Partiamo dal presupposto che non crediamo all’ipotesi di un ritorno in Italia di Ibra, almeno per il momento. Detto questo, le indicazioni che ci fornisce il mercato europeo sono due: lo svedese vuole lasciare Barcellona, perché ha capito che quest’anno le priorità di Guardiola saranno altre (Villa su tutti); il Milan cerca un attaccante con le qualità di Zlatan e non saprebbe dove andarlo a pescare. Mino Raiola ne ha parlato con Braida e Galliani, ma, contestualmente, ha capito che soldi da investire, per questa sessione estiva, non ce ne sono.
Si deve pensare ad una soluzione intelligente che soddisfi sia il calciatore che il Barça; le parti stanno mettendo in piedi una strategia vincente, ma allo stesso tempo improbabile: prestito oneroso (cifra da concordare con gli spagnoli), diritto di riscatto fissato a 25-30 milioni, da poter investire tra un anno quando il Milan avrà un budget maggiore, dopo le scadenze di contratto di undici calciatori. Il nodo resta l’ingaggio; chi lo paga? Primo punto, Ibra dovrebbe rinunciare a qualcosa. Secondo, il Barcellona deve obbligatoriamente contribuire ed il Milan deve far leva sul fatto che Guardiola, dell’attaccante, non sa cosa farsene. Altra condicio sine qua non: i rossoneri devono subito far cassa con Huntelaar. Insomma, starete pensando che si tratti di fantamercato, giusto, sappiamo tutti che siamo di fronte ad un puzzle di mille pezzi da comporre in scarsi 12 minuti. Raiola ci prova, lui è uno di quelli fidati in Via Turati, come lo era nella Juve all’epoca di Luciano Moggi. Non è un buon amico dell’Inter e potremmo aggiungere “si vede”.
Che fine ha fatto la Juventus sul mercato? E’ tutto fermo, di Marotta si sono perse le tracce ed adesso la palla è passata al Presidente Andrea Agnelli. La squadra è incompleta ed il mercato in uscita sta bloccando quello in entrata. Giovinco, Tiago e Zebina vanno piazzati al più presto. Le condizioni per arrivare a Dzeko oggi non ci sono, anche se in questa settimana qualcosa si sbloccherà, ne sono certi in Germania. Beppe Marotta è dirigente esperto e navigato per poter commettere l’errore di perdere altro tempo: in pochi giorni la Juve deve essere pronta e, nonostante la vittoria con il Lione a Cosenza, Delneri è consapevole di avere un gruppo ancora nettamente inferiore all’Inter, e non solo. Dove sono i centrocampisti? Quando prenderanno un difensore centrale adatto ad affiancare Giorgio Chiellini? Tralasciamo la posizione di Giovinco perché non ci stiamo capendo nulla. Tutti gli allenatori che passano per Torino lo bocciano; o hanno ragione loro oppure in questi anni abbiamo visto giocare un finto Giovinco! Certo l’altezza è un limite importante ma con i piedi in pochi, nel nostro campionato, sanno fare quello che a Seba riesce naturale.
Un passaggio per Napoli, il solito. La scorsa settimana abbiamo promosso De Laurentiis e Bigon per aver ingaggiato Cavani e per aver mollato Zuculini di fronte ad un vergognoso gioco al rialzo da parte dell’Hoffenheim. Oggi non vogliamo ricrederci, ma, qualora dovessero continuare a puntare su Cristiano Lucarelli come quarta punta, dovremmo farlo necessariamente. Un’operazione piena di controsensi: De Laurentiis non vuole gli over 30 e poi punta su un attaccante da prepensionamento? Viene ceduto Denis per rinforzare il pacchetto avanzato e poi si ingaggia una punta che ha smesso di correre nel momento in cui si è trasferito in Ucraina? Attenzione a Lucarelli, personalità forte ed etichettato non proprio come uomo spogliatoio. Mazzarri faccia l’allenatore, il mercato lo lasci al Presidente ed al suo fido Bigon.
Un saluto al ritorno di Zeman in panchina. Le favole sono sempre belle da raccontare, figuriamoci da viverle. Il boemo a Foggia, nel suo piccolo, sarebbe come vedere un giorno Maradona sulla panchina del Napoli. Peccato che la lontananza, dal campo, non abbia fatto imparare la lezione a “Sdengo”, come lo chiama il suo amico-Presidente Pasquale Casillo. Pensi alla sua squadra e non alle prime pagine dei giornali quando gli chiedono del sistema, di Mourinho e di Ranieri. Dieci anni fa si lamentava che il calcio fosse sporco, oggi dice che nulla è ancora cambiato; siccome l’unico a non esser cambiato è proprio Zeman, gli chiediamo di fare più fatti e meno chiacchiere per il bene suo, del Foggia e di Casillo. Anche perché l’ultima volta che Zeman ha lavorato con Casillo Presidente e Pavone Direttore Sportivo non ha rimediato proprio una bella figura: retrocessione dalla B alla C1 ad Avellino nel 2003-2004, senza mai aver iniziato seriamente quel campionato. Bentornato anche a Don Pasquale, il Re del grano, perseguitato per anni dalla giustizia.
[Michele Criscitiello – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]