Terzo posto, la Lazio c’è. La zona Champions è diventata ormai familiare a Ledesma e compagni, ormai da due anni e un mese, stabilmente nei primi posti della classifica. Da Reja a Petkovic, i biancocelesti sono sempre lì a dar battaglia. É compito dell’allenatore di Sarajevo, ora, non fermarsi sul più bello, andare fino in fondo e prendersi l’obiettivo tanto sospirato, croce del vecchio Edy che, per due anni, l’ha visto sfuggire quando era davvero a un passo. Non è un caso che la Lazio sia lassù, è una realtà di questo campionato.
Come riporta la Gazzetta dello Sport, a firma Davide Stoppini, su 82 partite complessive, nel 63% dei casi, cioè per 52 giornate, Lotito ha visto la sua creatura dentro la zona Champions, quindi tra le prime quattro nella stagione 2010-11 e tra le prime tre nel torneo scorso e in quello attuale. Anche quest’anno, quindi, la Lazio viaggia a sul binario giusto, con il vento in poppa e il terzo posto saldo in mano. C’è un dato, però, che è il più rilevante di tutti e fa riferimento al finale del film: la Lazio in Champions non è andata, beffata sempre dall’Udinese che, poi, a sua volta non ha mai superato i preliminari. Cosa c’è che non va? Dove si inceppa la Lazio? Petkovic ha individuato il “male”.
Vlado sta lavorando sulla testa dei suoi, vuole che la squadra acquisisca una mentalità da grande squadra, sia consapevole delle proprie possibilità e dei propri limiti. Reja lo chiamava il “braccino”, quel limite che non permette alla Lazio di spiccare defintivamente il volo, di bloccarsi al momento del salto di qualità. Petkovic sta lavorando da psicologo, a Napoli si è rivisto il solito difetto della Lazio che si è persa al primo segnale di difficoltà. C’è ancora da fare, ma non sarà solo un lavoro sulla testa, ma anche sul fisico. Rongoni e Fioranelli sono collaboratori preziosi, con loro si studia il turnover, cercando di mandare sempre in campo la Lazio migliore.
L’Europa League non è più un peso, un fardello da trascinare. L’Italia ha bisogno della mentalità “alla Petkovic”. Giovedì c’è il Maribor, poi il Pescara: l’Europa League prime e il campionato poi. Dare l’esempio in Europa e continuare il percorso in campionato. Per scrivere, poi, un finale diverso, grazie allo psicologo Petkovic.
[Marco Valerio Bava – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]