Uno di questi è senza ombra dubbio “il risveglio del faraone”. No, non stiamo parlando del titolo di un nuovo colossal made in Usa, ma del giovane El Shaarawy e dei suoi progressi sotto il profilo tattico. Lo abbiamo visto giocare in tutte le zone del campo, in vari ruoli, con vari moduli e con ottimi risultati. A proposito di moduli (tema molto gettonato in questo inizio di stagione), qualcuno si sarà accorto che oltre al solito 4-3-1-2, il Milan ha giocato anche con il 4-3-3, con il 4-4-2 e (in corso d’opera) anche con il “discusso” 4-2-3-1. Il risultato finale però non è cambiato, nel senso che il gioco è rimasto lo stesso, le occasioni create più o meno le stesse e gli errori difensivi (dei vari singoli) pure, qualsiasi modulo sia stato adottato. In queste ultime uscite la differenza sostanziale l’ha fatta il piccolo faraone, che è riuscito ad interpretare al meglio ogni sua posizione e, grazie ai suoi spunti (o classe se preferite), ha permesso al Milan di incamerare qualche punto.
Un’altra nota positiva, anche se allo stesso tempo negativa, è quella relativa ai gol subiti. L’unico gol su azione è stato subito contro l’Atalanta, tutti gli altri (5) sono frutto di disattenzioni in occasione di calci piazzati, con la difesa rossonera ben schierata. Questo significa che, su azione, il Milan non concede molto agli avversari e, a quel poco che concede, viene posto rimedio grazie ad una buona fase difensiva o alle parate del portiere. Non è colpa dei moduli di gioco o dell’allenatore se (ad esempio) De Jong si stacca dalla barriera ed il Milan subisce la rete (vedi Parma) e vede sfumare i 3 punti; oppure se Boateng sbaglia un “gol facile” davanti al portiere (vedi Parma) ed il Milan non incrementa il vantaggio. Non è colpa dei moduli di gioco o dell’allenatore se (ad esempio) Zapata stende Benatia in area (vedi Udine) ed il Milan subisce il calcio di rigore; oppure se a difesa schierata Ambrosini si perde la marcatura di Benatia e i pasticcioni Mexes e Abbiati concedono il via libera a Ranegie che insacca (vedi Udine); oppure se si sbaglia l’ultimo passaggio nell’area avversaria vedendo così sfumare la ghiotta occasione o tanti altri esempi in altrettante gare. In questi casi, è possibile tirare in ballo moduli o allenatore? Non avrebbe molto senso.
A parte il duo Juventus-Napoli che sta viaggiando a vele spiegate, un altro lato semi-positivo sono i punti di distacco dalle prime posizioni della classifica. Non ci risulta che il Milan sia la sola squadra “zoppicante”, visto e considerato che bastano solo 3 punti (ed un passo falso delle altre, ovviamente) per rientrare a far parte delle prime cinque posizioni. Spesso ci si dimentica che il campionato è lungo, che molte squadre giocano anche le coppe europee (Milan compreso) e storia e statistiche insegnano che una buona partenza non sempre è garanzia di successo (finale).
Il Milan è una squadra nuova, indebolita sotto l’aspetto tecnico… ma nuova. Serve tempo. Serve tempo per trovare i giusti assetti e serve tempo per una completa integrazione (dei nuovi), visto che quest’estate non sono arrivati giocatori top-player (solitamente un fuoriclasse non ha bisogno di tempi lunghi). Fra qualche mese scopriremo se sarà solo un problema di assetto o di moduli. Oppure se il problema è solo tecnico e/o di qualità (un mercato non all’altezza). Nel frattempo speriamo che la squadra continui a migliorare (anche se al piccolo trotto) e speriamo di riuscire a raccogliere qualche altro lato positivo già nelle prossime due sfide: Zenit S.Pietroburgo e Inter.
[Riccardo Lerini – Fonte: www.ilveromilanista.it]
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