Fino a che non arriverà l’ufficialità però è lecito porre il condizionale di fronte a qualsiasi affermazione, anche perché un ruolo ancora importante potrebbe avere sull’epilogo di questa storia Adriano Galliani, che proverà ancora a convincere Berlusconi da una parte e Allegri dall’altra, stanco delle uscite presidenziali e forte di qualcosa di più che un gradimento da parte della Roma: l’AD rossonero è infatti preoccupato per l’inesperienza dei probabili sostituti rossoneri e preme per aspettare ancora un anno prima di dare spazio ad un ex del gruppo storico di Carlo Ancelotti.
Proviamo quindi a metterci nei panni di Galliani e Berlusconi, e mettere in evidenza tre ragioni a sostegno di ciascuna delle due tesi, al fine di mettere il lettore nella condizione di valutare al meglio la situazione e decidere da che parte stare:
PERCHÉ ALLEGRI ANDREBBE CONFERMATO
1. Il rapporto con la squadra e con la curva
Anche nei momenti più neri di questa stagione, la squadra non ha mai delegittimato l’operato del tecnico: tutti si sono sempre compattati attorno all’allenatore e mai nessuno ha esternato malumori riguardo alle scelte compiute da quest’ultimo. In questi ultimi mesi tutti i giocatori interrogati sull’argomento hanno candidamente ammesso di tifare per la riconferma di Massimiliano Allegri, segno che tra tecnico e squadra c’è un legame ben saldo e i giocatori si fidano ancora delle scelte dell’allenatore toscano. Anche la curva di recente, dopo aver sempre manifestato una certa freddezza nei confronti di Allegri, ha preso posizione pubblicamente chiedendo “più rispetto per il nostro mister“. Non c’è dubbio che la frangia più calda del tifo organizzato sarebbe contenta di vedere sulla panchina Filippo Inzaghi, da sempre idolo numero uno della Fossa, ma la reazione sarebbe diametralmente opposta per Seedorf, giocatore non troppo amato dai tifosi che spesso negli ultimi anni lo hanno bersagliato con impietosi fischi. Al primo errore quindi Clarence potrebbe non avere l’appoggio del pubblico, situazione che non aiuterebbe affatto la crescita di un allenatore che, seppur con una grande esperienza internazionale da calciatore, sarebbe effettivamente al primo anno da tecnico.
2. La capacità di lavorare con i giovani
I rossoneri dalla scorsa estate hanno sposato la linea verde, in un’ottica complessiva che prevede un bilancio sano e attento agli eccessi. La strategia sul mercato è completamente ribaltata rispetto a qualche anno fa, e vede il Milan molto attento a scovare giocatori in erba da far crescere e lanciare in prima squadra: El Sharaawy, Niang, De Sciglio, Balotelli e l’acquisto di Saponara per la prossima stagione sono chiare prove a sostegno di questa tesi. In questi due anni Massimiliano Allegri ha dimostrato di aver elaborato una metodologia personale su come far crescere i giovani giocatori senza rischiare di bruciarli che per ora ha dato ottimi risultati: Tutti i baby della rosa rossonera hanno avuto rendimenti apprezzabili. Un nuovo allenatore in questo senso rappresenterebbe un’incognita a discapito di una certezza: Seedorf o Inzaghi saprebbero indirizzare altrettanto bene la crescita del talenti rossoneri?
3. La conoscenza dell’ambiente
Se i rossoneri hanno in mente di aprire un nuovo ciclo puntando su giovani talenti, non c’è dubbio che un cambio di allenatore in questo momento rappresenterebbe un passo indietro nel progetto. Seedorf e Inzaghi hanno dalla loro parte il vantaggio di conoscere la società e gli ambienti, ma la squadra che quest’anno è stata messa a disposizione di Allegri si allontana sensibilmente dal Milan che hanno lasciato da calciatori. Molti cambiamenti sono avvenuti e molti ne avverranno quest’estate (Bonera e Ambrosini sembrano in procinto di lasciare Milanello, ndr) e da ciò deriva che le gerarchie di spogliatoio sono completamente cambiate e, a parte Abbiati, il nuovo allenatore non avrebbe uomini di fiducia all’interno del gruppo. Allegri invece in questo senso ha il vantaggio di conoscere già pregi e difetti di questa rosa e potrebbe gestirla meglio sopratutto nei primi mesi, quando l’ipotetico nuovo allenatore dovrà prendere confidenza con la rosa.
PERCHÉ ALLEGRI ANDREBBE ESONERATO
1. Il Modulo
Molti esperti del settore hanno definito quella appena conclusa come la migliore stagione di Allegri da quando siede sulla panchina del Milan. Indubbiamente il tecnico ha i suoi meriti come del resto la società che ha resistito alla tentazione di esonerarlo quando probabilmente il 90% delle squadre lo avrebbero fatto, ma non bisogna dimenticare in una valutazione che tenga conto della stagione nel suo complesso la questione-modulo. Nei primi mesi infatti, mentre erano in molti ad indicare il 4-3-3 come l’assetto ideale per questa rosa, abbiamo visto il Milan schierato con il 4-3-1-2, il 4-2-3-1, il 3-4-3 e il 4-3-2-1, ed in più di un’occasione con più moduli nel corso di una stessa partita. L’impressione quindi è che Allegri al 4-3-3 sia pervenuto per tentativi, quasi giungendo per caso alla soluzione del problema, fatto che dimostra che la dote migliore da allenatore di Allegri non è certo l’acume tattico che servirebbe al Milan per colmare il gap con squadre superiori sulla carta.
2. La mentalità
Questo aspetto è forse il motivo principale per cui Silvio Berlusconi sarebbe favorevole ad un cambio di guida tecnica: Massimiliano Allegri ha dimostrato più volte di non avere quella fame di vittorie che ha sempre contraddistinto gli allenatori più vincenti di ogni epoca. E’ più calcolatore, spesso ha dato l’impressione di accontentarsi di un pareggio piuttosto che rischiare la sconfitta nel tentativo di realizzare il bottino pieno. Ne sono dimostrazione il campionato perso l’anno scorso (probabilmente è lì che Berlusconi ha capito che Allegri non poteva essere l’uomo giusto per aprire un ciclo vincente sulla panchina rossonera, ndr), la gara di ritorno contro il Barcellona quest’anno e le dichiarazioni rilasciate dal tecnico prima del trittico di impegni in campionato contro Fiorentina, Napoli e Juventus. Per riassumere, da quella conferenza stampa emerse un preciso pensiero del tecnico: si augurava di uscire da quelle tre partite conservando un buon margine di vantaggio su chi inseguiva. Berlusconi avrebbe sicuramente preferito un allenatore che si fosse dimostrato impaziente di giocare quelle partite e che avrebbe visto in quelle tre sfide l’occasione per cercare di scalare la classifica e sottrarre il secondo posto al Napoli. In alcuni frangenti un certo tipo di mentalità può fare la differenza.
3. Il profilo internazionale
Questa è una motivazione che non ha nulla a che fare con il campo, ma è una variabile che assume un grande peso specifico nella testa di Berlusconi. Il Presidente rossonero ha sempre tenuto all’immagine internazionale della propria squadra: il Milan ha storicamente riservato le sue apparizioni migliori per i palcoscenici internazionali. Proprio per questo la figura di Allegri non sembra avere quello spessore internazionale che donerebbe un’apparenza del tutto diversa all’immagine del Milan: Allegri non conosce nemmeno una lingua straniera (solo stralci di inglese) e da calciatore ha vestito, tra le altre, le maglie di Pescara, Pisa, Livorno, Pistoiese e Aglianese. Da questo punto di vista viene letteralmente surclassato da Inzaghi, ma sopratutto da Seedorf, che ha vinto 4 Champions League con tre maglie differenti, ha giocato in Spagna, Italia, Olanda e Brasile, parla 5 lingue, tiene una rubrica per il Times e gestisce un ristorante a Milano ed un’associazione benefica (e un po’ di tempo fa possedeva una scuderia motociclistica). Ai lettori l’ardua sentenza..
[Alessandro Alampi – Fonte: www.ilveromilanista.it]
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