Conoscere il futuro è uno dei maggiori interrogativi dell’uomo, nel caso del Milan si potrebbe dire che è una incognita talmente oscura che molto probabilmente neanche il Divino Othelma riuscirebbe a trarci un ragno dal buco.
Le mille indiscrezioni di cui ci stanno bombardando appaiono, spesso, in netto contrasto l’una con l’altra: “Berlusconi vende, Berlusconi compra. Mercato povero, colpo di mercato. Politica giovani, rinnovo agli ultratrentenni”. Queste sono soltanto alcune delle discordanti notizie che ci giungono quotidianamente e che, oggettivamente, sono talmente in contrasto da far apparire davvero una impresa titanica comprendere quale sia la rotta che il barcone Milan voglia percorrere.
Personalmente ritengo fondamentale una premessa: è un momento storico nel quale stiamo vivendo una congiuntura economica tutta particolare; è sotto gli occhi di tutti il destino che ha segnato la Grecia, nonché i pericoli che trasversalmente sono in agguato su tutta Europa, è chiaro che il Presidente del Consiglio non può permettersi di mostrare tutto il proprio potere spendendo e spandendo, con il rischio di divenire oggetto di critiche da parte di tutto il mondo politico e della stessa popolazione italiana.
Quindi assodato questo punto fondamentale che spiega oggettivamente il perché di una politica economica così sfacciatamente oculata, ci resta solo da analizzare alcuni interrogativi: come sono stati investiti i capitali dai dirigenti nell’arco di questi anni? Quali potrebbero essere i progetti del Milan?
Ora, se analizziamo la natura degli investimenti è chiaro che qualche dubbio sulla bontà delle scelte, alla luce dei recenti risultati, debba sorgere. Per quel che concerne la prima squadra è palese che si è investito più su giocatori navigati, oltre a valorizzare sino all’inverosimile quelli che già ne facevano parte da anni. La società ha ritenuto opportuno contrattualizzare giocatori quali Beckam, Emerson, Ronaldinho, Ronaldo, Zambrotta, Oddo e Favalli, solo per citarne alcuni, che, per quanto potessero avere un costo di mercato relativamente basso, erano, e sono, latori di stipendi faraonici che, se non nell’immediato, gravano comunque sul bilancio dell’azienda nel lungo termine. È giusto sottolineare che giocatori così esperti diano sempre un apporto elevato alla squadra perchè non si lasciano di certo intimorire dal giocare in uno stadio quale S.Siro o dall’affrontare un grande club europeo, tuttavia l’altra faccia della medaglia è che essendo delle star hanno la giusta pretesa di voler spesso scendere in campo, anche se non in condizione. La cosa in sé non sarebbe eccessivamente allarmante se non fosse che, negli anni, aggiungere alla rosa, senza snellirla, giocatori su giocatori ultratrentenni ha reso la squadra eccessivamente lenta e stantia. Ed ecco perché la bontà delle scelte della Dirigenza viene messa in discussione: vi era realmente la necessità di inserire, in una rosa già navigata e vincente, giocatori con un’età media così alta che, per quanto esperti, possedevano comunque un contratto che avrebbe pesato non poco sul bilancio alla chiusura dell’anno?
La seconda questione, che è strettamente legata alla prima, impone il chiederci quali potrebbero essere i progetti di questa squadra. Certo Galliani in una recente intervista ha messo in rilievo quanto sia importante l’assenza di infortuni e, in effetti, la presenza di sua maestà malasorte ha fatto la parte sua: affrontare un campionato con Pato e Nesta fuori nei momenti cruciali non può sicuramente dirsi il bacio della dea bendata. Pur tuttavia è lecito anche considerare che una società quale il Milan non può non mettere in conto la presenza di infortuni nell’arco di una intera stagione e, di conseguenza, non può non pensare alla presenza di riserve adeguate. De facto è ciò che è accaduto: fuori Nesta si è creato il panico totale al centro della difesa con un Thiago Silva che è riuscito a giocare da superstar praticamente in ogni partita; fuori Pato non è stato sicuramente “El Gordo” Mancini a farci tirare un sospiro di sollievo.
E dunque alla luce di tutto ciò cosa intende fare la dirigenza?
Comprendere quale futuro ci attenda in questo momento è molto difficile, sarà l’estate a dirci che direzione prenderemo, di certo spaventa il rinnovo di Inzaghi e la contrattualizzazione di Yepes; spaventa perché Inzaghi è stato un grandissimo giocatore, un bomber meraviglioso a cui non termineremo mai di dire grazie, ma arriva un momento nel quale ognuno di noi deve guardarsi allo specchio e capire che il sipario è calato evitando di rovinare con le ultime stagioni, ciò che di sublime si è compiuto negli anni precedenti; spaventa perché Yepes è sulla scia degli ultratrentenni che, ci piaccia o no, non avranno mai il passo dei ventenni e dei ragazzini. Spaventano le voci concernenti le cessioni di Pato e Thiago Silva che sono le ancora di salvezza di questo Milan, le pietre angolari da cui partire per ricostruire tutto; spaventa pensare ad un Presidente che ora sembra non interessarsi più di questo suo figliolo; spaventa perdere Leonardo che ha scoperto grandi talenti e che si è sempre distinto per eleganza ed intelligenza. Spaventa pensare di voler affrontare un altro campionato con una rosa stantia che non da alcuna forma di garanzia per i motivi su descritti.
Un’ultima riflessione la vorrei fare su quei giocatori che tanto abbiamo amato e che tante delusioni ora ci stanno donando. Sia chiaro le delusioni di natura tecnica sono superabilissime perché se l’età avanza c’è poco da fare è una legge di natura. La delusione vera e propria nasce da alcuni atteggiamenti altezzosi ed errati che realmente fanno dimenticare quanto di buono è stato fatto in passato. Un esempio su tutti il nostro amato Gattuso. Il popolo rossonero lo ha amato, e lo ama ancora alla follia, e allora perché ripagare tanto amore con atteggiamenti immaturi quali quello di reclamare da infortunato un posto da titolare rischiando di destabilizzare un ambiente che aveva finalmente ritrovato un po’ di serenità. Quelle dichiarazioni, così inopportune e fuori luogo, hanno davvero gettato una inquietante ombra nell’animo dei tifosi che stavano vedendo la realizzazione di un qualcosa che nessuno mai avrebbe minimamente immaginato all’inizio del campionato: la partecipazione alla lotta scudetto.
E dunque vorrei chiudere con un interrogativo che mi inquieta non poco : ma qualcuno ha spiegato a Van Basten che lo si cercava per allenare e non per giocare?
[Francesco Zonni – Fonte: www.dnamilan.com]