Milan: emergenza difesa, può reggere il tridente

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logo-milanMassimiliano Allegri contro la sua ex squadra dovrà fare i conti con un emergenza difensiva piuttosto inaspettata. Ieri infatti nel corso della solita amichevole del giovedì Daniele Bonera si è infortunato alla coscia destra; solo una contusione che però lo terrà fuori dal match contro i sardi. Mexes non è in perfette condizioni fisiche, mentre Zapata e Yepes avrebbero dovuto riposare causa viaggio oltreoceano per l’amichevole con la Colombia. Il giovane Salamon appena prelevato dal Brescia, invece, sarà pronto solamente tra una settimana.

Il tecnico toscano di conseguenza pare costretto a far debuttare dal primo minuto l’altro nuovo acquisto del reparto arretrato. Stiamo parlando di Christian Zaccardo, 31 anni, arrivato nel mercato invernale di riparazione dal Parma nell’affare che ha portato Mesbah in gialloblu. Per lui è una grande occasione: con gli emiliani si è già cimentato nel ruolo di centrale e la sua esperienza potrebbe diventare utile in un momento di emergenza come quello che si dovrà affrontare domenica. Probabile quindi una coppia Zaccardo-Mexes non al 100% oppure lo strano duo De Sciglio-Zaccardo. Sì De Sciglio, che nelle giovanili rossonere ha già ricoperto il ruolo di centrale. Potrebbe rivelarsi un rischio eccessivo, ma meglio un De Sciglio al Top che un Mexes al 50%.

Dopo la deludente prestazione della nazionale Italiana contro l’Olanda una parte considerevole della stampa ha gettato ombre sulla validità del 4-3-3 come schema di gioco, bollato come “modulo spettacolare, ma con il quale si è vinto poco a guardare la storia del calcio”. Inevitabilmente in molti che alla vigilia avevano ravvisato forti tinte rossonere nella spedizione di Amsterdam, che condivideva con la squadra di Allegri il modulo tattico e quattro titolari, è sembrato automatico far scattare il paragone con la strategia del Milan e gettare quindi ombre sulla bontà della disposizione tattica che in questi mesi ha riportato il Milan nei piani alti della classifica.

Sembrerà strano leggere questa affermazione in una rubrica che parla di tattica, ma vogliamo chiarire che il modulo tattico conta poco o niente quando si parla di successo o sconfitta. Mi spiego meglio: non esiste un modulo vincente di per sé ed uno invece perdente in partenza [anche perché altrimenti vedremmo le squadre schierate tutte con lo stesso modulo]. La cosa veramente importante è l’interpretazione che di un modulo si dà, e riuscire a sposare le caratteristiche dei giocatori con il modulo più adatto ad esaltarle.

TRIDENTE? SI PUÓ FARE – Partiamo da un presupposto: nel calcio moderno, quasi tutte le squadre affidano il grosso della fase offensiva ad almeno tre uomini, anche quelle che non giocano con un tridente. Per fare alcuni esempi: La Juventus, pur giocando con un 3-5-2, in fase di attacco porta uno dei due esterni di centrocampo molto alto, oppure si affida agli inserimenti di uno dei suoi due mediani [Marchisio e Vidal] che non a caso sono tra i migliori realizzatori della squadra di Conte. Il Napoli di Mazzarri affianca a Cavani un giocatore in grado di muoversi tra le linee e dettare l’ultimo passaggio [Pandev o Insigne] ed uno molto bravo nell’inserirsi da dietro con i giusti tempi [Hamsik]. Anche il Milan dell’anno scorso, schierato nominalmente con un 4-3-1-2 attaccava sempre con tre uomini: l’unica differenza risiede nel fatto che, mentre ora ci sono due esterni ed una punta centrale, nella precedente stagione Boateng giostrava dietro a due punte, ma si trattava pur sempre di un tridente mascherato.

Tutte queste strategie hanno un punto in comune [che non si è visto nella partita della Nazionale e ha portato, a nostro avviso, al fallimento del 4-3-3 azzurro]: Almeno un uomo che ha compiti offensivi, nella fase difensiva si sacrifica e torna a coprire. Così è per la Juve, dal momento che l’esterno di spinta, oppure il mediano che si è inserito, tornano sulla linea dei centrocampisti; lo stesso accade al Napoli e accadeva al Milan dell’anno scorso, quando a Boateng era affidato un compito di primo pressing sugli avversari importantissimo per l’economia di gioco di tutta la squadra.

Quello che è determinante, infatti, è che almeno un giocatore scali sulla linea dei centrocampisti, per non lasciare il reparto mediano con tre uomini e dunque in inferiorità numerica rispetto all’avversario. E’ questo che non si è visto nella partita tra Olanda e Italia, dove El Sharaawy è parso sottotono [probabilmente inizia a sentire il peso di tutti questi mesi in cui non ha avuto un minimo di sosta] e dove a destra è stato schierato Candreva, un giocatore che dà il meglio di sé quando si trova in altre zone del campo, il quale non ha svolto un grandissimo lavoro in fase di copertura. Alla costante inferiorità numerica patita a centrocampo dagli azzurri bisogna oltretutto aggiungere una difesa altamente sperimentale e che dunque non aveva sviluppato gli automatismi necessari per dare una spiegazione della prestazione opaca degli Azzurri.

Il Milan attuale però non corre lo stesso rischio della Nazionale italiana perché può contare, sugli esterni, su El Sharaawy e Niang: alternativamente infatti, i due ragazzini terribili si abbassano, a volte anche ben al di sotto della linea mediana, per dar manforte ai propri compagni impegnati nella fase difensiva. Non è un caso che nell’under 21 di Devis Mangia El Sharaawy abbia ricoperto con successo anche la posizione di esterno di centrocampo nel 4-4-2: il ragazzo infatti, al pari di Niang, dispone dei mezzi fisici e dell’umiltà necessaria per reggere la doppia fase di gioco, ed è per questo che il paragone tra il 4-3-3 visto in Nazionale e lo schieramento rossonero non è sostenibile.

[Cozzi/Alampi – Fonte: www.ilveromilanista.it]