Il suo Parma ha tutto per rivelarsi la sorpresa almeno del girone d’andata, come fu, solo in parte quello di Guidolin l’anno scorso. Dato l’addio ad Udine, dove gli scontri col Presidente Pozzo avevano ormai reso insostenibile il rapporto di lavoro, Pasquale Marino continua la sua esperienza lontano da “casa”. Fallito il progetto bianconero, il direttore sportivo che tanto fortemente lo volle ad Udine, Pietro Leonardi, lo convince a seguirlo a Parma dove se gli obiettivi societari sono identici a quelli dell’avventura bianconera, e mosse della società di Ghirardi si rivelano certo più coerenti al loro raggiungimento.
Per far tornare grande il Parma, ridandogli la dimensione europea ed il prestigio nazionale persi con la retrocessione di tre anni orsono, la dirigenza ducale anche quest’anno non ha lesinato esborsi economici importanti, portando tra le sue fila giocatori del calibro di Giovinco, Paletta, Marques, Candreva, e trattenendo l’ossatura cardine dei successi passati: Bojinov, lo stesso Crespo, Morrone, Lucarelli, Galloppa, Dzemaili, Mirante ed Antonelli, gli ultimi due convocati nella nazionale di Lippi.
Una rosa in grado di raggiungere l’Uefa pensando anche a qualcosa di più se riuscirà ad eseguire gli schemi di gioco proposti dall’allenatore che col Catania ha raggiunto la serie A e l’ha mantenuta ; due partite, contro Albinoleffe e Chievo Verona, che restano nei cuori dei tifosi rossazzurri almeno quanto il rossazzurro è rimasto nel cuore di Marino che, contro il Catania, ha perso una sola volta vincendo 4 confronti e pareggiandone due (dati che comprendono anche quelli sulla panchina dell’Arezzo, in serie B).
Lui, che dal 1994 al 1997 ha giocato con la maglia del Catania, e che dal 2005 al 2007 ha guidato i rossazzurri dalla panchina, come avversario al Massimino ha raccolto una sola vittoria, una sconfitta ed un pareggio, eccettuando quella in Coppa Italia, quando al 44’st Morimoto giustiziò i bianconeri mandando il Catania in semifinale (2-1, 3-2 per l’Udinese all’andata, ndr).
Abbandonò il Catania al termine di una stagione esaltante nel girone d’andata e dai tratti drammatici in quello di ritorno, coi suoi rossazzurri costretti a giocarne in campo neutro ed a porte chiuse tutte le gare tranne che le ultime due, di scena a Bologna, con la presenza del pubblico. I goal di Rossini e Minelli, due giocatori poco considerati ed utilizzati, permisero al tecnico di Marsala un congedo onorevole, da vincente, che si consumò proprio al termine di quella gara, contro il Chievo, che valse per gli etnei la Salvezza e per gli avversari, ben più quotati, allenati da Del Neri, il ritorno in serie B.
Affascinato dal progetto Udinese, ovvero dalle ambizioni del Presidente Pozzo, dalla rosa a sua disposizione e dall’ingaggio propostogli (circa il quadruplo di quello percepito a Catania, ndr), acconsentì alla proposta di Leonardi ben prima del termine ufficiale del Campionato, mantenendo segreta e riservata la sua decisione fino a salvezza raggiunta, fin davanti ai microfoni della sala stampa del Dall’Ara, quando ufficializzò il suo addio, senza ovviamente escludere un ritorno, chissà quando.
Sempre fedele al 4-3-3, il Catania di Marino, tra tutti, è stato quello che più ha esaltato e fatto disperare i tifosi: Elefante schiacciasassi in casa, pachiderma impacciato ed impaurito in trasferta. Una squadra votata all’attacco ma carente in difesa, condannata perpetuamente a fare un goal in più dell’avversario. Spigliata e garibaldina quanto fragile nei momenti di difficoltà. Capace di chiudere il girone d’andata in zona Champions, per poi vincere due sole gare in quello di ritorno, dove arrivarono sconfitte clamorose come il 4-1 contro il Livorno, il 2-1 contro l’Empoli, il 7-0 contro la Roma, lo 0-2 contro una Roma accondiscendente per non parlare dell’1-0 al Ferraris, contro la Sampdoria, a fine stagione. Quindi la vittoria salvezza contro il Chievo.
Questa la storia di tutte le squadre guidate da Marino, con e senza squalifica del campo: un grande inizio al quale seguono periodi di “magra”, gli stessi che solo a Catania gli sono stati condonati: 12 punti (6 pareggi, 2 vittorie e 10 sconfitte )nel girone di ritorno a fronte dei 41 totali. Ad Udine, nonostante l’esordio interno poco felice, 0-5 dal Napoli, riesce a centrare il 7° posto che vale il piazzamento UEFA; traguardo bissato l’anno successivo, dove un inizio stratosferico portò i bianconeri in cima alla classifica per le prime 6 gare di campionato, poi, a partire da Gennaio, il solito crollo, che incrinò i rapporti tra tecnico e dirigenza. L’Udinese, impegnata su tre fronti, dopo il successo a Catania entrò in un periodo nerissimo, infilò 5 sconfitte consecutive, conquistando 3 soli punti in 10 gare. La ripresa e la conquista della UEFA arrivarono al termine del torneo quando, invischiati pienamente in zona retrocessione, i friulani, un punto dietro al Catania, trovarono la forza di risalire fino al 7° posto. Marino, che minacciava d’andar via al termine della stagione, finì col restare ad Udine.
Un divorzio solo ritardato che, complice l’addio di Leonardi, passato al Parma, arrivò nel Dicembre del 2009, quando Pozzo rimproverò Marino per il rendimento della squadra ed il tecnico rinfacciò al Presidente di non poter pretendere gli stessi risultati con una squadra indebolita da cessioni eccellenti. Il ciclo De Biasi, che ne prese il posto sulla panchina, durò un mese e mezzo, quindi Pozzo richiamò Marino che riuscì a salvare l’Udinese grazie soprattutto alle reti di Di Natale. Al termine della stagione l’inversione di panchina: Guidolin all’Udinese e Marino al Parma.
Da 5 anni allenatore in A, Marino in 145 panchine ha vinto 53 partite , pareggiate 38 e perse 54; ben 202 le reti segnate, 216 quelle subite; una media stagionale di 50 realizzate e 54 subite. Eppure, in A, solo nella stagione 2008/2009 Marino è riuscito a far segnare alla propria squadra un numero di goal superiore a quello delle reti subite (61 vs 50); in parità 45 vs 45, si è concluso il computo delle reti nella scorsa ed ultima stagione ad Udine.
[Marco Di Mauro – Fonte: www.mondocatania.com]