Lucarelli: “Ciao Napoli, non ti avrei mai lasciato”

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Ci sono giocatori che non riescono a lasciare il segno, pur rimanendo tanti anni in una squadra. E ce ne sono altri, come Cristiano Lucarelli, che invece entrano nel cuore, dei compagni e dei tifosi. “Il mio desiderio sarebbe quello di rimanere ancora qui, ma la società la pensa diversamente”. Si separeranno, Lucarelli e il Napoli, ma lo faranno senza rancore, serbando reciprocamente un dolce ricordo. Come quello di un amore fugace ma intenso.

Eppure sei arrivato a Napoli tra lo scetticismo dei tifosi, salvo diventare uno dei calciatori più apprezzati, anche nello spogliatoio.

“Sono stato capocannoniere con una squadra appena salita in serie A, una seconda volta con 24 gol, capocannoniere della prima fase di Champions con lo Shaktar con quattro gol insieme a Cristiano Ronaldo, ho giocato e segnato in Nazionale. Mi ha fatto molto piacere essere apprezzato sul piano umano. E quando sono stato utilizzato ho lasciato il segno: ho procurato il rigore con l’Udinese, propiziato il gol di Cavani con la Lazio e segnato alla Juve. Ci sono stati comunque dei momenti in cui le cose non andavano bene. Io ho solo messo la mia esperienza a disposizione di tutti”

16 Settembre, Napoli-Utrecht. Entri e il ginocchio fa crac. Cosa ti è passato per la mente?

“Una beffa: mai avuto infortuni così. E poi Il destino. Ho pensato che non era scritto che io dovessi giocare in una grande squadra. Crociato e menisco: ancora una volta come diciamo a Livorno, avrei lottato per il pane e non per il filetto. Devo ringraziare tutto lo staff sanitario: a 35 anni essere tornato ad allenarmi dopo 70 giorni è un record”

Mazzarri il vostro condottiero. Tante rimonte, partite vinte agli sgoccioli. E’ lui il segreto?

“Anche per il tecnico parlano i numeri: quello che ha fatto in carriera è stato fenomenale, e gran parte dei meriti di quest’annata così bella sono suoi. Ci ha contagiato la sua grinta, la sua voglia di vincere anche quando sembrava impossibile. Ci siamo riusciti la prima volta, poi la seconda e la terza: a quel punto abbiamo capito che non era casuale. Abbiamo capito di essere forti”

Il 9 aprile avete espugnato Bologna e per qualche ora siete stai primi in classifica con il Milan. Cosa è successo poi con Udinese e Palermo?

“Al termine della partita ci siamo detti: possiamo compiere qualcosa di straordinario. Poi la sera il Milan ha vinto una partita difficile a Firenze, noi siamo arrivati alla gara con l’Udinese troppo tesi. Era il nostro crocevia, e questa tensione ci ha giocato un brutto colpo. Ma a inizio campionato avremmo firmato tutti per una stagione del genere: sono del parere che vincere uno scudetto è sempre un’impresa e noi siamo stati il vero anti Milan”

Quali prospettive vedi ora per il Napoli?

“La società è in vantaggio sui tempi, segue da anni un progetto importante, che nel giro di un paio d’anni lo porterà a superare quelle società che solo ora stanno iniziando un processo di svecchiamento”

Cosa ti lascia questa esperienza a Napoli, al di là dell’aspetto calcistico?

“Ho conosciuto la città, le zone disagiate e la provincia: molte cose che si dicono su Napoli sono false e strumentalizzate. Ovunque abbia giocato, aspettavo che finisse il campionato per tornare a Livorno. Ora andando via provo tanta tristezza, anche perché la Napoli di oggi somiglia molto alla Livorno di alcuni anni fa. Ora la mia città è cambiata, aprendosi a nuove contaminazioni, mentre qui il tempo sembra cristallizzarsi, concedendoti la possibilità di vivere una cultura che altrove è difficile trovare. Qui poi tutti parlano di calcio: e ti riconoscono sempre, anche se indossi cappello e sciarpa. Ancora devo capire come fanno!”

[Vincenzo Balzano – Fonte: www.tuttonapoli.net]