Mammamia, Leo. A leggere i numeri del brasiliano dopo la vittoria sulla Roma viene quasi la pelle d’oca. L’auspicato cambio di rotta con l’allenatore brasiliano in panchina è avvenuto, la fumosa Inter di Benitez ha finalmente lasciato il posto – dopo un mese possiamo ben dirlo – ad una squadra grintosa, concreta, divertente quanto spietata anche nei momenti più difficili. Un’Inter comunque a tratti pazza, ma per questo ancor più bella, mai noiosa come all’era del sergente Rafa fu.
L’approccio alla sfida contro la Roma è stato strepitoso, meno una fase difensiva ancora in rodaggio, ma ricordiamoci che Leonardo stasera non aveva Lucio ed ha sempre fuori Samuel, i due privilegi mancati nella serata di San Siro che il buon Mourinho sfruttò a piene mani. Insomma, una partita ostica contro un avversario mai semplice, vinta e affrontata nel migliore dei modi – con aggressività e cinismo – in un momento fondamentale per gli equilibri del campionato. Perfetta anche la gestione di Wesley Sneijder, senza mai correre rischi inserendolo in momenti sbagliati dopo un infortunio delicato. In parole povere, ancora una volta: Leonardo, chapeau.
Lo stesso chapeau va detto alla società Inter, che ha ricavato otto preziosissimi milioni dalla cessione di Burdisso. Per farvene capire l’importanza, con quattro milioni in meno si riscatta l’ancora monumentale Kharja – operaio di prima fascia -, con quattro in più (di cash), si prende Pazzini. Eppure, Nicolas è un buon difensore, ma quel rifiuto continuo dell’Inter dopo aver provato l’esperienza di Roma – nella scorsa stagione – era diventato quasi ripugnante. Ci siamo dimenticati del signor Massimo Moratti che ha pagato lo stipendio al ragazzo anche quando è stato fuori per la grave leucemia che si era abbattuta sulla figlia, un gesto signorile di certo non comune nel mondo del calcio attuale? L’Inter è il club che è stato più vicino a Burdisso – con giuste cause, sia chiaro -, tra l’altro portandolo in Italia quando per tutti era un buon difensore del Boca, ma poco più.
La riconoscenza nel calcio conta, lui ne ha avuta poca, troppo poca. E questa sera, è capitolato sotto i colpi di Pazzini: Giampaolo è stato maestoso nella gestione di quell’azione, stile grande attaccante che due palloni ha e te li trasforma in oro. Lui ha commesso un’ingenuità che a Milano conosciamo bene, vedi contro il Liverpool o altri numerosi episodi che hanno pregiudicato il rendimento anche della squadra. Burdisso è un ottimo difensore, ma nei momenti clou si scioglie: l’Inter è un’altra cosa, Nicolas. Eppure, te la eri guadagnata col sudore, ma l’hai persa con uno scarso rispetto: noi non piangiamo, anzi siamo contenti così.
L’ultima nota di questa felice serata – diventata invece un film horror per i cugini speranzosi sul 4-3 – è per Diego Milito. Quanto duole dirlo, ma nessuno può più nasconderlo: gli infortuni stanno facendo perdere lo smalto del vero Principe. Atroce vederlo sbagliare a due passi dalla porta, un anno fa segnava anche bendato. E quando ce l’ha fatta, Julio Sergio si trasforma nel collega Cesar. Sfortuna, calo di forma e troppe defezioni, Diego – che secondo Leo aveva un problema anche stasera – si sta perdendo in se stesso.
Non riesco a non scrivertelo, caro Milito: a Pazzini vogliamo già bene, ma quello che ci hai dato tu, non ce lo darà nessuno. Qui c’è il mio sfogo di dispiacere per un campione ostacolato dalla sorte e dagli infortuni, ma c’è anche un grido di speranza: quando quel pallone sembra non voler entrare, mi passano davanti agli occhi i capolavori che dipingevi un anno fa. E quindi, è bene che Milito lo sappia, e lo avrà sentito anche dalle urla della nostra Curva: il popolo interista aspetterà il Principe, per sempre. Questione di dovere, chi ama davvero non ha mai fretta.
[Fabrizio Romano – Fonte: www.fcinternews.it]
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