Nulla di cui stupirsi, anche nel pallone, come nel mondo meno dorato della vita lavorativa di ogni giorno, spesso e volentieri risultano decisive simpatie o antipatie più che la competenza professionale.
Non crediamo sia tutto riconducibile a una misera questione di simpatia, ma allo stesso modo fatichiamo a comprendere le ragioni di alcune scelte, tanto legittime quanto suscettibili di critica. Ci riferiamo in particolare al giocatore che ad oggi, Kakà a parte (ma Ricardo merita un discorso a sé stante per la sua storia in rossonero), risulta essere il più azzeccato degli acquisti estivi, ossia Poli.
Poli ha dimostrato sul campo buona tecnica, buona visione di gioco, abilità nell’inserimento e nel tiro (2 reti all’attivo) oltre che grande abnegazione: tutte caratteristiche che contro la Fiorentina non si sono viste se non in qualche lampo estemporaneo. Invece Allegri gli preferisce un Muntari che, exploit (inutili) contro la Juventus esclusi, latita parecchio sul piano della concentrazione, commettendo spesso e volentieri falli inutili che sfociano in pericolose punizioni degli avversari.
Allegri si è giustificato affermando che Poli sia in grado di offrire il meglio solo subentrando a partita in corso: peccato solamente che sia capitato di vederlo in campo solo allo scadere della partita (con la Lazio), se non addirittura tenuto in panchina (con la Fiorentina).
Potrebbe avere una sua logica se rientrasse in un’ottica di turnover in vista della partita contro il Barcellona. Tutto però ci porta a presumere che alla fine Allegri opterà ancora per il ghanese, con buona pace di Poli destinato, forse, ad entrare nella ripresa.
[Enrico Soffientini – Fonte: www.ilveromilanista.it]
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