Mauri: “Un sogno chiamato Champions”

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logo-lazioUn’estate travagliata, condita da voci incontrollate. Il suo nome tirato dentro allo scandalo calcioscommesse a sconvolgerne vita e carriera, con quei dieci giorni passati nel carcere di Cremona affrontati con estrema dignità. Si è sempre professato innocente Stefano Mauri, sta dimostrando sul campo serenità e forza d’animo. Il modulo scelto da Petkovic lo esalta, esterno sinistro, interno di centrocampo, non fa differenza, Mauri si sta esprimendo come forse mai aveva fatto nei suoi anni biancocelesti. Ha segnato due gol in campionato, uno pesante nel derby, si è ripetuto dopo la rete siglata nella stracittadina dello scorso marzo. E’ uno degli equilibratori del centrocampo, lavora come raccordo tra mediana e attacco, ispira la manovra offensiva e serve assist al bacio: per informazioni chiedere a Klose che, sabato scorso, contro l’Inter si è visto recapitare un pallone d’oro. “Nella mia carriera ho giocato praticamente in tutti i ruoli dal centrocampo in su. Sono partito come esterno –ha confidato in un’intervista a Lazio Style Channel-, poi lentamente sono stato spostato più a ridosso delle punte. In quel ruolo riesco a trovarmi più a mio agio, perché anche se magari non ho il dribbling della classica mezzapunta, riesco a rendermi pericoloso con gli inserimenti e con i miei movimenti a creare spazio per gli attaccanti”. 

Lo sa bene Petkovic che, dopo qualche prova in estate, ha deciso di affidargli un ruolo chiave nel suo scacchiere tattico.  Mauri c’è, ha scacciato gli spettri e si è focalizzato sul campo. Si è preso la Lazio, anche se mai l’aveva perduta. Il gol al derby è sembrato un segno del destino, anche se un rete gli è rimasta particolarmente nel cuore: “Sicuramente quello al Napoli. Credo sia uno dei gol più belli della storia del calcio –ricorda Stefano-, lì per lì non mi ero reso pienamente conto di quello che avevo fatto, poi però rivedendolo ho capito che era un gol davvero strepitoso. Poi ci sono quelli nei derby che ho avuto la fortuna e la bravura di realizzare sotto la Curva Nord. Per capire quale sia l’emozione che si prova in questi casi, una persona deve viverla una situazione del genere, davvero unica. E’ successo negli ultimi due derby, spero che il trend positivo continui nei prossimi“.

SOGNO CHAMPIONS – Un gol, quello al Napoli, arrivato nella notte del ricordo di Giorgio Chinaglia, è sembrato un segno del destino.  Ha classe e personalità Mauri,  è uno dei leader biancocelesti. Lo è da ormai sette anni, ne ha vissute tante con l’aquila sul petto. Lo volle Delio Rossi, lo trasformò da esterno in trequartista. Lo stesso Reja ne fece un punto fermo: “Nella mia storia alla Lazio ho incontrato tanti allenatori. Il primo fu Delio Rossi, un allenatore molto bravo a studiare la partita in funzione dell’avversario, riuscendo ad attaccarlo ma allo stesso tempo a non soffrire i suoi punti di forza. Con lui mi sono trovato bene, soprattutto i primi due anni. Poi è arrivato Ballardini, con lui ci siamo tolti la soddisfazione di vincere la Supercoppa contro un’Inter fortissima, quella del ‘triplete’. Poi sono iniziati i problemi ed è arrivato Edy Reja che ci ha risollevato portandoci a una grande salvezza. Nelle due stagioni successive abbiamo sfiorato la Champions, ma ogni volta siamo stati beffati nella volata finale”.

Eccolo il grande obiettivo stagionale della Lazio. L’Europa più prestigiosa è un sogno che il gruppo, cova da ormai due anni e mezzo. Sogno che Petkovic ha interpretato bene e con il lavoro quotidiano sta cercando di trasformare in realtà. La Lazio è seconda alla sosta, sta mantenendo un rendimento da urlo, Mauri –però- vuole rimanere con i piedi per terra: “Quest’anno abbiamo iniziato questa nuova avventura con Petkovic, un tecnico che sta lavorando molto sulla nostra autostima. Con lui abbiamo appena cominciato un processo, c’è ancora da lavorare molto per cercare di raggiungere l’obiettivo che ci siamo prefissati”. Serviranno altri assist e altri gol per arrivare alla meta. Mauri lo sa. Il gol al Torino e quello al derby, spera siano solo i primi. Guai a chiedergli il significato della sua esultanza. “Molti mi fermano e me lo chiedono, ma preferisco tenerlo per me e per pochi amici”.

RAMMARICO AZZURRO – Obiettivo Champions, quello sfumato lo scorso anno, quando Mauri rimase fuori per circa quattro mesi a causa di un brutto infortunio muscolare. Masticò amaro Reja, soprattutto vedendo il rendimento mantenuto dal brianzolo al suo rientro. Un rendimento da Nazionale, negatagli forse anche da quelle vicende extracampo che lui ha sempre respinto con forza: “Sono stato convocato la prima volta ai tempi dell’Udinese, poi ho collezionato altre presenze tra qualificazioni e amichevoli. Il mio più grande rammarico resta non aver partecipato a Europei o Mondiali”. E pensare che un giocatore come lui, alla Nazionale, avrebbe fatto comodo, soprattutto nell’ultima rassegna continentale. Stefano non si è mai abbattuto, testa e cuore alla Lazio. Questa è la sua ricetta per il successo. Sta trascinando i biancocelesti, è uno dei migliori centrocampisti del campionato. 17 presenze in Serie A, ha uno dei minutaggi più importanti della rosa. Numeri che danno la dimensione di quanto Petkovic lo consideri importante. Perno non solo in campo, anche nello spogliatoio.

Mauri è un fuoriclasse anche in altre specialità, con buona pace del Direttore della comunicazione biancoceleste: “In ritiro gioco spesso a biliardo e sempre contro il Responsabile della comunicazione Stefano De Martino. Purtroppo per lui, però, non è mai riuscito a vincere. D’altra parte in ogni sport c’è sempre un avversario bestia nera. Io sono il suo”. E’ pur sempre questione di precisione, quella che Mauri mette in campo quando c’è da ispirare la manovra offensiva della Lazio. Una precisione che mette anche nella vita di tutti i giorni: “Sono molto ordinato, a differenza della mia fidanzata che, invece, è una disordinata e devo dire che io la stresso molto”. Quasi come fa con le difese avversarie.

[Marco Valerio Bava – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]