Da San Siro al Massimino, sempre pienone è. Mercoledì in 80.000 a spingere i rossoneri verso un successo senza goal, prologo alla missione “improbabile” di guadagnar l’accesso alla semifinale di Champions League, martedì prossimo, al Camp Nou; Sabato saranno non più di 22.000 ma c’è da giurare si faranno sentire almeno come fossero il doppio, il triplo, se non bastasse il quadruplo per spinger, ma stavolta in verso opposto, le ambizioni milaniste.
Dalla Champions League al campionato, sempre lotta è. Una sfida in Champions contro il Barcellona non può che esser preparata, vissuta e giocata come una finale. E’ il Barcellona la squadra più forte del mondo, è eliminando il Barcellona prima della finale che qualunque altro pronostico sulla vincente sarebbe sovvertito ed aperto ad ogni possibilità, forse anche Milan. Se per la Champions sarà un faccia a faccia, le facce dei giocatori rossazzurri, sabato, ai rossoneri non potranno che sembrar quelle dei rivali juventini. A due soli punti di distacco, i bianconeri altro non aspettano che questo insidioso ciclo di gare per riprendersi la vetta loro strappata circa un mese e mezzo fa.
Dal grande Barcellona al piccolo Barcellona, sempre pericolo è. Magari impoverito tecnicamente, anzi di certo rispetto ai blaugrana, ma ricco di entusiasmo e forte del proprio pubblico. E’ il Catania che la stampa nazionale definisce “piccolo Barcellona” per il gioco, la mentalità, l’organizzazione che Montella è riuscito ad infonder alla squadra: mai rinunciare al gioco, mai buttar via la palla, mai mollare neanche quando sei sotto di due reti al San Paolo.
Dimostrarsi piccola, ritrovarsi grande. Il Milan visto contro il Barcellona è la piccola che affronta la grande. Una squadra che soddisfa per il risultato, non per gioco né atteggiamento; è il rimbrotto del futuro “d’accapo” presidente Silvio Berlusconi al proprio allenatore. A Catania il Milan dovrà o proverà a cambiare atteggiamento, tornare ad un gioco propositivo, privo di paure, ma provarci senza parecchi titolari lo renderà un compito ancora più difficile; fuori Muntati, Mesbah, Thiago Silva, Pato, Abate, Van Bommel, Flamini, forse anche Nesta e Robinho.
Insomma, da Milano a Catana, da San Siro al Massimino, contro il piccolo od il grande Barcellona, sempre una grande sfida sarà.
Precedenti – Sono solo due i successi rossazzurri contro il Milan, risalgono entrambi al ciclo anni ’60 con Di Bella allenatore e Marcoccio presidente. Il 5 Febbraio del 1961, giorno di Sant’Agata, il Catania batté 4-3 i rossoneri sulla terra del Cibali. I rossazzurri aprirono le marcature con Prenna, raddoppiando alla scadere di primo tempo con Castellazzi. Maraschi ridusse le distanze ad inizio ripresa, subito ristabilite da Calvanese. All’80 ancora Milan, Liedholm su rigore, e dopo 8′ ancora Catania, Morelli; chiude la gara sul 4-2 la rete all’89° di Galli. L’ultima vittoria risale al Maggio 1963, a decidere fu un gol di Petroni al minuto 11. In quindici precedenti totali il Catania ha perso 6 volte, vinto 2, pareggiato 7 volte. Singolare che negli ultimi 6 anni, i 6 incroci al Massimino si sono conclusi tutti per 1-1 i primi tre (nel 2007 si giocò a Bologna), tutti per 0-2 gli ultimi tre. L’ultimo precedente fu deciso dalle reti di Ibrahimovic e Robinho. La gara d’andata di questa stagione si concluse 4-0 per i rossoneri.
Numeri – Il Milan è la formazione che meglio d’ogni altra ha fatto nel girone di ritorno. Sono 23 i punti conquistati dal Milan, a seguire Catania e Napoli seconde a 19, quindi Lazio e Juventus a 18. I rossoneri hanno perso solo una gara in questa seconda fase, in trasferta, a Roma contro la Lazio (2-0). Con 59 reti è l’attacco più prolifico del campionato (30 in trasferta), le 23 reti subite ne fanno la seconda miglior difesa (16 in trasferta). Nelle ultime 7 trasferte appena 2 reti subite (Cesena ed Udinese), 16 segnate. L’ultimo pareggio esterno del Milan risale al 2-2 di Bologna (Dicembre 2011).
Caro il mio ex
Nicola Legrottaglie è divenuto campione d’Italia con la maglia del Milan, indossandola però una sola volta. Stagione 2010/2011, in Gennaio il difensore passa dalla Juventus al Milan. Esordio immediato ed immediato infortunio: in Milan – Lazio una ginocchiata di Kozac lo mandò all’ospedale (trauma frontale con ferita lacero contusa suturata e un trauma distorsivo del rachide cervicale). Da quell’episodio nessun’altra apparizione per l’attuale punto fermo della difesa etnea: 37′ in rossonero (entrato al 1′st per Bonera, messo KO dallo stesso Kozak).
Maxi Lopez: Il plico con il contratto “sequestrato” dalla municipale di Milano insieme all’autovettura del direttore Lo Monaco, una lunga attesa in albergo, la concorrenza di Tevez, un accordo solo sulla parola con l’addì Galliani, l’affare che si concretizza nell’ultimo giorno utile, più per “carineria” che per effettiva convinzione a sentire i successivi commenti di Galliani. Tant’è che dal Catania, Maxi Lopez passa al Milan, il suo grande sogno. Undici reti nei primi sei mesi, altre undici nel successivo anno e mezzo in maglia rossazzurra. I numeri di Maxi Lopez, della sua flessione di rendimento. Da Gennaio, 5 partite ed una rete in campionato, contro l’Udinese, una sola apparizione da titolare; 145 minuti giocati, mai 90′ nella stessa partita. In rossonero veste la maglia 21 che fu di Pirlo. Prestito con diritto di riscatto che il Catania si augura il Milan decida di esercitare a fine stagione. Un addio non facile quello alla maglia rossonera, poco gradito soprattutto dal presidente Pulvirenti, che non ha mai nascosto una certo fastidio per le modalità che hanno portato al trasferimento.
[Marco Di Mauro – Fonte: www.mondocatania.com]