Un’eredità pesante, un ruolo, quello di cannoniere del dopo Oliver Bierhoff, che non è stato facile mettersi sulle spalle ma la determinazione di riemergere lo ha portato a vincere una scommessa con se stesso e con il club entrando, di diritto, nella storia dello stesso.
Marcio Amoroso dos Santos approda in Friuli nell’estate del 1996 come una giovane promessa del calcio brasiliano che, tuttavia, poteva già vantare nel suo curriculum, un’esperienza importante lontana dal paese verdeoro come quella vissuta, tra il 1992 e il 1993, con i giapponesi del Verdy Kawasaki, prima di tornare al Guaranì, società che lo ha lanciato nel calcio dei grandi e poi, in ultima istanza, al Flamengo, società dalla quale venne prelevato.
Il primo anno in Italia è condito da 28 presenze in campionato nelle quali mette a segno 12 reti e contribuisce, insieme a Oliver Bierhoff e Paolo Poggi, alla prima e storica qualificazione dell’Udinese in coppa UEFA. L’anno successivo, sempre agli ordini di Alberto Zaccheroni, sarebbe dovuto essere quello della definitiva consacrazione ma i soli 6 gol messi a segno nelle 33 gare ufficiali disputate fanno temere al “fuoco di paglia”.
Ma è nella stagione 1998-99 che Marcio entra nella storia. Sotto la guida di Francesco Guidolin, il brasiliano diventa il perno dell’attacco della formazione e mette a segno 22 reti in 33 presenze di campionato, laureandosi capocannoniere del torneo e scrivendo la storia perché mai, prima di lui, l’Udinese aveva fatto vincere la classifica cannonieri per due anni consecutivi ai suoi bomber.
[Sito Ufficiale Udinese Calcio – Fonte: www.udinese.it]
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