Livorno, il punto: una punta e maggiore identità di squadra

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Castiglioncello – La terza sconfitta consecutiva, la settima nelle ultime nove partite, suona non come un campanello d’allarme ma più come delle campane a morto. La squadra si sta perdendo e con essa anche le posizioni in classifica, adesso davvero deficitaria, uno scalino sopra la fascia playout. L’aria che tira da tempo non è salubre, è nota ormai da tempo una certa disaffezione del pubblico, alimentata anche da mosse di mercato talmente insignificanti da non essere menzionate neppure nelle trasmissioni televisive dedicate. Come è possibile non aver acquistato nemmeno una punta degna di tal nome? I complimenti per la gestione oculata della società purtroppo non fanno punti e soprattutto non riportano gli sportivi allo stadio. Intanto Walter Monzon Novellino è stato confermato dal presidente Spinelli sulla panchina amaranto, sperando in un’inversione di tendenza già da sabato in quel di Sassuolo, anche se è onestamente difficile pronosticare qualcosa di positivo, ma speriamo di sbagliarci. Speriamo che i ragazzi sappiano riprendersi da questo periodo buio (a secco da 270 minuti) onorando nel modo migliore la casacca che indossano, ma i presupposti non ci sono. La dirigenza parla di piano strutturato in tre anni, con il lodevole imperativo di provare a lanciare giovani di belle speranze mantenendo il bilancio in positivo.

Tutto ciò è apprezzabile, specialmente di questi tempi ma notevolmente in contraddizione col fatto di avere in rosa 28-30 giocatori e non tutti diciamo di primissima fascia per non risultare offensivi. Non era forse meglio aver dato una bella sfoltita in estate, con idee più chiare sui giocatori su cui puntare, magari investendoci qualcosa, per non vederseli sfuggire subito da sotto il naso, in caso di stagione positiva? Novellino in questa prima parte della stagione si è affidato a un asse portante della squadra formato da Bardi, Lambrughi, Perticone, Genevier, capitan Luci, Paulinho e Dionisi, ruotandoci intorno nell’undici titolare altri 16 giocatori differenti. Non sono troppi? Non si rischia di perdere quell’identità di squadra che in un campionato lungo e difficile come la Serie B rappresenta uno degli elementi fondamentali? Non è assolutamente colpa dell’allenatore, qualsiasi altro mister al posto suo avrebbe fatto poca differenza nel bene e nel male, la squadra e l’ambiente sono questi inutile nasconderci. Qualità non eccelsa, mancanza di uomini gol ed avere una rosa ampia da ridurre sono alcuni dei problemi di questa stagione. Fare troppa vetrina con giocatori che sanno di non far parte di un progetto duraturo ed aspettano soltanto di trovare un acquirente, è evidente che possa far precipitare la squadra nei bassifondi della classifica, come sta accadendo attualmente, ne vale davvero la pena?

[Giacomo Marino – Fonte: www.amaranta.it]