FORMAZIONI – Pioli conferma il 4-2-3-1 che tanto bene ha portato a Palermo. Marchetti tra i pali, De Vrij-Cana coppia centrale, sulla fascia ancora Cavanda, dall’altra parte l’ormai inamovibile Braafheid. In mediana ancora Parolo- Onazi – Mauri, tridente con Candreva e aza e SLulic a supporto di Djordjevic. Di Francesco si dimostra ancora una volta integralista non rinunciando al suo marchio di fabbrica. L’ex Roma ritrova Berardi dopo la squalifica, l’attaccante calabrese riprende il so posto tra Zaza e Sansone.
PRIMO TEMPO – Nessun rimpianto, nessun rimorso. Lazio – Sassuolo non somiglia lontanamente a quella di sette mesi, eccezion fatta per i cori al presidente Lotito, contenuti, ma sempre presenti. I biancocelesti hanno cambiato vestito, mentalità, quella di oggi è una squadra totalmente diversa rispetto al passato. Bastano 5 minuti per capirlo, Cana da la scossa con il colpo di testa che impegna Consigli, poi è Mauri a chiarirlo: sinistro dal limite che buca l’estremo difensore neroverde, la Lazio è in vantaggio. Niente paure, nessuna ansia da prestazione, tutto fila per il verso giusto: messaggio chiaro, basta voltare pagina per affrontare i fantasmi del passato. Passano 20 minuti ed il protagonista più atteso sale in cattedra: prima sfida la difesa emiliana in velocità, ma cade al limite dell’area. Lo stadio mugugna, episodio da rivedere. Neanche 5 minuti e Djordjevic fa capire perché in Francia ancora lo rimpiangono: calcio d’angolo, colpo di testa che piega le mani a Consigli e 2-0. Il serbo si prende la scena, basta l’uomo giusto al momento giusto per cambiare la storia. I fantasmi, però, tornano sempre e stavolta prendono le sembianze di Berardi che approfitta di un attimo di debolezza, tipico delle belle signore come la Lazio, e trafigge la retroguardia biancoceleste. La Curva guarda e passa, non si cura degli emiliani e continua a sostenere la propria squadra, incessante. Attimi di nervosismo, qualche giallo di troppo, poi Candreva mette d’accordo tutti. Slalom a centrocampo, palla sulla destra per Lulic che mette dentro dove Djordjevic deve solo appoggiare. L’urlo si strozza in gola, l’intervento miracoloso di Antei sembra vanificare tutto , ma è un lieto fine già scritto, Candreva raccoglie e prima di depositare in rete sembra ripensare a tutto ciò che è stato: è un attimo, il piacere prima del piacere stesso, il tris è servito.
SECONDO TEMPO – La ripresa si apre con il brivido, complicarsi la vita rappresenta sempre un grande classico quando si parla di Lazio. Lancio lungo dalle retrovie, Berardi taglia la strada a Cana che lo stende: secondo giallo per l’albanese e rigore per il Sassuolo. Berardi non sbaglia e si regala la doppietta all’Olimpico, Lazio che dovrà sudare più del previsto. Pioli toglie Mauri ed inserisce Ciani, rinfoltendo la difesa. Soffrono i biancocelesti, il Sassuolo costringe i padroni di casa alle corde. Al 61’ il colpo di scena che solo un grande regista poteva prevedere: Djordjevic se ne va, palla dentro per Candreva che viene steso da Peluso, parità numerica ristabilita. Inizia un’altra partita, stavolta si gioca ad armi pari. La Lazio si risistema diventando di nuovo padrona del campo, ma stavolta non c’è fretta, nessuna smania di dimostrare, il più sembra essere già fatto. Ci prova Parolo al 73° a mettere in ghiaccio la partita, Consigli si salva in angolo. Il Sassuolo non molla, Longhi ha sulla testa l’occasione buona per pareggiare, ma Marchetti sfodera un riflesso degno del nome che porta, abbassando la saracinesca. Gli ultimi minuti sono al cardiopalma, la Nord non smette mai di sostenere i propri beniamini, conducendoli fino alla vittoria: l’amore, come le navi, ha bisogno di qualche tempesta per verificare la propria resistenza.
[Matteo Vana – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]
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