A volte è necessario fare un passo indietro per fare un passo avanti. Ingrippato dal 4-3-1-2 scelto a inizio stagione, modulo col trequartista voluto da Silvio Berlusconi, il Milan di Allegri ha riavvolto il nastro ed è tornato al caro, vecchio, rassicurante 4-3-3. Un altro cambio di schema, l’ennesimo, da due stagioni a questa parte. Il tecnico lo ha più volte rimarcato davanti a taccuini e telecamere: schierato col 4-3-3 l’undici in campo gode di maggior equilibrio. In altre parole le disattenzioni si riducono notevolmente. Serve, tuttavia, che ogni singolo giocatore dia il cento per cento e che prima delle giocate scenda in campo lo spirito di sacrificio. L’esempio da seguire è Ricardo Kakà: martedì contro il Barcellona il brasiliano ha corso, lottato, si è dato da fare sia in fase offensiva che quando c’era da retrocedere e difendere a denti stretti.
Ruolo fondamentale, nel 4-3-3, è quello ricoperto dagli esterni (le ali), che non danno mai punti di riferimento alla difesa. Il centravanti, poi, ha il delicato quanto essenziale compito di tenere impegnati i difensori centrali e dare così la possibilità ai compagni di innescare pericolosi movimenti offensivi. E’ il modulo che più di altri, senza dubbio, riesce a godere appieno delle potenzialità di Poli, Muntari e Nocerino, centrocampisti per natura pronti a inserirsi nel cuore dell’area.
[Redazione Il Vero Milanista – Fonte: www.ilveromilanista.it]