Llorente: “La cosa più importante è aiutare la squadra a continuare a vincere”

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logo-juventusSe ne è parlato a lungo, prima come semplice voce e poi come vero affare da concludere, portando persino ad una scissione nel popolo della Juve tra favorevoli e oppositori. Ibra sì, Ibra no, Ibra eccolo. «È vero: abbiamo qualità simili». A dichiararlo, direttamente Fernando Llorente, che nel giorno della presentazione non è fuggito dal paragone illustre. Paragone, però, che regge (forse) solo sul campo.

Davanti ai microfoni, infatti, a differenza della svedese, il ragazzone di Pamplona non conosce toni forti, frasi ad effetto, concessioni presuntuose. Come Tevez, spazio al “noi”: «Non mi preoccupa quante reti riuscirò a segnare: la cosa più importante è aiutare la squadra a continuare a vincere».

Cosa? «Vogliamo il terzo scudetto consecutivo, un’impresa che manca dal 1935 – la dotta risposta dello spagnolo, evidentemente bravo anche a studiare la storia del nuovo club – La Champions, invece, è un torneo molto difficile, dove incontreremo delle squadre davvero competitive: meglio non correre troppo».

Del resto, lui preferisce ruggire: «In Spagna ero “Reu Leon”, adesso mi chiamo “Re Leone”: suona bene, mi piace». Piace pure ai tifosi, che ha ringraziato per «l’accoglienza incredibile, spettacolare». Alle spalle ormai le contestazioni ed i fischi di Bilbao: «Non ho avuto nessun problema con i miei ex compagni, i dirigenti, la città. La stampa, piuttosto, ha contribuito a creare una mia immagine negativa».

Niente polemiche, solo voglia di fare bene con Conte («Mi è sembrata una persona piacevole e simpatica, sono contento di poter giocare con lui al mio fianco. Ho lavorato due anni con Bielsa, un altro allenatore piuttosto duro…») per poter convincere Del Bosque: «Riconquistare la Nazionale è la cosa che desidero di più».

Llorente, lo ha desiderato tantissimo la Juve, senza dubbio, ora orgogliosa del colpo piazzato a gennaio, già programmato la scorsa estate. «L’operazione forse è stata sottovalutata, perché è stata fatta a parametro zero, ma non dimentichiamo che un anno fa Fernando era legato al suo club da una clausola rescissoria di 37 milioni», la soddisfazione di Marotta.

Che, dopo aver ripercorso la storia dello spagnolo («Fernando è campione del mondo e d’Europa in carica: la sua qualità è indiscutibile. A parte l’ultima stagione, vissuta ai margini dell’Athletic Bilbao, ha sempre realizzato una media di 15 gol per stagion»), ha enfatizzato la portata dell’acquisto: «Con lui, diamo un segnale forte al campionato e alziamo il livello di un reparto che nelle ultime stagioni ha subìto troppe critiche ingiuste».

Reparto ora al completo, ragione per cui Jovetic «non lo stiamo seguendo». Per ora, appunto.

«Era un’ipotesi, prima che si verificassero alcune difficoltà di rapporti con la Fiorentina. Per adesso, siamo contenti del nostro parco attaccanti. Poi, ovvio, di qui alla fine del mercato può succedere di tutto, anche che i viola ci diano Jovetic in prestito gratuito». Ridendo si può dire tutto, anche la verità. Non che il montenegrino vada a Torino liberamente, ma che in qualche modo lo faccia non pare messo indubbio dall’uscita poco seria di Marotta. Semmai dall’asta che rischia di scatenarsi: lo vuole mezza Europa.

[Giuseppe Piegari – Fonte: www.goalnews24.it]