltà psicologica ci si mette un allenatore che, ormai è chiaro, non sa da che parte prendere per risolvere la crisi e ormai sembra chiaro a tutti che stia improvvisando. Galliani ci pensi: queste squadre, se non escono in fretta dalle zone basse della classifica, rischiano di rimanerci per tutta la stagione; non sono squadre abituate a gestire queste pressioni e a lottare per certi traguardi. La fiorentina l’anno scorso e molti altri esempi recenti siano da monito. Si deve cambiare qualcosa.
[Alessandro Alampi – Fonte: www.ilveromilanista.it]