L’Inter torna pazza, in una partita che ha detto tutto e il contrario di tutto. Intanto un dato è certo: Diego Milito resta un punto di riferimento imprescindibile, così come capitan Zanetti, recordman interista con 520 presenze in Serie A. La vittoria arriva, ma quanta fatica contro un Cesena davvero ottimo. Non è facile per nessuno fare bella figura contro l’Inter di questi tempi, ma i romagnoli ci sono riusciti. Peccato che Giaccherini si faccia espellere per un’ingenuità (ci è parso però eccessivo il secondo giallo di Russo: quante volte si sorvola sull’allontanamento del pallone?) e lasci in 10 i suoi nel momento clou. Peccato, anche perché il velocissimo esterno salterà il match di domenica con il Milan. Intanto, però, si va a meno 6, e con un match da recuperare.
IL CASO RANOCCHIA E IL RITORNO DELLA “PAZZA INTER” – Chi pensava a un’Inter solita, sbagliava. Lo SpeciaLeo sceglie Pandev rifinitore (e non Mariga, con Stankovic più avanti) per sostituire Thiago Motta. Ranocchia forse può giocare, forse no: questo è il recupero della 16a giornata e nemmeno la Lega sa se il difensore sia utilizzabile. Leo non rischia e lo manda in tribuna, con Materazzi in campo al fianco di Lucio. Nella prima mezzora succede di tutto. Il Cesena se la gioca a viso aperto, con Jimenez e Giaccherini a supporto di Bogdani, ma i nerazzurri sono caricati a mille. Si capisce subito che si vuole chiudere il conto già nei primi 45 minuti, e nel giro di 120 secondi, a cavallo del quarto d’ora, arriva lo strappo: prima il solito Eto’o, poi ancora Milito. Sembra finita, ma non è così. L’Inter si riscopre pazza e in 6 minuti Jimenez ispira addirittura il pareggio, con le reti di Bogdani e Giaccherini.
MILITO STOP, CHIVU GO – Come già accaduto con Genoa in Coppa Italia e Bologna pochi giorni fa, la squadra di Leonardo si adagia sul parziale vantaggio e rischia grosso. Anche perché l’ennesimo problema (muscolare) di Milito costringe il tecnico brasiliano a inserire Biabiany (eravamo ancora 2-0). Un cambio che complica di molto i piani di un’Inter apparsa frastornata dal nuovo assetto (non tanto tattico, quanto di uomini, visto che Biabiany, di fatto, fa la seconda punta). Però, dopo le solite due o tre palle gol sciupate, proprio sul finire di frazione, al 46′, arriva il gol di Chivu: cross al bacio di un ritrovato Maicon e colpo di testa imparabile per Antonioli.
UNA STRANA CAUTELA – L’Inter del secondo tempo è più manovriera e meno incline a verticalizzare immediatamente l’azione. Evidentemente, a Leonardo non è piaciuto il gioco troppo spensierato della prima frazione, anche sul 2-0. E allora più mente e meno intraprendenza. Eppure, Eto’o ha sui piedi per due volte la palla del 4-2, ma la spreca come non dovrebbe. Specie nella seconda occasione: bordata dal limite dell’area di porta e palla che si stampa sulla traversa. I nerazzurri controllano e a tratti sembra di rivedere il secondo tempo col Napoli.
TRE PUNTI PER IL POKER – Poi arriva l’espulsione di Giaccherini già citata e la gara dovrebbe addormentarsi. E, invece, il Cesena inserisce un’altra punta di peso e, nonostante il muro Lucio-Materazzi, sulle palle alte è quasi sempre Romagna. Castellazzi ha i brividi in almeno un paio di circostanze, mentre dall’altra parte Pandev non appoggia in rete da zero metri dopo un’incredibile show palla al piede di Obi (molto positivo il giovane nigeriano). Il Meazza rumoreggia quando, a una manciata di minuti dal termine, Leo toglie Pandev per inserire Cordoba. “Ma non era l’allenatore della fantasia?”, si sarà chiesto qualcuno. Noi, invece, preferiamo questo 5-4-1 contro un Cesena in 10, piuttosto che il 4-2-fantasia di qualche mese fa… E allora arrivano i tre punti che valgono il poker in campionato. E alzi la mano chi aveva previsto un’Inter così quando, il 24 dicembre scorso, fu annunciato l’avvicendamento sulla panchina nerazzurra. Leo ha fatto poker.
[Alessandro Cavasinni – Fonte: www.fcinternews.it]