Da che calcio è calcio, la Città di Milano ha vinto 10 Coppe dei Campioni (7 il Milan, 3 l’Inter) e globalmente 27 trofei Euro-Mondiali (18 il Milan, 9 l’Inter). Se alla luce di tutto questo, il suo Sindaco attuale, del Milan ricorda solo che è retocesso, e dell’Inter non ricorda con precisione la data di nascita, significa che non ha il polso calcistico della Città.
Non è per questo che un Sindaco deve essere valutato, ci sono questioni ben più importanti sul piano sociale e dei servizi in una grande metropoli, e non devono essere queste le motivazioni per un voto elettorale che sia adulto e maturo, ma limitatamente al calcio e sul piano strettamente calcistico il giudizio è negativo. Quanto al resto, al Cognato del Sindaco, la sua provocazione ha colto nel segno. Se ne parla, ne parliamo, la discutiamo. Tenendo però presente che la Storia, per sua natura senza bandiere, narra e riporta cose ben diverse.
Il Milan non è stato fondato, balla, in una enoteca di Ponte Lambro. Una targa cittadina, all’angolo del Duomo di Milano, ricorda molto bene a tutti i distratti l’esistenza della Fiaschetteria Berchet, in via Berchet, a ridosso di Galleria Vittorio Emanuele: qui venne fondato il 16 Dicembre 1899 il Milan di Milano… Da questo punto di vista è molto più periferico il piccolo ristorante (Sindaco dixit) in cui è stata fondata l’Inter. Non solo: grandi famiglie e grandi cognomi milanesi, dai Mondadori ai Rizzoli, dai Rusconi ai Dubini, hanno una nota e cristallina tradizione rossonera, quasi secolare.
Qualche anno orsono, intervistato da Milan Channel, l’allora Presidente dell’Istituto Filologico di Milano, il professor Aldo Leonardi (suppongo fosse interista, ma tenne una ineccepibile lezione bipartisan sul tema davanti alle telecamere) ci spiegò che, alle origini delle due società milanesi, per il Milan tifavano gli aristocratici di Milano e gli appartenenti al ceto popolare, per l’Inter la borghesia emergente. Se parliamo di radicamento cittadino, pur sempre 2-1 per il Milan siamo. Lo stesso Milan di oggi ha festeggiato i suoi 110 anni di storia a Palazzo Bagatti Valsecchi, un edificio e un Museo che vantano la storia di Milano praticamente tatuata sulle proprie stanze. Per non parlare della scelta che fece il Milan Campione d’Italia del 1992, quando fior di multinazionali ambivano a sostituire Mediolanum come sponsorizzazione scritta sulla maglia rossonera. In quella circostanza proprio Silvio Berlusconi spiazzò tutti e decise di accordarsi con la Motta, perchè il suo marchio e il suo nome avevano la fragranza e il profumo di Milano. Alla luce di tutto questo, l’affermazione fatta dal sui presidente secondo la quale l’Inter è la squadra dei veri milanesi è certamente orgogliosa e baldanzosa, ma alla prova dei fatti gratuita.
Il Napoli è una bellissima squadra e ha un allenatore bravissimo, ma non è un caso se in casa delle altre quattro squadre che, come il Napoli, occupano le prime cinque piazze del Campionato, ha perso. Il Napoli ha perso a Roma con la Lazio, ha perso a Udine, ha perso a Milano sia con il Milan che con l’Inter. Deve semplicemente maturare. Il rigore dell’1-0 a favore del Milan? A parte che non il sottoscritto ma Paolo Casarin, sulle pagine del Corriere della Sera, ha valutato che il contrasto fra Ibra e Cannavaro è stato duro ma non falloso e che sul braccio di Aronica l’arbitro Rocchi non poteva che fischiare rigore, ma, sul serio, di cosa stiamo parlando? Quando il Napoli ha vinto a Roma contro i giallorossi, è andato in vantaggio grazie anche ad un rigore dubbio, ma alla fine della gara ha vinto con merito e i romanisti sono stati zitti. Dal momento che il Napoli a San Siro ha impedito a Christian Abbiati di maturare un voto in pagella per il giorno dopo, perchè non è accaduta la stessa cosa?
La Juventus ha vissuto con grande equilibrio e serenità la settimana successiva alla delicatissima sconfitta casalinga con il Bologna. L’attenzione dirigenziale agli allenamenti della squadra è stata più discreta e felpata rispetto a quando accadeva la scorsa stagione, mentre il presidente Agnelli ha fatto un raffinato distinguo fra il momento mediatico di cronaca e il respiro complessivo del progetto della Società. Questi segnali di equilibrio e di mestiere, fanno colpo sui giocatori. I professionisti che vanno in campo sanno distinguere molto bene fra le dirigenze frastornate e quelle che sanno gestire anche i momenti difficili. Proprio per questo il Milan dovrà stare attento, molto attento, questa sera all’Olimpico. Anche se il vero alleato dei rossoneri potrebbe essere proprio il pubblico. Sembra tiri aria di contestazione a Torino e se il Milan dovesse andare in vantaggio potrebbero aprirsi contraddizioni importanti a livello psicologico in seno all’ambiente bianconero. Ma se gli sportivi juventini sapranno conservare la loro lucidità di tifoseria matura, ribadisco che il Milan dovrà stare non attento ma attentissimo.
[Mauro Suma – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]
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