E’ un campionato anomalo che non vuole padroni. Ma il Milan intende riappropriarsi del titolo dopo sette anni e per farlo ha calato tre assi nella finestra di mercato invernale, quella deputata – in teoria – a fungere da correttivo agli sbagli estivi. Mentre le altre restano a guardare, o si limitano a dei ritocchi poco influenti quando non addirittura errati, il Milan sfodera il tris con Antonio Cassano, Urby Emanuelson e Mark Van Bommel, afferrando gli olandesi nel breve volgere di tre giorni e garantendo così ad Allegri delle soluzioni di lusso per ovviare alle carenze di un organico comunque di altissimo livello. Perchè non vi siano intoppi, fraintendimenti o cadute di ritmo: a maggio il titolo dovrà tornare tra le braccia del Diavolo.
Sulla validità e prospettiva dell’acquisto di Cassano abbiamo già detto tutto, il duo oranje resta invece ancora da analizzare. Emanuelson, con van der Wiel forse l’ultimo talento in ordine di tempo sfornato dal florido vivaio dell’Ajax prima che questo finisse in un lungo letargo, è stato inserito in prima squadra nel 2004, l’anno dell’ultima affermazione tricolore del Milan. Piu’ala che terzino, Emanuelson non è dotato di classe purissima ma vi sopperisce con una capacità di corsa esemplare ed una certa abilità con il sinistro.
Il suo addio ai lancieri è stato rimandato per anni, ma l’imminente scadenza del contratto ha materializzato le condizioni per l’offerta irrinunciabile di cui tanto ha parlato il suo agente, quella che avrebbe evitato che Emanuelson finisse la stagione in Olanda per dare il proprio contributo nella lotta al titolo mancante, altra curiosa coincidenza, da sette anni. Ma all’epoca c’era ancora Ibrahimovic, e dove passa lui lo scudetto è assicurato. Originario di Amsterdam, Emanuelson ha indossato per tredici volte la maglia della nazionale, anche se gli è stata negata la convocazione sia agli Europei che ai Mondiali. Allegri ha salutato con entusiasmo il suo arrivo, tanto da disporne l’impiego immediato in Coppa Italia contro la Sampdoria. Questo giocatore che ricorda vagamente Davids, infatti, è l’unico mancino nell’organico milanista e fare meglio di Antonini, volenteroso ma non luccicante interprete del ruolo, non sarà impresa titanica.
Mark Van Bommel è olandese come Emanuelson, ma i suoi natali calcistici vanno rintracciati nel Fortuna Sittard, squadra di basso cabotaggio, e al contrario del collega è una colonna della nazionale, della quale è capitano, così come è stato pilastro e capitano anche del Bayern Monaco, prima che le distanze con il club bavarese divenissero insormontabili a causa del rinnovo contrattuale che non è mai avvenuto. Un altro affare a basso costo, dunque, una manna dal cielo per la mediana martoriata dagli infortuni, per evitare che il piede istruito di Thiago Silva sia ancora una volta dirottato a centrocampo. MVB, tre iniziali che a Milano e nel mondo ricordano l’incomparabile Marco Van Basten, ma al di là della comune cittadinanza le similitudini ovviamente si arrestano. Van Bommel è un mediano duro, intelligente, dotato di un’ottimo tiro dalla distanza ed esperienza da vendere. Il suo impegno scadrà questo giugno, quattro mesi perchè Van Bommel dia il massimo delle sue possibilità nel raggiungimento dell’obiettivo minimo, vale a dire il primo posto in classifica. Come avversario, Van Bommel ha sempre dato filo da torcere al Milan in Champions League, adesso è la volta di mettere la sua sapienza tattica al servizio dei rivali di un tempo.
Entrambe le operazioni portano la firma di Mino Raiola, una specie di direttore sportivo ombra i cui buoni uffici lieviteranno ulteriormente questa estate, quando si compirà il piu’ volte annunciato ritorno di Mario Balotelli a Milano. Un matrimonio ineluttabile, quello tra il Milan e Balotelli, con il giocatore intento a mandare messaggi d’amore in contemporanea alla firma del contratto con il Manchester City, un’unione per la quale possono già prodursi le pubblicazioni e mandare gli inviti, un connubio traumatico ed impraticabile direttamente fra le due sponde di Milano, ma che diviene assolutamente conseguibile inframezzandoci la parentesi inglese a decantare l’ambiente. Il preteso immobilismo del Milan, ritornello della scorsa sessione di mercato fino al doppio colpo finale Ibrahimovic-Robinho, adesso si tramuta in materiale da museo, visto che la società ha ampiamente dimostrato di sapersi muovere bene, in silenzio e sugli obiettivi giusti.
Qualora dovesse aggiungersi un quarto acuto da parte di Galliani, come per esempio Domenico Criscito – Lazzari è fuori gioco – lasciato in naftalina dagli ultimi eventi, i morsi allo scudetto diverrebbero quattro ed il campionato si ridurrebbe ad uno smagrito torsolo di mela.
Manca meno di una settimana alla fine di questa sessione invernale, partita con i botti e poi condotta con il freno a mano tirato nella sezione centrale. Rimangono diversi i nodi da sciogliere: l’improvvisata ricerca di un attaccante da parte dell’Inter (Pazzini il sogno, seguono Luis Fabiano e Matri), con il cambio della guardia già disposto tra Muntari e Kharja, oltre alla caccia ad una punta, rinnovata e anch’essa estemporanea e per di piu’ senza risorse, messa in atto dalla Juventus che ha innervato la difesa con Barzagli, i puntelli adatti per rendere il Napoli competitivo anche nel lungo periodo, la quadratura del cerchio nell’immenso calderone genoano, la destinazione di Ziegler – un’occasione d’oro per costi e qualità dello svizzero – la diatriba legata a Mutu e Marchetti, due campioni appiedati, e l’arrivo dei rinforzi che possano far svoltare le stagioni di Cesena e Bologna.
In tutto questo, il ritorno in Italia del moto perpetuo Behrami che andrà a moltiplicare le soluzioni sulle fasce per la Fiorentina, ed il valzer delle punte che ha coinvolto Massimo Maccarone, passato dal Palermo alla Sampdoria. Giocatore sempre sottovalutato, eppure spesso all’altezza della situazione ed estremamente costante ed efficace. Saranno lui e Macheda, che a Genova farà solo una breve tappa, a sostituire Cassano il quale è ora impegnato ad azzannare lo scudetto. Con ottime chances di riuscirci. Due flash dall’estero: le regine incontrastate del mercato, Manchester City e Real Madrid, si fanno un favore reciproco realizzando il prestito di Adebayor, da tempo ai margini dei Citizens, con grande soddisfazione di Mourinho e dei suoi schemi offensivi. Giuseppe Rossi, gioiello italiano mai veramente apprezzato alle nostri latitudini anche perchè su di lui incombe da sempre il Manchester United, ha rinnovato con il Villarreal sino al 2016, alzando considerevolmente la propria clausola rescissoria. Ma per le squadre italiane cambia poco: il Paisà non è mai stato un vero obiettivo da inseguire, continuerà tranquillamente a non esserlo.
[Alessio Calfapietra – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]
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