“Non sono un marziano”. Non si sente un privilegiato Luis Enrique, non si sente diverso dagli altri colleghi italiani. Il suo arrivo a Roma è stato accompagnato dall’affascinante aneddoto riguardo la prima chiacchierata con Franco Baldini, quando quel giorno a Barcellona conquistà il dirigente giallorosso citando Coelho: «Quando si va verso un obiettivo, è molto importante prestare attenzione al cammino— scrive l’autore brasiliano —. È il cammino che ci insegna sempre la maniera migliore di arrivare, e ci arricchisce mentre lo percorriamo». Si è parlato di un uomo nuovo per il calcio italiano, una rivoluzione tecnica e culturale, il modello Barcellona, poi anzi no, l’idea Roma. Fatto sta che finora di gioco non se ne è visto granchè, i risultati non sono arrivati con grande continuità, ma la fiducia della dirigenza è intatta. Non però, la stima di tutti i suoi colleghi.
Tra diffidenza e invidia – Ad aprire le danze dei “malpancisti” nei confronti di Luis Enrique è stato Carlo Mazzone, da subito molto diffidente sulle qualità del tecnico spagnolo: Mi auguro davvero che abbia anche un 50% del suo maestro Guardiola. Spero che sia già competitivo per affrontare una piazza tanto difficile come quella romana. E’ un allenatore con poca esperienza e per un tecnico averne tanta è invece un pregio”. Ottobre. Arriva il pareggio con l’Inter, sei punti consecutivi con Parma e Atalante, ma questo non evita ad Enrique la di Gianni De Biasi, allenatore di calcio ed anche opinionista per Mediaset Premium. Rivoluzione tecnica? Neanche l’ombra per De Biasi. “Non ho mai visto una prestazione eccezionale. Ciò che fa la differenza finora è la fiducia illimitata della società nei confronti del tecnico. Non vedo grandi rivoluzioni finora, in molti in Italia stanno cercando di aumentare il possesso palla delle proprie squadre, è un cambiamento generale, nulla di nuovo. Importare o esportare il modello blaugrana non so quanto si attuabile, e se lo è, sicuramente non in breve tempo. Pensare che Luis Enrique possa fare tutto in così poco tempo è assurdo”. Pesante anche il giudizio espresso pochi giorni dopo da Vincenzo Montella, attuale tecnico del Catania, sostituito proprio da Luis Enrique alla guida della Roma.” Se fossi stato eliminato dall’Europa League e avessi fatto due punti in altrettante partite in campionato,probabilmente mi avrebbero rimandato a fare il commentatore sportivo”. Novembre. Si abbatte sul tecnico spagnolo il giudizio di Zdenek Zeman, allenatore ancora acclamato, sospirato e un po’ sognato dalla piazza romana. Il boemo non nasconde le parole, e sentenzia così: “Luis Enrique è in confusione, deve trovare un equilibrio, pesa l’assenza di Totti…”. L’asturiano non raccoglie la polemica, e la chiude con un: “io non avrei detto nulla”.
Ciò che pesa nel giudizio sullo spagnolo è sicuramente la grande attesa nei confronti di una squadra ricca di buoni giocatori, che è appena uscita da un mercato di investimenti importanti, e che finora non ha raccolto i punti che ci si poteva aspettare. Proprio questa mancanza di risultati, unita alla pazienza dimostrata finora da tifoseria e dirigenza, indispettisce un pochettino i colleghi italiani e più anziani. Ultimo in ordine cronologico, Gigi Cagni, attuale allenatore del Vicenza che ieri ai microfoni di RadioIES non ha avuto mezze misure nei confronti di Luis Enrique:«Non capisco perchè si dia così tempo e pazienza ad un allenatore spagnolo mentre a noi italiani no. E questa cosa mi infastidisce molto. Per carità, è giusto che si dia tempo ad un allenatore, ma Luis Enrique non ha portato nulla di nuovo. Non vedo un calcio così diverso o addirittura spettacolare. Mi pare un calcio normale. Lui avrà sicuramente delle qualità, e la società fa bene a dargli fiducia, ma non capisco – continua il tecnico – perchè lo si faccia con Luis Enrique e non con Atzori. E a chi si lamenta della fase difensiva di Luis Enrique dico: avete avuto Zeman, qual è la differenza? Non ha veramente portato nulla, nulla di nuovo».
[Lorenzo Serafini – Fonte: www.vocegiallorossa.it]