Diciamo la verità: nelle ultime due settimane molti opinionisti hanno perso la testa e hanno sparato giudizi fin troppo azzardati circa le probabilità di successo della nostra squadra. E’ necessario quindi che, da parte di coloro che hanno una buona memoria storica circa i fatti milanisti, venga puntualizzato quanto segue. Senza nulla togliere ai progressi tecnico-tattici sopraggiunti con l’arrivo di un allenatore in gamba come Allegri e di tre giocatori di valore come Ibrahimovic, Robinho e Boateng, bisogna però tener presenti le manifeste carenze che la nostra rosa possiede, e non da quest’anno.
Come prima, va menzionata quella che interessa il reparto difensivo, per la seconda stagione orfano di Paolo Maldini e privo, nella zona centrale, di una valida alternativa al fragilissimo Alessandro Nesta. Certo, c’è Thiago Silva; tuttavia il brasiliano sarà costretto agli straordinari, non avendo sostituti all’altezza in panchina, né potendo giocare sempre con Nesta che, proprio per la fragilità a cui sopra accennavo, meglio avrebbe fatto ad appendere le scarpette al chiodo alla fine dell’ultima travagliata stagione.
Se il centro piange, le fasce non stanno certamente meglio. Tolti Antonini e Papastathopulos (che Allegri inopinatamente vede meglio da centrale), tutti gli altri terzini mostrano limiti tecnici evidenti, tali da garantire loro non più che un posto in panchina in una squadra che – come lo stesso Allegri ha proclamato – ambisce a trionfare in Europa. Ma chiaramente a nessun analista televisivo, così come della carta stampata, verrebbe attualmente in mente di rilevare come i posti che nel Barcellona sono di Daniel Alves, Maxwell, Adriano e Abidal, nel Milan sono ricoperti da Zambrotta, Oddo, Jankuloski e Abate…
A centrocampo le cose vanno leggermente meglio, nonostante un’ostinata volontà da parte di giocatori e società a proseguire rapporti professionali che deteriorano i risultati della squadra. Giocatori come Pirlo, Seedorf e Gattuso stanno raschiando il fondo del barile delle loro potenzialità fisiche ormai da troppo tempo. E, come è d’uso al Milan, nulla si fa da parte per proporre una logica soluzione, se non di profilo tecnico, almeno generazionale. Si è infatti preferito investire soldi in un già valido attacco piuttosto che assicurarsi, ad esempio, il cartellino di quel Boateng che insieme ad Ambrosini e Flamini costituirà l’unico terzetto fisicamente decente a metà campo. Si è infine promosso in prima squadra un giovane poco promettente come Strasser evitando di spendere il becco di un quattrino per una valida mezzala come Lazzari o di accaparrarsi lo svincolato e sempre utile Maresca.
Come visto da questa rapida e per giunta incompleta analisi dei punti dolenti della rosa, non ci sarà ragione di abbattersi se a fine anno i proclami del presidente e del mister saranno ridimensionati dai risultati del campo; né c’è motivo per illudersi ora, cullandoci troppo nelle inebrianti parole ed immagini che i media sono bravi a propinarci.
[Sebastiano Molinelli – Fonte: www.ilveromilanista.it]