Le diffidenze nei confronti del Sol Levante sono sempre state piuttosto alte. Anche per Keisuke Honda, sempre più vicino al Milan, vale lo stesso discorso. Il Campionato giapponese, la J League, è considerato un po’ da tutti una manifestazione di serie B ,nel quale solo pochi giocatori riescono a emergere per poi ambire a palcoscenici più elevati.
Fino agli anni novanta, nessun giapponese aveva mai indossato una maglia di una squadra italiana, almeno nei Tornei maggiori. Poi ci pensò il Genoa nel 1994 a far sbarcare un certo Kazuyoshi Miura. Un’operazione che l’allora Presidente Spinelli definì di puro marketing. Per chiarire:per quanto riguarda il marketing non si ancora bene quali siano i veri ricavi delle società; sta di fatto che mediaticamente la notizia fece il giro del mondo e file di giornalisti giapponesi si interessarono al calcio italiano. Miura collezionò 22 presenza e una sola rete. Non proprio un acquisto eccezionale.
Ben altra storia fu l’arrivo di Hidetoshi Nakata nel 1998 a Perugia portato da Luciano Gaucci. Quello sì che era un giocatore vero, tant’è che incantò gli stadi di mezza Italia vincendo anche uno Scudetto storico con la Roma grazie anche al suo contributo. Nakata però fu l’eccezione. Non per “gufare” le prossime performance ormai quasi certe di Honda con la maglia del Milan, ma è la storia che parla.
Hiroshi Nanami e Atsushi Yanagisawa, arrivati rispettivamente nel 1999 al Venezia e nel 2003 alla Sampdoria furono due veri e propri buchi nell’acqua. Non lasciarono traccia in Italia e dopo due anni se ne tornarono in Giappone. Un po’ meglio andò per Shunsuke Nakamura, voluto dalla Reggina nel 2002 e autore di buone stagioni con la maglia amaranto. I suoi piedi furono notati all’estero tant’è che andò a giocare nelle file del Celtic. Tutto sommato un buon giocatore dotato di ottima qualità.
Per tornare ai giorni nostri due sono i giapponesi che giocano in Serie A: Morimoto nel Catania e Nagatomo nell’Inter. Il primo arrivato al Catania come promessa, purtroppo mai mantenuta, del calcio nipponico. Il secondo ha dimostrato, nonostante qualche limite tecnico, di avere buona gamba e poter far parte di una squadra importante come l’Inter.
Ecco dunque i calciatori giapponesi che hanno calcato i campi italiani. Certo, di Nakata c’è n’è stato solo uno, e difficilmente il suo talento potrà rivedersi in Italia. Giocatori buoni, ma non ottimi ne sono passati, come Nakamura e Nagatomo, ma anche flop clamorosi, beh quelli purtroppo sono in maggioranza.
Dunque Honda al Milan può essere un’operazione di marketing con una finalità anche di campo. Riuscirà il talento giapponese del Cska Mosca ad ambientarsi nel Campionato italiano e a diventare un elemento importante del nuovo Milan? Perchè la questione pubblicitaria e di immagine conta solo fino a un certo punto. Senza un riscontro tecnico, difficilmente il Milan potrà affermare a fine anno di avere fatto un buon investimento avendo portato nel Bel Paese Keisuke Honda.
[Isaac Cozzi – Fonte: www.ilveromilanista.it]