Una stagione di transizione che si sta rivelando un fallimento assoluto, totale e sotto certi aspetti annunciato. Non solo i problemi dettati dalla pochezza tecnica della squadra e da un allenatore mai voluto dal Presidente, ma anche problemi interni, colpi bassi e entrate a gamba tesa a livello societario.
In casa Milan – a proposito di Casa Milan, oggi è stata inaugurata la nuova sede rossonera, sede che si spera possa portare un po’ più di serenità in un caos totale – si è persa l’armonia di un tempo, quella che aveva portato a vincere e vincere per tanti anni non solo a livello italiano, ma anche europeo.
E la vicenda Allegri è il simbolo di questa poca chiarezza e tranquillità che regna nell’ambiente rossonero. Dopo il pareggio contro il Chievo, la sensazione era che Allegri dovesse saltare anche perchè la partenza del Milan in questo Campionato è peggiore solamente alla stagione ’81/’82, anno della retrocessione.
E invece nel post partita arriva la conferma di Allegri, messa ancora una volta in discussione ieri mattina dal successivo tam tam mediatico: Silvio Berlusconi, stanco di vedere il suo Milan giocare in questo modo, avrebbe riunito i figli per discutere forse per l’ultima volta sul futuro del tecnico.
Sarebbe servita una scossa perchè anche i giocatori sono sembrati quasi rassegnati al corso degli eventi: così siamo e così andiamo avanti, meglio non possiamo. E invece no, perchè il Milan non sarà da Scudetto, ma nemmeno da metà classifica.
Ma in tutto questo da Arcore arriva l’ennesimo colpo di scena, questa volta al contrario: un nulla di fatto che riconferma (a tempo) Massimiliano Allegri, nella speranza che la squadra possa risollevarsi come lo scorso anno (la speranza è l’ultima a morire è vero, ma in questo momento servono certezze, punti fermi sui quali ripartire). Dunque una riconferma dal sapore amaro di sconfitta. Sconfitta di Allegri, incapace di saper conquistare il Presidente e accettare senza ripensamenti il cambio di modulo estivo, di Galliani da sempre sostenitore del tecnico, che non si è accorto in che tunnel è piombata la squadra e della società che anche per cause economiche continua a prendere tempo sperando nella provvidenza.
Ma i segnali di una debacle c’erano tutti: il teatrino messo in piedi lo scorso maggio per la conferma del tecnico (voluto da Galliani e non da Berlusconi) in scadenza a giugno 2014 poteva essere un problema e si è rivelato tale; il cambio di modulo e il conseguente mercato è stato deleterio; la sopravvalutazione della squadra ha fatto il resto. Insomma un quarantotto che prima o poi doveva venire a galla e dal quale ora pare difficile risollevarsi.
E i giocatori in tutto questo? Non possono altro che guardare e attendere gli sviluppi, consapevoli che il prossimo anno Allegri non ci sarà più, altrettanto alcuni dirigenti quotati. Un nuovo tecnico avrebbe potuto portare nuova linfa, nuovo entusiasmo e soprattutto nuove motivazioni, tutte cose che con Allegri in panchina e con una società in subbuglio e in attesa di un equilibrio definitivo saranno difficili da ritrovare in breve tempo.
[Isaac Cozzi – Fonte: www.ilveromilanista.it]