POCO DINAMISMO NEL PRIMO TEMPO – Al fischio d’inizio, è il consueto 4-1-4-1 il vestito che il tecnico di Sarajevo sceglie per la sua squadra. Formazione pressoché tipo, fatta eccezione per l’assenza di Stefano Mauri (oltre a quella già prevista di Miroslav Klose). Non è un caso che, quando in campo manca il capitano, il centrocampo biancoceleste sia meno dinamico nei tagli e nei movimenti senza palla. L’undici laziale ha cercato fin da subito la spinta sulle fasce, con un Candreva e un Lulic (finalmente) sugli scudi. La ruggine si è avvertita invece per quanto riguarda la manovra centrale. Cristian Ledesma è apparso subito appesantito, poco lucido nello smistare i palloni e troppo lento per non favorire il pressing avversario. Quando l’italo-argentino non carbura, ne risente naturalmente tutta l’orchestra. Buona la prestazione di Hernanes: il brasiliano ha cercato in maniera continua e convincente la via del tiro. Piccolo appunto tattico: il numero 8 ha preferito spesso mantenere palla e tentare il dribbling rispetto al passaggio o all’imbucata di prima; una tendenza che l’ha favorito nell’uno contro, ma che in parte ha contribuito a rallentare la fluidità del gioco laziale. Sull’altro fronte, il Borussia si è rivelato nel primo tempo squadra insidiosa e ben disposta in campo. Il 4-4-2 presentato da Lucien Favre è camaleontico quasi quanto l’assetto del collega biancoceleste: la duttilità tattica di Cigerci ed Herrmann ha mascherato spesso un modulo che variava indifferentemente dal 4-4-2 al 4-2-3-1, fino al 4-3-3. La prima frazione è stata caratterizzata dal grande dinamismo dei centrocampisti tedeschi, abili nel pressare alto e nel ripartire con una fitta e rapida ragnatela di passaggi. Anche in fase offensiva la formazione di Favre ha concesso pochi spazi alle incursioni avversarie, cosicché il portiere ter Stegen è stato impegnato quasi solo con conclusioni da fuori area o da calcio piazzato.
LA SVOLTA DI PETKO – All’intervallo, come detto, è entrata in gioco una delle qualità più spiccate di mister Petkovic: la lettura dei cambi. Fuori Ledesma, dentro Libor Kozak: una mossa coraggiosa, più peso in attacco e rinuncia a uno dei totem fondamentali di questa squadra. Lazio a trazione anteriore, due punte di ruolo – Floccari e Kozak -, Antonio Candreva avanzato fin sulla linea degli attaccanti e passaggio alla difesa a tre. I miglioramenti si sono visti subito: dopo neanche 20 minuti, i biancocelesti sono passati in vantaggio. La formazione di Petkovic ha preso in mano il pallino del gioco, senza abbandonarlo in realtà per gran parte della ripresa. A complicare le cose, ci hanno pensato errori difensivi evitabili. A cominciare dal secondo fallo da rigore provocato da André Dias: doppia ammonizione per il brasiliano, Lazio costretta a disputare quasi 25 minuti in inferiorità numerica. Il centrale biancoceleste ha concluso anzitempo una prestazione poco accorta, lontana dai parametri tipici di un difensore d’esperienza come lui. Petkovic è corso ai ripari, inserendo Lorik Cana per Candreva. Il Borussia ha iniziato a credere al pareggio, tanto che Lucien Favre è passato al 4-2-4 nell’ultima quarto d’ora. Un’altra leggerezza in difesa – stavolta di Cana – ha portato al terzo rigore per i tedeschi, stavolta realizzato da Thorben Marx. Un calcio di punizione di Arango ha permesso al Borussia di passare di nuovo in vantaggio, con Marchetti non proprio impeccabile (una notizia nella notizia). La Lazio, però, è viva fino al triplice fischio finale, lo ha dimostrato anche ieri sera. Il lob di Hernanes per la testa di Kozak è sintomo di una lucidità mentale rara da vedere nei minuti finali di una partita. E’ forse questo il marchio di fabbrica impresso da Petkovic a questa squadra.
[Stefano Fiori – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]
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