Non avrei mai pensato di scrivere un editoriale che non parlasse di calcio e del Genoa, ma purtroppo questo momento è arrivato: inaspettatamente, ma è giunto. Genoa-Inter è stata rinviata a data da destinarsi per causa di un inferno di acqua e fango disceso nella valle del Bisagno, quasi come i Lanzechinecchi che piombarono a Roma per saccheggiarla nel 1527. Come sapete non mi piace polemizzare e svolgere la “caccia alle streghe”. Per una sera almeno me lo concederete, visto che l’alluvione ha lasciato sei morti (quattro donne e due bambine) sul selciato. Comincio col dirvi che mi sento: indignato, offeso, arrabbiato e costernato. Ma mi sento vigile per svolgere alcune osservazioni: ripeto, nessuna polemica, ma sono soltanto riflessioni.
La prima è molto spontanea. Le immagini odierne dello straripamento dei torrenti genovesi sono un desolato “già visto”: nell’ottobre del 1970, infatti strariparono tutti e trascinarono automobili e persone. Vi ripropongo (soprattutto ad uso di qualche amministratore pubblico con la memoria corta) a fine testo due filmati d’epoca: le immagini di un cineamatore e quelle del servizio di Cesare Viazzi della Rai, introdotte da Paolo Zerbini. Premesso ciò, perché non si è pensato a delle misure di protezione drastiche per la cittadinanza? Era stato applicato l’allerta 2: si potevano chiudere dunque le scuole e bloccare il traffico già dalla mezzanotte. L’ordine pubblico e la salute delle persone dovrebbero avere la precedenza su tutto: o no?
Seconda osservazione. Come in tutte le sciagure che accadono in Italia, avviene il gioco dello scaricabarile: «Nave sanza nocchiere in gran tempesta» diceva il sommo Dante nel VI canto del Purgatorio. Ebbene, questo sport italico è alimentato dalle competenze frammentate in materia di difesa del suolo. Insomma il “chi fa cosa” non è previsto: tutti sono impegnati, ma nessuno è responsabile.
L’ultima osservazione riguarda l’incomunicabilità tra politica e il mondo dei “tecnici”. Ho letto la dichiarazione su Gqitalia.it del meteorologo Luca Mercalli: «Era tutto previsto, perché non è stato fatto nulla?». Dunque scienza e politica sembra proprio che non dialoghino: la prima prevede e spiega, ma l’altra resta ferma.
La somma di questi tre elementi che ho esposto nelle mie osservazioni ha generato la tragedia che ha colpito Genova. Il sindaco Vincenzi e la giunta hanno le loro responsabilità, da dividere però molto probabilmente con altre istituzioni: la popolazione, da quanto ho letto su Facebook, è ferita e offesa. E ha la memoria molto lunga. Politica e istituzioni se ci siete battete un colpo.
[Marco Liguori – Fonte: www.pianetagenoa1893.net]