Non fosse stato per un finale palpitante, sarebbe stata davvero una serata rilassante.
Poco importa, impattando a San Siro contro la Roma l’Inter si guadagna il pass per la finale di Tim Cup, sottraendola proprio a chi l’avrebbe giocata davanti al proprio pubblico. Prova di carattere, soprattutto nel momento più caldo, per la squadra di Leonardo, abile a controllare nel modo giusto ogni tentativo di rimonta dell’avversario.
POCA ROBA – Se Montella non sorprende più di tanto con l’undici titolare, Leonardo si guadagna i primi applausi per la creatività puntando su Marigae Kharja al posto dei prevedibili Thiago Motta e Coutinho. Una scelta dettata dalla volontà di coprirsi e, soprattutto, assicurarsi corsa in mezzo al campo. La strategia funziona fino a un certo punto, perché oltre a ‘danneggiare’ la costruzione del gioco per assenza di piedi buoni, concede troppo ai palleggiatori giallorossi, bravi a smarcare al tiro Borriello e De Rossi (due volte) nei primi 20 minuti. Per quanto riguarda la fase offensiva, sponda Inter spicca un Eto’o molto largo a sinistra, quasi a voler concedere l’area di rigore al solo Pazzini, affamato di cross che però faticano ad arrivare puntuali. Complessivamente, però, la partita non decollare le uniche note di cronaca del primo tempo sono la prestazione da polpo di Mariga (il suo piede è ovunque) e un problema fisico che costringe De Rossi a interrompere due volte lo svolgimento del match.
RONALDO CHI? – Benché la ripresa inizi sullo stesso canovaccio (povero) della prima frazione, al 57’ ci pensa il solito Samuel Eto’o a risvegliare un San Siro un po’ assonnato: Kharja sfonda sulla destra e crossa, la palla arriva al camerunese dal lato opposto, tocco da biliardo e voilà, biglia in buca nell’angolo opposto. Rete che frustra le alchimie tattiche di Montella (Rosi e Vucinic in campo per Pizarro e Simplicio) e accende l’entusiasmo sugli spalti, trascinati dal coro ‘chi non salta rossonero è’. Perché il derby è tale anche a distanza e con uno scudetto lasciato ai rivali. Giusto per la precisione, Eto’o con questo centro tocca quota 34 stagionali, stessa cifra del dio Ronaldo nel 97/98. E il tassametro continua a correre…
LA STAFFETTA TANTO ATTESA – Il 67’ è un minuto ‘caldo’, perché si concretizza la staffetta Milito-Pazzini, tanto invocata dal popolo nerazzurro e accolta da Julio Cesar con un super intervento su Borriello nel cuore dell’area. Peccato per il Pazzo, che esattamente un minuto prima, sfondando centralmente, si vede negare da Doni il gol del 2-0, come accaduto nel finale del match d’andata all’Olimpico. Un’onta per un ragazzo che vive per il gol e che non smetterebbe mai di cercarlo. Un’occasione di visibilità, invece, per il Principe, che al 72’ esalta nuovamente le doti di Doni dopo la perfetta esecuzione di una finta a rientrare. Peccato, ma il termometro in campo sale anche grazie a una Roma più spregiudicata.
MISSIONE COMPIUTA – Tornando al tema del biliardo avviato da Eto’o, merita menzione anche la doppia sponda (palo + palo) di Borriello alla mezz’ora, con biglia che danza sulla linea di porta senza però mai varcarla. Il bomber mette così a dura prova la fisica e le coronarie dei suoi tifosi, già pronti a festeggiare il pareggio. Obiettivo che però i giallorossi, trainati da tanta buona volontà, riescono a raggiungere all’84’ con un colpo di testa preciso di Borriello. Il gol riaccende gli animi, soprattutto quello di Burdisso (isterico) che prima battibecca con Cambiasso a terra, poi con il pubblico, quindi con Orsato che gli mostra il giallo.Finale carico di tensione, che però non cambia il verdetto: Inter in finale. Tra il bis in Tim Cup e i nerazzurri, a questo punto, c’è solo l’entusiasmo del Palermo.
[Fabio Costantino – Fonte: www.fcinternews.it]
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