L’esonero del Conte Max arriva a tre anni e mezzo di distanza dal suo approdo ufficiale sulla sponda milanista del Naviglio. Siamo nel giugno 2010: dopo l’addio di Leonardo, il Milan individua in Massimiliano Allegri l’allenatore ideale per il suo nuovo corso. Acciuga, così viene soprannominato, è considerato uno degli allenatori più talentuosi del panorama calcistico italiano: in provincia centra traguardi importanti (un Campionato di Serie C1 e una Supercoppa di Serie C1 con il Sassuolo e due piazzamenti a metà classifica alla guida del Cagliari) che gli valgono la chiamata di Galliani e la vittoria in due occasioni della prestigiosa “Panchina d’oro”.
I primi mesi rossoneri di Max non sono facili: i tifosi rossoneri soffrono per un mercato inizialmente sottotono e rimpiangono Leonardo, andato via dopo 13 anni in rossonero dopo alcuni contrasti con il presidente. Negli ultimi giorni di mercato, tuttavia, arriva l’evento che cambia la vita ad Allegri e a milioni di tifosi milanisti. Adriano Galliani riesce in una magia e riporta in Italia Zlatan Ibrahimovic: l’a.d. preleva lo svedese dal Barcellona a condizioni economiche molto favorevoli, compiendo un vero e proprio capolavoro, e allo scadere delle contrattazioni, regala al suo nuovo mister un altro campione, Robinho.
Su Allegri, ora, le aspettative sono alte: deve riportare lo Scudetto a Milanello dopo sei anni di digiuno. E Max ci riesce: dopo due mesi di assestamento, il tecnico trova la quadra giusta, costruisce una difesa impenetrabile (solo 7 gol subiti nel girone di ritorno) e mette in bacheca il 18° tricolore della storia del Diavolo. Il Conte Max fa centro subito e conquista il campionato al primo anno in rossonero, sulla scia dei grandi tecnici del Milan di Silvio Berlusconi come Arrigo Sacchi e Fabio Capello. Per l’affermazione finale, risultano decisive due intuizioni del mister toscano, quali il decentramento sulla mezzala sinistra della cabina di regia della squadra, con il conseguente utilizzo davanti alla difesa di un giocatore più muscolare come Mark van Bommel, e l’impiego di Kevin-Prince Boateng come incursore dietro le punte.
Un ottimo esordio, dunque, quello di Allegri sulla panchina rossonera. Il secondo anno milanista inizia con lo Scudetto cucito sul petto e tanti buoni propositi per la nuova stagione. Il Milan puntella la difesa con Mexes e Taiwo, prende un attaccante di grandi prospettive come El Shaarawy e si mette a caccia di un grande centrocampista: l’estate 2011 è quella di Mister X, la mezzala di qualità ricercata per tutto il mercato estivo. Il grande colpo, tuttavia, non arriva: il Milan si assicura “solamente” il prestito di Aquilani e nell’ultima mezz’ora di trattative si aggiudica anche Nocerino per 500mila euro.
Il secondo anno milanista di Allegri, tuttavia, risulta decisamente più negativo del precedente. Il livornese parte bene e non si lascia scappare la Supercoppa italiana, vinta nel derby giocato a Pechino contro l’Inter, ma non riesce a bissare il successo della Serie A, che finisce con merito alla Juventus nonostante furenti polemiche arbitrali. Sulla testa di Allegri pesa la gestione discutibile di alcuni uomini della squadra, l’eccessivo numero di infortunati ma soprattutto l’errore di valutazione fatto con Andrea Pirlo, ritenuto un giocatore non fondamentale per la squadra e lasciato libero a parametro zero, in accordo con la società e con i desideri del giocatore di non rimanere al Milan con un ruolo marginale. A parziale scapito di Allegri, pesa l’errore di valutazione fatto in sede di mercato nel gennaio 2012, quando uno stop presidenziale fece saltare l’avvicendamento nel parco attaccanti milanista tra Carlos Tevez e Pato.
Nonostante la voce di insofferenze presidenziali sul cattivo gioco espresso dalla squadra, Allegri rimane sulla panchina rossonera anche per la stagione 2012-2013. La terza stagione milanista di Allegri si dimostra da subito la più complicata di tutte: per esigenze di bilancio, Max vede partire i due pilastri della squadra (Thiago Silva e Zlatan Ibrahimovic), quattro senatori (Nesta, Gattuso, Seedorf e Inzaghi) e altri giocatori importanti (Cassano, van Bommel e Aquilani su tutti), senza veder arrivare dal mercato sostituti di pari spessore: la squadra è depauperata a livello tecnico ma anche e soprattutto dal punto di vista dello spessore e della personalità.
L’inizio è scioccante: la squadra parte col freno a mano tirato, non ha un barlume di gioco, fatica a fare gol e difende in maniera disastrosa. Allegri va vicinissimo all’esonero, ma la società decide di andare avanti nonostante i pessimi risultati iniziali. Il Conte Max porta pazienza, compatta il gruppo e col tempo riesce ad amalgamare una squadra apparsa totalmente alla deriva: Allegri riesce in una inaspettata quanto trionfale rimonta in Campionato, portando il Milan a un insperato piazzamento Champions al termine di una dura lotta con la Fiorentina. I rossoneri non giocano un bel calcio, si affidano molto alle giocate dei singoli più talentuosi (El Shaarawy nei primi mesi della stagione e Mario Balotelli in quelli successivi) ma riescono comunque ad avere la meglio sui rivali viola.
Il resto è storia recente. Silvio Berlusconi non è convinto di mantenere Allegri sulla panchina del Milan e sembra orientato a un cambio alla guida tecnica della squadra. Tutto il mondo rossonero, però, è compatto dalla parte dell’allenatore: i giocatori, lo staff e gran parte dei dirigenti e della stampa si espongono pubblicamente a favore del Conte Max. E’ necessario un super lavoro di Adriano Galliani, sponsor numero uno di Allegri, perché il livornese rimanga in rossonero un altro anno, l’ultimo prima della scadenza del contratto. Il 2 giugno 2013 arriva la conferma in una cena fatta ad Arcore tra Silvio Berlusconi, Adriano Galliani e Massimiliano Allegri: Acciuga rimane al Milan anche per la stagione 2013-2014.
Il quarto Milan di Allegri, tuttavia, si dimostra da subito un disastro. I rossoneri battono il PSV ai playoff e approdano ai gironi di Champions League, ma continuano a non avere un gioco chiaro, non hanno la minima continuità di risultati e sprofondano nei bassi fondi della classifica di Serie A, rimediando sconfitte e brutte figure. L’unica nota positiva è il cammino europeo degli allegriani, i quali riescono, pur tra incredibili sofferenze, a passare il turno di Champions. Il match col Sassuolo di ieri, assurdo e iperbolico in tutte le sue sfaccettature, è la goccia che fa traboccare il vaso: il Milan esonera Allegri a sei mesi dalla naturale scadenza del contratto, a poco più di dodici anni dall’ultimo esonero dell’epopea di Silvio Berlusconi.
Non è semplice tracciare un bilancio generale e definitivo sulla carriera rossonera di Massimiliano Allegri. Nel complesso, il livornese ha avuto alti e bassi, ottenendo risultati discreti ma rimediando allo stesso tempo pessime figure: la storia, come sempre, potrà dare un giudizio sicuramente più sereno sull’operato milanista del Conte Max rispetto a quello attuale. Tuttavia, quello che fa propendere per un giudizio più negativo che positivo sul Milan di Allegri è l’aver snaturato la filosofia, il DNA e la storia di un club intero. Al Milan non è fondamentale solo vincere, ma anche e soprattutto riuscire a convincere sul piano estetico, mostrando un gioco propositivo e offensivo. E Allegri, nei suoi tre anni e mezzo di Milan, non ha mai proposto niente di simile, privilegiando calciatori muscolari e tattiche di squadra spesso speculative e difensiviste. In ogni caso, Max, in bocca al lupo per il futuro: sei comunque riuscito a ritagliarti uno spazio nella gloriosa storia del Milan.
[Nicolò Esposito – Fonte: www.ilveromilanista.it]
Calciomagazine ® 2005 - 2024 - Notizie Calcio supplemento al Giornale Online L'Opinionista
p.iva 01873660680 Testata giornalistica Reg. Trib. di Pescara n.08/08 dell'11/04/08 - Iscrizione al ROC n°17982 del 17/02/2009
Calciomagazine sui social - Redazione - Privacy Policy - Cookie Policy