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Milan: 4-2-3-1, Seedorf cerca di rivuoluzionare il gioco rossonero

Ha avuto coraggio Clarence Seedorf nel cercare di rivoluzionare da subito il gioco del Milan, ribaltando un quasi quadriennio di certezze tattiche. Modulo nuovo e spazio alla fantasia. Modulo nuovo: largo al gioco d’attacco e bando al difensivismo. Siamo ovviamente in un periodo in cui i tifosi possono immaginare il cartello giallo che segnala “lavori in corso” e non è lecito aspettarsi risultati eccezionali già in pochi giorni o in poche settimane. Si può comunque cercare di lavorare intensamente per far fruttare al meglio i vantaggi del nuovo modulo e per oliare al meglio i meccanismi, sia in fase offensiva che in fase difensiva, per la nuova stagione. Decisivo è a tal proposito il rientro dell’unico centravanti di razza che ha in rosa il Milan, Giampaolo “Pazzo” Pazzini. Quattro–due–tre–uno. È un modulo spettacolare certo; è lo schema che ormai prevale a livello europeo. Ha però bisogno di interpreti all’altezza perché con giocatori che non lo sanno mettere in pratica diventa un disastro, come si è potuto constatare tristemente contro l’Udinese. Ogni ruolo del nuovo modulo meriterebbe un discorso tattico a sé, ma in queste poche righe non ci occuperemo né dei difensori né dei centrocampisti e tantomeno dei tre trequartisti. La nostra attenzione è rivolta su quell’ “uno”, fondamentale  e decisivo per il nuovo modulo rossonero. Finora quell’ “uno” è stato Mario Balotelli, ma lui, pur essendo indiscutibilmente un fenomeno, non è l’uomo più adatto per quel ruolo. Per due ragioni: perché risulterebbe molto più devastante se potesse partire largo per poi accentrarsi e scaraventare i suoi missili in porta, ma soprattutto perché l’uomo più adatto per quel ruolo è un altro e si chiama Pazzo.

Pazzini, che sta rientrando dopo il secondo infortunio, sembra essere nato per giocare in quel ruolo. A differenza di Balotelli ama giocare sull’ultimo uomo avversario e non sente il richiamo costante del pallone che lo costringe, come fa Mario, ad allargarsi per andare a prenderlo. Ha un eccezionale senso della posizione e va a lottare come un dannato in tutti i duelli aerei. Voi direte: “ma lo fa anche Mario, e meglio”. Senza dubbio Balotelli quando il pallone arriva nella sua zona lo arpiona come se avesse una calamita, ma solo ed esclusivamente quando è nei suoi immediati paraggi. Pazzini invece va a saltare su tutti i rinvii del portiere facendo valere le sue doti nel gioco aereo e soprattutto la sua immensa grinta. Il Pazzo è poi abilissimo nel gioco di sponda, fattore che diventa decisivo quando si gioca con una sola punta e tre trequartisti alle sue spalle. A Pazzini nessuno chiederà di stoppare palla, girarsi e calciare alla grande come Balotelli. Sarà più che sufficiente che il Pazzo apparecchi la tavola con le sue sponde sapienti per i siluri di Mario, di Kakà o di Honda. Altro grande merito universalmente riconosciuto al Pazzo è quello di sapere creare con i propri movimenti spazi interessantissimi per i compagni: spesso e volentieri Giampaolo si porta a spasso mezza difesa avversaria preoccupata di seguire i suoi movimenti lasciando via libera agli inserimenti dei centrocampisti.

Ma soprattutto il Pazzo è uno strepitoso uomo da area di rigore, uno di quei centravanti vecchio stile che si fiondano su tutti i palloni che piovono nei sedici metri avversari. Sa fare gol in tutti i modi: di testa, pezzo pregiato del suo repertorio, e da fuori, con il destro e con il sinistro, da opportunista e in acrobazia. I gol di Pazzini risolleveranno il Milan se Seedorf saprà cogliere l’occasione di renderlo quell’ “uno” fondamentale e decisivo per il suo gioco e se avrà il coraggio di far capire a Balotelli che è molto più utile nella linea dei tre. Solo allora il Milan sfrutterà al meglio il 4–2–3–1. Solo allora il Pazzo potrà tornare ad esultare sotto la Sud. Perché deve per forza essere lui quell’ “uno”.

[Fabrizio Fassini – Fonte: www.ilveromilanista.it]

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