Leader in fuga. I punti di riferimento scarseggiano, così come le colonne o i cosiddetti senatori: il Milan non è più la famiglia di un tempo, fatta di personalità forti e uomini tutti d’un pezzo. È un bel gruppo, senza dubbio (guidato, tra l’altro, da un tecnico duro e umano allo stesso tempo come Sinisa Mihajlovic), ma l’anima è di tutt’altro spessore (molto più sottile, purtroppo) rispetto al passato. Per di più, i boss (quei pochi rimasti in rosa) vengono messi in cantina. Come Diego Lopez e Nigel De Jong, ad esempio, veterani diseredati. Per loro non sembra esserci più posto, nonostante abbiano dato molto alla causa rossonera.
L’esperto portiere, dopo aver salvato più e più volte la baracca nella passata stagione, sorreggendo sulle sue spalle il peso di una squadra disastrata, è stato scaricato in men che non si dica per via di alcuni svarioni neanche tanto clamorosi o decisivi. Accantonato, scavalcato da un ragazzino sì talentuoso e promettente, ma non ancora ai suoi livelli. Da titolare e…leader, Diego Lopez ha difeso i pali del suo Milan malgrado gli acciacchi (che poi sarebbe un infortunio al tendine rotuleo, mica pizza e fichi), mostrando professionalità e attaccamento alla maglia. Ma, evidentemente, non è bastato: il suo futuro in Italia (attenzione anche al mercato di gennaio) è più che mai in discussione.
De Jong ci ha sempre messo la faccia: ora in conferenza alla vigilia di ogni match, ora a Milanello o nello spogliatoio rossonero (a caricare e sostenere i suoi compagni). Ha accettato la situazione (pur non condividendola, ovviamente), con dignità e rispetto per i ruoli. Perché nel calcio decidono gli allenatori o le società. È giusto così, ci mancherebbe: a ognuno il suo. Ma un briciolo di considerazione in più, di certo non guasterebbe. Ha rinnovato il contratto giusto pochi mesi fa, preferendo il Milan ai milioni della Premier, ma la riconoscenza, di questi tempi, è merce rarissima.
[Fonte: www.ilveromilanista.it]