Sono in molti i tifosi rossoneri delusi da questa ennesima operazione in uscita: una parte della tifoseria vede infatti dietro alle cessioni dei due brasiliani Pato e Robinho, che Galliani sta trattando in questi giorni in Brasile, un ulteriore segno di ridimensionamento del progetto che sembra più guardare alla riequilibrazione del bilancio che ad un disegno volto a rimettere in piedi una squadra di primissima fascia a livello continentale e mondiale. É bene però che i tifosi capiscano che dietro alla cessione di Pato non ci sono esclusivamente ragioni economiche [queste rappresentano un riflesso dell’operazione]; le motivazioni che hanno spinto la società ha prendere questa decisione sono prettamente di natura tecnico-tattica. Da un parte infatti è indubbiamente vero che i due hanno chiesto la cessione, ma c’è anche da dire che in passato i vertici societari si sono opposti con decisione alla cessione di Pato [ricordate la querelle con il PSG?], mentre ora Galliani è volato oltreoceano a trattare. Cercheremo dunque di analizzare insieme le ragioni sottese a questa scelta per poter valutare la bontà o meno dell’operazione solo dopo aver tracciato un quadro complessivo di tutta la vicenda:
L’ASPETTO ECONOMICO
Come dicevamo prima, l’operazione non è fatta pensando principalmente a risanare il bilancio rossonero. E’ vero infatti che con la cessione del brasiliano i rossoneri si risparmierebbero un ingaggio netto che si aggira intorno ai 4 milioni annui, che al lordo diventano circa 6 [è lo stipendio più alto della rosa, allineato a quello di Philippe Mexes], ma è anche vero che Pato a suo tempo è stato pagato 24 milioni, cifra che nelle casse rossonere non tornerà più: sarà già un successo infatti se Galliani tornerà dal Brasile con un assegno di 15 milioni in cambio del cartellino del verdeoro. Il Milan dunque matura una minusvalenza complessiva con la cessione di Pato.
L’ASPETTO CARATTERIALE
Ma allora quali sono le reali motivazioni che hanno spinto il Milan a prendere in considerazione la decisione di lasciar partire il brasiliano anzichè provare a convincerlo a rimanere? Prima di tutto bisogna precisare che il Milan ha provato in tutti i modi a valorizzare il proprio investimento fatto a suo tempo su un giovane promettente. Il problema principale è che la società ha capito che Pato ha dei limiti di natura caratteriale, e non di natura tecnica. Il Brasiliano ha infatti attraversato alcune vicissitudini nella propria avventura milanese, rappresentati prima dalla presenza ingombrante di Ibrahimovic che ha tolto spazio alla crescita del giocatore e poi dalla spirale di infortuni che hanno contraddistinto l’ultima parte della vita professionale di Pato: c’è da dire che da parte sua, Pato non ha mai reagito da grande giocatore alle difficoltà. Un campione infatti di fronte alle salite reagisce e spesso ne esce più forte di prima, dimostrando di poter superare le difficoltà grazie alla propria personalità: Pato invece benchè sia stato tutelato e difeso in tutti i modi dalla società non è riuscito a venir fuori dal momentaccio in cui è caduto, segno che molto probabilmente il giocatore non ha la caratura morale per reggere il peso di una squadra sulle proprie spalle.
In altre parole: Pato ha le potenzialità tecniche per diventare uno tra i più grandi calciatori al mondo, ma non riesce a gestire pressioni e difficoltà che il calcio che conta porta inevitabilmente con sè. Questo è molto probabilmente il motivo principale per il quale il Milan ha deciso di smettere di insistere sul brasiliano.
L’ASPETTO TECNICO
Il segno principale della decisione di cambiare rotta da parte della società a ben vedere lo si è avuto quest’estate, ed è rappresentato dall’acquisto di M’Baye Niang. Pato infatti arrivò al Milan con una struttura fisica molto diversa da quella attuale e, di conseguenza, con caratteristiche molto differenti dalle attuali. Era infatti un ragazzo ancora in via di sviluppo, abbastanza gracile ma al tempo stesso molto rapido nel controllo e nei movimenti, dotato di uno scatto e di una velocità fulminanti: in sostanza, il suo bagaglio tecnico lo portava ad essere considerato una seconda punta. Nel corso degli anni, grazie allo sviluppo e a causa di una scelta [molto probabilmente errata] Pato si è trasformato in un centravanti. Ha messo su molti chili di muscoli e si è sviluppato in altezza, sviluppando un fisico che ha limitato la propria capacità di muoversi rapidamente ma che di contro gli ha consentito di reggere con maggiore efficacia gli scontri fisici tipici dell’area di rigore. In questo modo, le nuove caratteristiche del calciatore hanno spinto la società a spostarlo nel ruolo di centravanti, posizione nella quale si pensava che Pato avrebbe raggiunto la sua definitiva consacrazione.
L’aver comprato un giocatore non ancora maggiorenne e molto interessante in prospettiva pari ruolo è stato il chiaro segnale che il Milan si è voluto tutelare in caso di [ennesimo] fallimento di Pato: per dirla in altre parole, per un po’ i rossoneri hanno pensato che Pato avrebbe potuto essere il centravanti del futuro, mentre ora le speranze per il futuro del ruolo sono riposte nel Francese ex Caen. Questo ci porta a pensare che la cessione del 9 rossonero riveli la volontà di assicurare maggior spazio a Niang da qui alla fine della stagione, e che non verrà acquisito un nuovo centravanti per sostituire la partenza di Pato in organico; a meno che il francese [che rimane in ogni caso l’asso su cui il Milan punta per il futuro] non venga giudicato ancora troppo acerbo per prendersi delle responsabilità da qui alla fine dell’anno.
Sono questi i principali motivi che hanno spinto la società a cambiare i propri piani futuri: in sostanza, è stato il brasiliano a chiedere di essere ceduto, ma i rossoneri hanno capito che, da una parte, Pato non esploderà mai diventando un giocatore che per continuità di rendimento e per incisività nelle occasioni che contano [cosa che segna davvero il solco tra un buonissimo giocatore ed un fuoriclasse] può diventare il punto di riferimento di una squadra vincente, e dall’altra che non si riesce nemmeno a rivalutare la quotazione del calciatore. L’acquisto di Niang aveva lasciato intravedere il cambio di rotta della società, che però ha deciso di trattenere Pato per provare a rialzarne la quotazione e non maturare una minusvalenza dalla sua cessione, ma arrivati a questo punto la situazione consiglia di prendersi i 15 milioni del Corinthians prima che sia troppo tardi per recuperare almeno questa cifra.
Il commento: Seppur l’operazione rimanga economicamente svantaggiosa, credo che il Milan faccia bene a separare la propria strada da quella di Pato. Si tratta di un calciatore che i rossoneri hanno provato a valorizzare in tutti i modi, ma che ha dimostrato di avere limiti caratteriali piuttosto importanti, oltre ad aver tenuto un comportamento poco corretto nei confronti della società con le ultime dichiarazioni fatte alla stampa. E’ vero che cambiare rotta in corso di stagione perdendo le due pedine che all’inizio dell’anno dovevano rappresentare i fiori all’occhiello della squadra sarà un’ulteriore trauma per lo spogliatoio, ma è altrettanto vero che trattenere i calciatori controvoglia non fa bene a nessuno e che il Milan è chiaramente alle prese con una fase di transizione. Meglio quindi scegliere di “sacrificare” completamente questa stagione, partendo con nuove certezze dall’anno prossimo, piuttosto che dilazionare il cambiamento su più stagioni rischiando che gli effetti negativi che una rifondazione porta sempre con sè si dilazionino nell’arco di più stagioni.
TUTTO PATO, INFORTUNIO DOPO INFORTUNIO … – Sedici infortuni dal gennaio 2010 ad oggi. Il calvario di Alexandre Pato ha avuto inizio il 5 gennaio 2010, al suo secondo anno al Milan, per concludersi con l’ultimo stop lo scorso 7 novembre. In 24 mesi il brasiliano ha vissuto più in infermeria che sui campi di Milanello: addirittura 40 le partite saltate da Patinho solo nel 2012. La curiosità: 10 dei 16 stop subiti si sono registrati a San Siro.
GLI ULTIMI DUE ANNI DI PATO AL MILAN, INFORTUNIO DOPO INFORTUNIO
5 gennaio 2010
Stiramento coscia destra (Allenamento)
3 gare saltate
14 gennaio 2010
Lesione adduttore destro (Rifinitura Milan-Genoa)
5 gare saltate
28 febbraio 2010
Distrazione bicipite femorale destro (Milan-Atalanta)
3 gare saltate
21 marzo 2010
Lesione bicipite femorale destro (Milan-Napoli)
7 gare saltate
5 agosto 2010
Distorsione caviglia destra (prima dell’amichevole contro il Panathinaikos)
Pochi giorni di riposo
17 agosto 2010
Trauma contusivo caviglia destra (Allenamento)
Pronto per l’esordio in campionato
15 settembre 2010
Distrazione adduttore gamba sinistra (Milan-Auxerre)
4 gare saltate
10 novembre 2010
Lesione bicipite femorale sinistro (Milan-Palermo)
8 gare saltate
19 marzo 2011
Distorsione caviglia sinistra (Palermo-Milan)
In campo il 2 aprile
16 aprile 2011
Stiramento flessori coscia destra (Milan-Sampdoria)
3 gare saltate
21 settembre 2011
Stiramento flessori coscia destra (Milan-Udinese)
10 gare saltate
18 gennaio 2012
Lesione muscolare al bicipite femorale della coscia sinistra (Milan-Novara)
7 gare saltate
25 febbraio 2012
Stiramento coscia destra (Milan-Juventus)
5 gare saltate
3 aprile 2012
Lesione bicipite femorale coscia sinistra (Barcellona-Milan)
8 gare saltate
20 agosto 2012
Lesione adduttore gamba sinistra (trofeo Berlusconi, Milan-Juventus)
9 gare saltate
21 novembre 2012
Contusione coscia sinistra (Anderlecht-Milan)
7 gare (per ora) saltate
[Alessandro Alampi – Fonte: www.ilveromilanista.it]