Dopo due settimane di pompa magna mediatica, la realtà del campo torna a stracciare quella sulla carta. Dopo la conferenza stampa stellare di Zlatan e Robinho, che non hanno mai vinto una Champions League in vita loro ma che però, stranamente, quest’anno hanno promesso di vincere tutto, i carneadi Bogdani e Giaccherini impongono una riflessione ai tanti tifosi rossoneri già illusi. Io lo ebbi a dire non più tardi di una settimana fa e per quelli che si fossero persi l’articolo, o se lo siano volutamente dimenticato, lo ribadisco ora: Ibra e Binho sono niente più che una mossa mediatica atta a rialzare i consensi del Presidente. Da un punto di vista prettamente calcistico, l’attacco era l’ultimo dei reparti che andava modificato e lo si sarebbe potuto fare, al limite, pensionando Inzaghi e comprando una punta esterna, possibilmente meno costosa e più pragmatica di Binho.
Ma tant’è che Galliani è ora contentissimo della media di 2000 abbonamenti al giorno ottenuta e, per quanto gli compete, anche quest’anno ha fatto il suo “duro e sporco” lavoro. Ora non gli resta che indossare la cravatta gialla e minimizzare sistematicamente le incertezze in porta di Abbiati, le chiusure mancate di Papas, l’interdizione inesistente di Pirlo, la fine calcistica di Gattuso e magari anche la vergognosa fallosità del tanto decantato Ibrahimovic; esattamente come accaduto a Cesena sabato sera. Ciò detto, non va però dimenticato che se il Milan torna a piangere, le rivali al titolo non ridono certamente e questo dato, più che l’arrivo di Ibra, potrebbe essere per gli incerti quell’incentivo ad abbonarsi. Ma, con il massimo rispetto per tutti coloro che ci credono veramente e che si sarebbero abbonati a prescindere dall’arrivo di Ibrahimovic, tutto ciò pare un po’ poco per un club che si vanta d’essere “il più titolato al mondo”.
[Sebastiano Molinelli – Fonte: www.ilveromilanista.it]