Lunedì 20 marzo 2000, al “Ferraris” si giocava Sampdoria – Genoa. All’11’ della ripresa Alessandro Manetti va a battere un corner sotto la Gradinata Nord, che trattiene il fiato e spera. La traiettoria della sua battuta incontra lo stacco aereo di Marco Carparelli. Doriva resta a guardare, Sereni si protende in tuffo, ma non ci arriva. È il gol che regala la vittoria per 1-0 al Genoa, addolcendo la stagione rossoblù, culminata col sesto posto in classifica, e rendendo ancora più amara l’annata dei blucerchiati, appena retrocessi in serie B e costretti ad un altro anno di purgatorio.
Di acqua ne è passata sotto i ponti. Carpa-gol oggi gioca nel Pisa (Prima Divisione), ma non dimentica il periodo passato indossando la maglia del suo cuore. Quella rossoblù ovviamente.
Un ringraziamento particolare va all’uffcio stampa del Pisa, che ha concesso a Pianetagenoa1893 di intervistare Marco in esclusiva, nonostante il silenzio stampa al quale sono momentaneamente tenuti i tesserati nerazzurri.
Carparelli, quella rete nel derby rappresenta un momento indmenticabile per lei…
«Me lo ricordo bene quel gol…Impossibile dimenticare quel momento: calcio d’angolo battuto da Manetti, sotto la Nord, ho staccato di testa, colpendo non benissimo, il pallone s’è insaccato.
Per me è stata un’emozione grandissima, ho segnato una rete di quelle che non dimentichi mai più nella tua vita: è stato un gol per loro, per i tifosi, dedicato soltanto a loro. Io ho sempre dato il massimo per loro e continuerò a pensare a questi colori fino alla morte».
Con quel gol si era guadagnato il “perdono” dei tifosi per il suo passato alla Sampdoria.
«Sì, però, come ho già detto, il mio passato in blucerchiato è soltanto passato. Il mio cuore è rossoblù, adoro il Genoa e penso al Genoa, quindi spero proprio che domenica ci possa essere una vittoria genoana. Sarebbe importante anche per la classifca».
Poco tempo dopo ha cominciato indossare la maglietta con l’”anti-Samp”. Com’è nata quell’idea?
«Praticamente è nata da un tifoso, che mi ha regalato una maglietta con quel simbolo, dicendomi che mi avrebbe portato fortuna e così è stato. Resterà semrpe una maglia storica. Ancora adesso la tengo con tutto il cuore sempre lì davanti a me, incorniciata e appesa in casa. Sarà per sempre una maglia importante».
È vero o è una leggenda che si è fatto tataure quel simbolo?
«No è una leggenda, però mi sono fatto tatuare un grifone sul collo del piede destro. Proprio dove serve. Infatti “grazie” a quel grifone ho continuato a fare tanti gol».
È più tornato al Ferraris per una partita del Genoa, dopo la sua ultima parentesi in rossoblù?
«Non sono più tornato a Marassi. Giocando sempre fuori, o al sabato o alla domenica, per me risulta difficile. Comunque ho sempre seguito il Grifone e, talvolta, ho pure bisticciato con i miei compagni di squadra per via delle loro battute sulle sconfitte del Genoa. D’altra parte è la squadra che tiferò sempre».
Con lei a Pisa c’è un altro giocatore-tifoso: Luca Tabbiani. Parlate mai del Genoa?
«Certo, con Tabbiani ne parliamo del Genoa. È importante giocare con un vecchio compagno e amico, col quale condividi la stessa fede calcistica. Spesso ci scappa pure la “parlata” genovese e, così, ci sentiamo un po’ a casa».
Come viveva la vigilia del derby?
«Io partivo già da lunedì con la tensione addosso e dal nervosismo mi usciva pure l’erpes sul labbro. Affrontavo gli allenamenti e la partita da tifoso. È sempre stata una settimana importante e quando finalmente arrivava il giorno del derby la squadra veniva travolta dall’abbraccio dei tifosi che aspettavano l’arrivo del pullman fuori dallo stadio. Poi entravo in campo e, dando le spalle alla gradinata della Samp, guardavo per svariati minuti la Nord, che parecchio tempo prima del fischio d’inizio era già piena».
Se si trovasse oggi nello spogliatoio del Genoa cosa direbbe ai “debuttanti” per caricarli nel modo giusto?
«Direi loro di lottare col cuore, con la voglia, per la maglia che indossano, perché è una sfida che i tifosi aspettano da tanto, ci tengono e vogliono vedere i giocatori scendere in campo con il sangue agli occhi. I tifosi meritano il massimo e saranno il dodicesimo uomo in campo: ogni partita vogliono sempre che si dia l’anima per il Genoa».
Domenica sera gurderà la partita?
«Sicuramente la vedrò. Mi siederò sul divano e guai a chi si permette di parlare. Sarò teso come ogni tifoso genoano».
[Fabio Aronica – Fonte: www.pianetagenoa1893.net]
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