Chiamatelo Mister Panchina, ma non per eventuali doti da stratega rimaste finora nascoste ai più.
Contro il Cagliari il Catania dimostrato di aver nel cuore il suo motore, e nella riserva la benzina migliore. Come a Torino, e non solo, a Mister Simeone va dato atto di aver indovinato tutti i cambi, di esser riuscito a sentire cosa la sua squadra necessitasse, ed a darglielo, al momento giusto.
Tutti avrebbero sostituito il pur buon (oggi) Ledesma, con Lodi; ma se in molti avrebbero fatto entrare Schelotto, in pochi l’avrebbero sostituito con Gomez. Se coprirsi, passati in vantaggio, era ragionevole, privarsi di Lopez, piuttosto che di Bergessio, è diffusamente apparso irrazionale.
Ebbene, Schelotto conquista l’angolo dell’1-0, Lodi lo batte, Bergessio manda in porta, Silvestre segna. Ed ancora, sul goal del 2-0, Schelotto strappa il pallone, Lodi calcia, Bergessio spinge in rete.
Gli uomini giusti, al momento giusto. Una costante della gestione Simeone, fatta di primi tempi sofferti e secondi quarantacinque arrembanti, entusiasmanti, spesso vittoriosi. Probabilmente lo stesso Simeone è, ed è stato l’uomo giusto nel momento in cui i mali del Catania non potevano esser curati, solo aggirati, con cosa? Grinta, cuore, unione. Tutto quel che ha dato il tecnico argentino. Niente tattica, filosofeggiare in zona retrocessione non è d’uopo, e comunque, questo Catania, ha dimostrato di non digerirla, la tattica.
Eppure il salto di qualità, l’orizzonte sinistro della classifica, potrà arrivare solo conferendo a questa squadra un’impostazione di gioco ben definita, che aiuterà ad invertir il rendimento anche lontano dal Massimino, dove di anno in anno il Catania frustra le sue ambizioni, riducendole alla stentata, magra sopravvivenza.
Sopravvivere è prezioso, fondamentale, ma dopo cinque anni di inedia, è il Catania in primis, col suo seguito di tifosi, a meritar qualcosa di più. Qualcosa di più che la società ha programmato, e per cui si è mossa, in buonafede, già nel corso di questa stagione: affidando dall’inizio ad un allenatore tanto celebrato quanto competente, le redini di un gruppo valido, rodato, confermato a dispetto di ogni ragione economica.
Non è servito, non è bastato. Abituata a giocare di cuore, la squadra non è riuscita a coniugare l’intensità all’intelligenza, la grinta all’acume, la corsa alle geometrie. A Gennaio serviva un motivatore, senza testa né più cuore, si rischiava davvero. E’ arrivato la Simeone, prima di una serie di scelte giuste (Bergessio, Lodi, Schelotto), operate in funzione dell’allenatore e dall’allenatore stesso, che ha preso questa squadra e se l’è messa indosso, fino a sentirla, sentirla sua, capirne stati d’animo e necessità in un momento particolare, d’emergenza.
Resterà a Catania anche la prossima stagione? Probabilmente sì, se il Catania vorrà desistere dal modificare l’indole della propria squadra. Probabilmente no, se come nelle ultime due scelte iniziali: Atzori e Giampaolo, si mirerà al salto di qualità, all’abbinare cervello e muscoli, modificando, è indispensabile, buona parte della struttura squadra.
Pensieri futuri, incerti. All’orizzonte c’è Brescia, non la parte sinistra della classifica, la prima possibilità di centrare la matematica salvezza, per poi concentrarsi sul record di punti (?). Il Catania scenderà in campo per vincere, e provarci sin dal primo tempo, sin dal primo minuto. A propria disposizione, l’intero parco giocatori, ad eccezione del sostituibile Ledesma, ed il miglior allenatore possibile, in questo momento.
[Marco Di Mauro – Fonte: www.mondocatania.com]
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