Ma riavvolgiamo il nastro con calma. Il presidente ha seguito quest’anno la Primavera con una passione incredibile per un mecenate del pallone. Occhi sempre puntati su questi ragazzi orchestrati a meraviglia dal buon Andrea, uno che vi presenteremo in modo adeguato, ma del quale diverse cose sono ben note perché le ripetiamo da mesi: tattico maniacale, pensatore di un calcio futuribile, motivatore dalle parole dure quando servono ma che sa sorridere con i suoi ragazzi nei momenti giusti. Ebbene, Stramaccioni ha plasmato una squadra che a livello giovanile è difficile da reperire. Quadrata, solida e… vincente. E proprio da qui nasce l’idea di Moratti, che – tra lo stupore dei mass media – domenica decide di seguire accompagnato dal figlio Gigio la Primavera a Londra per la finale del Next Generation Series piuttosto che la prima squadra a Torino, contro la Juventus. Voglia di freschezza, voglia di vedere schemi e spirito di questo tecnico che ormai è sulla bocca di tutti, voglia anche di sorridere piuttosto che di lasciare lo stadio mezz’ora prima perché deluso dall’ennesima prestazione storta dei ragazzi di Ranieri. “E allora Londra sia”, pensa il presidente.
E pensa bene. Moratti si gode a Londra una Primavera entusiasmante in finalissima contro l’Ajax: segna, lotta in dieci uomini, mostra organizzazione e al contempo cuore, vince la Champions dei giovani ai rigori e si perde in un grido di gioia che coinvolge tutti, ma soprattutto lui, Andrea Stramaccioni. L’artefice di un capolavoro travolto dai suoi ragazzi, che lo vedono “come un padre”, come raccontato da Alfred Duncan a FcInterNews.it. E allora tra abbracci, champagne e un trofeo alzato sotto il cielo di Londra con la leggendaria scuola dei lancieri a battere le mani con medaglia solo d’argento al collo, il presidente sorride, si unisce al coro e applaude soddisfatto. Vogliono intervistarlo, ma ha quasi paura di parlare. Non vuole dire quello che sta pensando prima che la prima squadra vada in campo contro la Juventus. Ma lo dirà nell’orecchio di Stramaccioni, in silenzio, quando nessuno può sentire alcunché. Massimo Moratti è un inguaribile romantico del pallone e si è letteralmente innamorato del calcio e delle idee di Andrea, un innovatore nato con l’accento romanesco e il volto da predestinato. Glielo sussurra, ma non vuole farlo sentire a tutti. Le dichiarazioni post-partita diventano scontate, a Stramaccioni solo un accenno di bravura. Non è il momento di dire altro, ma bastano gli occhi del presidente per capire che c’è qualcosa di più.
Moratti torna in Italia, ma l’Inter dei grandi la guarda, eccome se la guarda. E anche lui non riesce a capire le sostituzioni di Ranieri nella ripresa, l’atteggiamento della squadra che non accenna a reagire, l’ennesima sconfitta. Insomma, basta. Il dubbio di un licenziamento immediato per Ranieri c’è, ma il presidente si prende una notte di riflessione e si ripromette di riunirsi con i suoi dirigenti di fiducia il giorno dopo. I pensieri che ronzano nella testa di Moratti sono a senso unico e fanno un solo nome, quello di Andrea Stramaccioni. Troppo bello quanto visto dalle 14.30 a Londra, troppo brutto quanto ci si è dovuti sorbire dalle 21.30 in poi a Torino. Dispiace, ma Ranieri ha finito la sua avventura all’Inter. Ora, ultime partite non per cambiare la stagione, bensì per dare una scossa che sia tale e per liberarsi da un peso.
Claudio Ranieri, intanto, non ci pensa ma sa di traballare e non poco. Si dice “sereno, e il presidente lo sa, perché stiamo facendo il massimo” nel post-partita dallo Juventus Stadium, ma Moratti al mattino seguente non ha cambiato idea, anzi. L’ipotesi Stramaccioni si rafforza e inizia a prendere corpo sul serio. Se ne parla, se ne discute. Il direttore delle giovanili Roberto Samaden fa sapere di approvare, Duncan lo vede pronto, Crisetig anche. E Stramaccioni, all’ora di pranzo, confessa: “Moratti mi ha emozionato. Se mi chiama, rispondo. E dico di sì. Perché Moratti è il mio presidente”. Sa qualcosina ma non gli va di sbilanciarsi, anche perché c’è ancora il verdetto di un summit da aspettare. Summit che avviene puntualissimo poche ore dopo.
Sono le 16.20 quando iniziano le grandi manovre in Corso Vittorio Emanuele 9. Il presidente Moratti arriva e non manca di essere stuzzicato dai giornalisti: “Ranieri resta fino a giugno? Penso di sì“. Pensa. Un po’ come si pensava che le voci su Leonardo al Paris Saint-Germain e i contatti con Bielsa dello scorso giugno fossero bufale, candidamente confermate poi il giorno seguente. Il presidente fa capire che ha voglia di cambiare, ma non può sbilanciarsi neanche lui perché ancora vuol sentire l’opinione dei suoi dirigenti. Ma non risparmia ancora complimenti alla Primavera, “nella quale vi sono almeno tre o quattro elementi pronti per la prima squadra, anche se non faccio l’allenatore”, dice Moratti. L’allenatore lo fa però Stramaccioni, e proprio di quei ragazzi lì, ai quali l’a.d. Ernesto Paolillo inneggiava pur di farli lanciare a Ranieri. Voci lanciate al vento. Era iniziata lì l’opera di delegittimatio conclusasi con il tanto atteso incontro in sede.
Arrivano Marco Branca e Piero Ausilio, sono circa le 16.45. Invitano il presidente a ragionare bene prima di prendere una decisione, ma Ausilio garantisce per Stramaccioni e Paolillo aveva fatto lo stesso nelle ore precedenti. Il destino di Ranieri è segnato. Alle 19.10 il presidente lascia la Saras e ha praticamente esonerato Claudio Ranieri. Solo due ore e cinquantacinque minuti separano la voce dalla mera ufficialità, il tempo di risolvere il contratto con Beppe Bozzo, agente di Sor Claudio, e di stabilire gli ultimi dettagli con Stramaccioni, che risponde a quella chiamata che aspettava e dice sì felice come una sposa a un matrimonio. Un sogno che si realizza è anche questo. Arrivano rappresentanti della comunicazione dell’Inter in sede, tutto sembra tacere ma FcInterNews.it c’era, notava e vi aggiornava. Era solo questione di minuti, di preparazione del comunicato ufficiale e dell’annuncio. Claudio Ranieri dalle ore 22.04 non è più il tecnico dell’Inter. Lo diventa automaticamente Andrea Stramaccioni, nello stesso comunicato. Senza suspance, con i sorrisi fuori agli uffici della Saras di uomini vicini all’Inter che sentono la fine di una giornata lunga e fatta di voci, incontri, tanti segreti.
Il ringraziamento per l’impegno profuso di rito c’è, come c’è la delusione di Ranieri. Si aspettava di poter chiudere la stagione come si era ripromesso con Moratti, che però a un certo punto non ci ha visto più. Ha voluto un nuovo ciclo, una svolta, da subito. Stramaccioni per adesso e si spera anche per il futuro. L’intenzione è questa, lanciare un tecnico nuovo, un ‘prodotto’, della Primavera, per dimostare che l’Inter può autogestirsi. Con Andrea arriveranno idee nuove, qualche giovane in più, un 4-2-3-1 praticamente annunciato ma ancora tutto da modellare. Quando c’è di mezzo Moratti a scegliere non ci sono motivazioni che tengano: grazie Ranieri, ma è tempo di gioventù. D’altronde, al cuor non si comanda.
[Fabrizio Romano – Fonte: www.fcinternews.it]
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