Lazio: unica squadra italiana ancora in corsa su tre competizioni

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Corsi e ricorsi, certezze e speranze. Sfogliando l’almanacco dei ricordiu, il tifoso Laziale si abbandona al sogno più intimo. L’ultimo trofeo quattro anni fa: la Coppa Italia con Delio Rossi in panchina, l’urlo di Dabo. Per i trionfi europei il salto nel tempo è ben più lungo. Era il 27 agosto 1999, un acuto di Marcelo Salas stendeva il Manchester United campione d’Europa: tripudio a Monaco, un urlo che fa eco in un decennio, ma che sta perdendo la sua intensità. La Lazio di Petkovic, eroe dei tempi moderni tanto inaspettato quanto rivoluzionario, non ha paura di niente e di nessuno. Ha evidenziato una flessione in questi ultimi due mesi, per fattori eterogenei. Il filotto di 8 punti conquistati nelle 9 giornate del girone di ritorno è preoccupante. C’è un dato che spinge alla riflessione. La Lazio è l’unica squadra italiana ancora in corsa nelle tre competizioni: in lotta per il terzo posto in campionato, agli ottavi di finale di Europa League e in finale di Coppa Italia. Un risultato inaspettato ad inizio stagione, un primato importante rispetto a concorrenti con rose decisamente più attrezzate. La Lazio in 5 occasioni ha affrontato il rush finale di stagione in corsa per tre competizioni ed in 3 frangenti ha aggiunto in bacheca almeno un trofeo.

RIVOLUZEMAN – Benvenuti nel mondo dei sogni o degli incubi calcistici. L’Aquila scoprì Zdenek Zeman nel 1994-1995, con pregi e difetti in bagaglio. Una squadra in ripresa da un paio d’anni, era l’inizio dell’era Cragnotti, l’anticamera dei grandi successi degli anni a seguire. Il quinto miglior filotto di sempre con 14 risultati utili consecutivi,. La Lazio dei Boksic, dei Signori, dei Casiraghi, dei Gascoigne. Il calendario segnava il 14 marzo. Quinto posto parziale in campionato, con lo Scudetto in disputa tra Juventus e Parma. Semifinale di andata di Coppa Italia appena affrontata contro la Juventus (0-1). Ritorno dei quarti di finale di Coppa Uefa contro il Borussia Dortmund: un’autorete di Freund aveva lanciato i biancocelesti, ma al Westfalendstadion Riedle consumò la sua vendetta, 2-0 per i tedeschi e risultato ribaltato. Fuori dalla Coppa Uefa, la Juventus completò il suo lavoro nel ritorno di Coppa Italia. In campionato arriverà il secondo posto, a 10 punti di distanza dalla bestia nera Juve.

PIACERE, ERIKSSON Nella stagione 1997-98 Sven-Goran Eriksson si presentò al popolo biancoceleste. Una squadra formidabile, con Jugovic, Almeyda, Nedved, Nesta. Ad inizio aprile la Lazio aveva in tasca il pass per la finale di Coppa Italia contro il Milan; conquisterà anche la finale tutta italiana di Coppa Uefa contro l’Inter, dopo aver battuto l’Atletico Madrid. In campionato tuttavia accusò una battuta d’arresto importante, con 1 punto conquistato nelle ultime 7 gare. Era un gruppo fantastico, ma che forse peccava ancora in esperienza, con tanti giocatori appena approdati nel nostro campionato. Ronaldo stritolò praticamente da solo Marchegiani e compagni nella finale di Parigi, in Serie A il tonfo degli ultimi due mesi portò ad un deludente settimo posto. I ragazzi di Eriksson conquistarono la seconda Coppa Italia della storia biancoceleste, ma si percepiva l’evoluzione di una squadra che diventerà leggenda.

DA OSCARAl termine della stagione 1998-99 l’Associazione Italiana Calciatori premiò la Lazio con l’Oscar del calcio per la miglior squadra. Vieri, De La Pena, Stankovic, Mihaijlovic, Salas, Conceiçao: la campagna di rafforzamento fu impressionante, Cragnotti comprese le potenzialità di quel gruppo, si poteva e doveva vincere il più possibile. A fine gennaio l’Inter estromise lo star team ai quarti di Coppa Italia, ma in programma c’erano i quarti di Coppa delle Coppe contro il Panionios, in campionato nel nuovo anno si lanciò in una cavalcata trionfale fino a staccare il Milan inseguitore di 7 punti. Nell’ultima fase dilapidò il vantaggio perdendo nel derby e contro la Juventus, cedendo nel finale proprio ai bianconeri. Tuttavia le reti di Vieri e Nedved regalarono l’ultima Coppa delle Coppe ai danni del Mallorca.

INVINCIBILI Il secondo Scudetto, il trionfo più atteso. Nel 1999/00 l’arrivo di Veron puntellò una rosa tra le migliori in Europa. Ad inizio aprile la situazione era decisamente interessante: quarti di finale di Champions League contro il Valencia, seconda in campionato a 3 punti dalla Juventus ed in finale di Coppa Italia contro l’Inter. Gli spagnoli ipotecarono il passaggio del turno già all’andata con un perentorio 5-2. Una rinuncia per prendersi tutto il resto. Una rimonta in campionato iniziata con il gol di Simeone al Delle Alpi e culminata con lo Scudetto, recuperando un gap di -9 punti. Con la Coppa Italia fu doppietta grazie al 2-1 contro l’Inter, replicato dal pareggio a reti bianche a San Siro. L’apice del successo, la cima più alta toccata dall’Aquila nel suo volo.

SUPER MANCIO Nel 2002/03 Roberto Mancini si insediò sulla panchina biancoceleste. Un gruppo di livello, seppur di qualità leggermente inferiore rispetto agli squadroni di Eriksson. Ad aprile era ancora in corsa in Coppa Italia, in semifinale contro la Roma (poi persa). In campionato subì un calo dopo un autunno sfavillante, e alla fine si piazzò comunque in quarta posizione seppur con qualche recriminazione. In Coppa Uefa venne eliminata solo in semifinale per mano del Porto di Mourinho, E’ il risultato migliore in Europa fino ad oggi, ma Petkovic è determinato a infrangere ogni tipo di muro. Due riflessioni sparse. Il tecnico di Sarajevo ha centrato il terzo miglior risultato di sempre con 16 risultati utili consecutivi. Alle spalle di Eriksson e Mancini versione 2002/03. Ai piedi del podio, dopo Rossi, troviamo Zeman versione 1994/95. Tutti protagonisti della nostra storia. Seconda curiosità: in tutte le stagioni descritte Eriksson, Zeman e Mancini erano al primo anno di Lazio. Come Petkovic. Fantasie, ricorsi e voli pindarici. Ma sognare non è un reato.

[Davide Capogrossi – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]