Procediamo con ordine. La partita di domenica è stata una vera e propria agonia per i tifosi rossoneri. Nemmeno il goal lampo è servito a dare l’illusione di poter uscire da Torino con dei punti. Una squadra in totale balia degli avversari, senza idee, senza mordente se non nel finale, a risultato ormai già ampiamente compromesso. Parliamoci chiaro il Milan merita la classifica che ha, punto e basta. Altro che ultracompetitivi. Una squadra senza gioco da anni, che non ha più i campioni capaci da soli di mascherarne i limiti, dovrebbe quantomeno dotarsi di un sistema di gioco redditizio a prescindere dagli uomini che scendono in campo. Non si vincerà così la Champions League, competizione nella quale la componente tecnica (unita in verità alla buona sorte) è comunque predominante, ma quantomeno ci si potrebbe giocare qualche chance in più di ben figurare evitando scivoloni che fanno male al blasone ed alla storia del “Club più titolato al mondo” smettendo una buona volta di dover rincorrere disperatamente un piazzamento a causa di avvii da incubo. Possibile che un allenatore di Serie A, pagato profumatamente e sulla stessa panchina da anni, non riesca a trovare soluzioni? Tanto varrebbe ammettere di non esserne all’altezza ed uscire di scena con dignità e decoro prima che il danno sia irreparabile. Comprensibile pure che sia difficile rinunciare ad un bel gruzzolo così a cuor leggero.
Mexes: non è il primo episodio di follia che lo veda protagonista. Sono anni ormai che oltre alle pazzie pedatorie fatte di svarioni abominevoli, questa testa calda si fa pizzicare con comportamenti assolutamente da stigmatizzare, da bulletto viziato ed assolutamente non in linea con lo stile Milan. Sarebbe auspicabile, nel suo caso, un’azione esemplare: rescissione contrattuale. Non siamo esperti in materia di diritto, né civile né sportivo, ma non ci pare possibile che un tesserato o dipendente o come lo si voglia chiamare, causi danni simili sia sul piano economico che d’immagine. Ciò a prescindere che sia stato o meno provocato da chi, come Chiellini, proprio stinco di santo non è.
In ultimo non può passare sotto silenzio l’ennesima idiozia che i governanti del pallone italico hanno partorito: gli “insulti territoriali”. Ormai domina l’ipocrisia del politically correct, in cui si viene accusati di razzismo al minimo sfottò (tra l’altro solo in un senso naturalmente, nord verso sud e non viceversa). Bravi sono stati i tifosi del Napoli a smascherarne l’insensatezza “autoinsultandosi” con le stesse parole usate dai rossoneri; è da quando esiste il mondo che ci sono rivalità territoriali storiche, spesso anche radicali e poco cavalleresche; cosa vogliamo fare? Riempiamo le aule di tribunale? In poche parole, non ci sono carnefici e vittime, è tutto un darsi addosso reciproco, anche in modo verbalmente esagerato ma che è razzista solo agli orecchi semisordi di burocrati e politici, i quali ascoltano solo ciò che fa loro comodo udire. Gli Ultras vanno spesso sopra le righe; molte volte sono da esecrare soprattutto quando il tifo smette di essere incitamento ai propri colori per divenire furia cieca, violenta fino a sconfinare nel delitto; in passato alcuni elementi delle frange più estreme del Milan si sono macchiati di un delitto oltre che di crimini di vario genere e siamo i primi a volerne la ferma condanna oltre che la più severa punizione. Ma da qui alle porte chiuse per incontinenza verbale c’è un abisso, o peggio, una farsa.
[Enrico Soffientini – Fonte: www.ilveromilanista.it]
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