“Non volevamo credere che accadesse davvero, anche se le indicazioni erano chiare, anche se l’affare sembrava a un passo dalla chiusura ormai da settimane. Invece è successo e oggi l’Italia del calcio si sente, anzi è, decisamente più povera. Puntiamo sui giovani. Italiani, se possibile. E bravi, ovviamente. Giovani e italiani, come Diego Milito, trentuno anni suonati, argentino. Un cannoniere fantastico, siamo tutti d’accordo. Ma per quanto, con tutto il rispetto, potrà ancora dominare la scena europea a forza di gol? Si può progettare il futuro investendo un capitale su un campione di quell’età? Il Real Madrid lo voleva, offriva trenta milioni di euro. Ebbene, l’Inter lo ha blindato: quattro anni di contratto a oltre cinque mi¬lioni di euro netti a stagione, che fanno – al lordo – altri quaranta milioni e passa di ingaggio.
Tra i soldi lasciati nelle casse del club spagnolo e quelli che dovrà dare a Milito, la conferma di questo grande attaccante ultratrentenne costa all’Inter settanta milioni. Ciò per dire che adesso non ci devono raccontare che Balotelli è stato ceduto per questioni di bilancio, perché non è più l’epoca delle spese folli, per il fair-play finanziario preteso dall’Uefa. Niente di tutto questo. E’ stata fatta una scelta: mi tengo Milito (e Mai¬con, ad esempio, brasiliano, ventinove anni) e vendo Balotelli. L’Inter, ovviamente, è libera di fare ciò che vuole. Noi non capiamo, né condividiamo.
L’Inter arriva dalla stagione miglio¬re della sua storia, perciò merita elogi e ammirazione. Ma questa, per noi, è una scelta clamorosamente sbagliata, che potrebbe diventare scellerata se Balotelli giocasse nei prossimi dieci, quindici anni com’è in grado di fare: da campionissimo.
Appurato che non è una decisione presa per motivi economici, è evidente che la mossa è dettata da questioni interne. Balotelli non era in sintonia con lo spogliatoio, in particolare con due o tre «vecchi» del gruppo. Tipo Milito e Lucio, raccontano, e soprat-tutto Materazzi. Noi riteniamo che sia compito di una società anche gestire simili screzi, incanalarli, semmai trasformarli in energia positiva. Certo è che, di fronte a una scelta, di fronte a un aut aut del tipo «o io o lui», noi non avremmo avuto dubbi tra un fenomeno di vent’anni e un paio di ultratrentenni.
Balotelli ci abbagliò quando, a diciassette anni, fece irruzione nell’Inter e nel calcio italiano. Tutti capirono che non si trattava di uno con qualità normali, e nemmeno eccezionali. Era ancora di più, Mario: gente del genere nasce una volta ogni due lustri. Ricordiamo pochissimi altri così forti così giovani. Andando a ritroso, il Cassano degli albori, il Totti di inizio anni Novanta, il primo Baggio (che però in partenza fu condizionato dagli infortuni), e poi quel Roberto Mancini che oggi abbraccia Balotelli a Manchester. Lo stesso Del Piero si rivelò definitiva¬mente a vent’anni, mica a diciassette. Balotelli è il nostro Messi, magari più scapestrato e difficile da gestire, ma comunque eccezionale. Mai avremmo rinunciato a lui, con buona pace di Materazzi.
Good luck, dunque, Mario. E buona fortuna anche al nostro calcio, che fa di tutto, ma proprio di tutto, per farsi male”.
[Franco Rossi – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]
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