Le parole del presidente della Liga Javier Tebas circa l’eventuale ripresa del campionato spagnolo e il calciomercato.
BARCELLONA – Javier Tebas, presidente della Liga, ha rilasciato dichiarazioni importanti circa la ripresa del campionato. Queste le sue parole: “L’industria del calcio professionistico rappresenta l’1,37% del PIL nazionale e genera 180.000 posti di lavoro. Abbiamo cercato di ridurre al minimo i danni che il coronavirus ci causerà. La strategia è medio-breve termine e vogliamo tornare al più presto. Se non sarà possibile giocare di nuovo ci saranno perdite per 1 miliardo; se dovessimo giocare a porte chiuse, le perdite ammonterebbero a circa 300 milioni di euro. Ogni club conosce il rischio e per questo abbiamo raccomandato a tutti l’ERTE; qualcuno ha raggiunto accordi con i giocatori per detrarre parte del loro stipendio (dal 10% al 20%). Dei 42 club professionistici, ce ne sono 38 o 39 che hanno raggiunto accordi. Questa crisi colpisce molto di più i grandi club perché non dipendono dai diritti audiovisivi”.
Tebas ha, poi, aggiunto: “La terza fase ha prodotto un protocollo che stabilisce quando e come torneremo ad allenarci. È un argomento importante, perché il calcio è uno sport di contatto e dobbiamo garantire la sicurezza sanitaria. Se un club non rispetta il protocollo sanitario, commette un errore e i giocatori vengono infettati, colpisce tutti gli altri. L’esecuzione di questo protocollo è la chiave. Abbiamo anche lavorato sulle perdite di flusso di cassa generate fino alla fine della stagione. Cercheremo di risolvere questa situazione. Abbiamo già lavorato sulla possibilità di giocare a porte chiuse e ora ci stiamo concentrando solo su questo, che non ha nulla a che fare con gli allenamenti. Riguarda invece i viaggi, il personale degli stadi, i media. Non è facile e richiede un protocollo speciale. Ci sono di mezzo pure i contratti: abbiamo chiesto agli avvocati di estenderli oltre il 30 giugno. La maggior parte dei contratti ha scadenza stagionale, quindi non ci dovrebbero essere problemi. Poi dovremo sederci con gli operatori televisivi, che dovranno trasmettere ancora più di 80 partite. Potremmo avere 39 milioni di perdite”.
Le fasi saranno cinque: “Giocheremo a porte chiuse fino a dicembre. La cosa logica è non avere assembramenti. Ciò influenzerà gli ingaggi e il mercato. Sospensione definitiva? Dobbiamo fare un passo alla volta di fronte ai problemi. Oggi non corriamo il rischio che si presenti questo scenario. Potremmo però andare oltre il 31 luglio, ma non arriveremo a ottobre, non lo abbiamo considerato. Sono sicuro che finiremo le competizioni e quando daremo l’ordine, nessuno potrà negare che si giochi. I club che si rifiuteranno di giocare quando le autorità lo autorizzeranno, avranno la partita persa. Non ci saranno modifiche nel numero delle squadre presenti in ciascuna serie. Il modello resta quello di 20 club con 10 mesi di competizione. Un’espansione danneggerebbe tutto il sistema. Quello che conta è dichiarare alla UEFA che le competizioni siano concluse. Fino al 27 maggio non ci sarà nessuna decisione”.
Infine, ma non per importanza, la chiosa sul mercato: “Non è vero che il Barcellona sta trattando calciatori. A loro interessa sapere quando si tornerà a giocare, non pensano al mercato. Ci saranno al massimo degli scambi, ma in questo momento non ne parla nessuno. Sono in attesa di capire quando si riprenderà e quali saranno i danni dal punto di vista economico. È tutto fermo, non stanno trattando né Neymar, né Lautaro. Sono sorpreso da queste voci”.