Dopo Ibra… tocca ad Allegri. È il leitmotiv del momento, la frase di rito, l’illuminazione collettiva, in soldoni, la pura e semplice verità. Anche mister Ancelotti, dalle colonne odierne de La Gazzetta dello Sport, ha espresso il suo pesantissimo parere: “Tocca ad Allegri risistemare la squadra dopo le partenze…”. Ma è solo l’ultimo di una lunga lista di addetti ai lavori che ha già sposato il concetto, soprattutto dopo aver visto il Milan balbettare più e più volte nell’ultimo periodo.
A Bologna si salvano solo il risultato e la “pazza” performance del bomber Giampaolo Pazzini, uno dei pochi in grado – e voglioso – di scuotere una squadra apparsa vuota e infiacchita più dalle chiacchiere e dall’aria di ridimensionamento inalata che dai carichi di lavoro estivi. Non si può, infatti, pensare di vivere solo di occasioni e di episodi, perché di questo si è trattato al Dall’Ara. Per il resto, zero gioco, zero ritmo, zero e basta, il tutto condito da una condizione ancora da ritrovare, soprattutto in certi elementi della rosa. Terzini spesso e (mal) volentieri bloccati, centrocampisti spaesati, punte mal rifornite: questo è il quadro generale di un Milan che, dopo aver messo in cascina i primi, pesantissimi tre punti della stagione, deve cominciare seriamente a giocare al football o, perlomeno, imparare a farlo.
Mister Allegri si attrezzi, in un modo o nell’altro. Il gruppo non sarà certo da Scudetto ma è quantomeno all’altezza di fronteggiare in scioltezza team di medio-basso livello (con tutto il rispetto) come Samp e Bologna. Eppure, quello che emerge da questi due primi assaggi di campionato, è un Milan, come detto, spento, da compitino, superficiale. Ok, le squadre di Allegri hanno sempre faticato in avvio, carburando lentamente con il passare delle giornate, ma questa volta, dopo lo smantellamento di agosto, l’eventuale rincorsa potrebbe non essere così agevole come in passato. Insomma, bisogna portare quanta più acqua possibile al mulino, facendo scorta di punti adesso. Per farlo, però, serve un minimo d’identità, di fisionomia, di intensità, buttiamola lì… di gioco.
Capitolo infortuni: anche quest’anno, nessuno avrà il coraggio (o la capacità) di spiegare, di far luce su una questione sempre più scura. La scusa degli infortuni traumatici e della conseguente sfiga, non regge più: prima Pato (vabbè, capirai…), poi Robinho, adesso Montolivo. A fare crack sono i muscoli, a far notizia non le botte ma stiramenti e distrazioni. E pensare che il povero San Siro era l’indiziato numero uno: ora il manto è rifatto ma la sfortuna, pardon, il mistero continua a falcidiare un Milan già incasinato di suo.
[Salvo Trovato – Fonte: www.ilveromilanista.it]