C’è un mistero nell’estate bianconera, un arcano che non è stato svelato. Anzi, nel tentativo di coprirlo è stata ripetuta allo sfinimento una filastrocca dai protagonisti ma qualcosa continua a non tornare ed inquieta gli amanti della Vecchia Signora. Proviamo allora a riavvolgere il nastro per cercare di comprendere le strategie di mercato pianificate in corso Galfer.
LA SITUAZIONE DI PARTENZA – Ad inizio ritiro, l’attacco presenta cinque interpreti: Del Piero, Diego (considerato da Delneri una seconda punta), Trezeguet, Iaquinta e Amauri. Si discute sulla necessità di intervenire per rafforzare il reparto offensivo dato che nella passata stagione, nessuno ha toccato la doppia cifra nelle realizzazioni. Tranne Del Piero per motivazioni “storiche” ed anagrafiche, non sembrano esserci intoccabili. Sui giornali si prefigura una rivoluzione là davanti: sembra certo che il budget verrà investito per trovare un uomo gol.
LA GITA A WOLFSBURG – Il 9 Agosto Marotta si reca personalmente a Wolfsburg. L’obiettivo dichiarato è Edin Dzeko: per assicurarsi le prestazioni del bomber bosniaco la Juve è pronta a mettere sul piatto come contropartita Diego aggiungendo un conguaglio economico. Gli incontri si concludono con un fumata nera: Hoeness ribadisce che il giocatore non si muoverà almeno per questa stagione. Marotta incassa il no e torna a Torino a mani vuote mentre sulla stampa continuano a circolare i nomi delle possibili alternative. Ma nelle successive due settimane nulla si muove; i tifosi della Vecchia Signora sono in trepidazione ma confidano nel colpo di fine mercato.
25 AGOSTO: IL D-DAY – Il 25 Agosto è il giorno della svolta. In poche ore arrivano conferme del passaggio di Trezeguet all’Hercules Alicante e di Diego al Wolfsburg. Tra il ricavo per la vendita del brasiliano e il risparmio sugli ingaggi, il “tesoretto” bianconero sembra rimpinguarsi. Sembra ma evidentemente non è così perché i nomi dei sostituiti non accendono la fantasia del popolo bianconero. La prima scelta è Di Natale (33 anni…) ma il capocannoniere dell’Udinese rifiuta per ragioni personali. Marotta allora compie un blitz a Napoli e chiude rapidamente per Quagliarella. Prestito oneroso con diritto di riscatto. I tifosi – e la logica – suggeriscono un nuovo intervento per completare il reparto.
NULLA SI MUOVE: LA DELUSIONE FINALE – Si attendono le ultimi mosse di Marotta e si pensa ad un botto nelle ultime ore di mercato. Sembra fatta per Borriello, ma la trattativa sfuma e la punta preferisce approdare alla Roma. Ad arrivare in bianconero è Leandro Rinaudo, un rincalzo per la difesa. E l’attacco? Marotta dice che è a posto così, Delneri ribadisce il concetto ma sembrano versioni ufficiali che si discostano dai reali pensieri di dirigente ed allenatore. No comment da parte di Andrea Agnelli mentre Blanc si fa notare solo per essersi fatto crescere la barba. Nei tifosi bianconeri subentra la delusione osservando il mercato faraonico del Milan. Si inizia a parlare apertamente di stagione transizione – l’ennesima – e il popolo juventino mostra segni d’insofferenza.
LE POSSIBILI INTERPRETAZIONI DEL MISTERO – Ripercorrendo le tappe del mercato bianconero, si evidenzia una certezza: in una prima fase Marotta voleva un attaccante ed era disposto ad investire il budget proprio per dare a Delneri un bomber da 20 gol a stagione. Poiché si tratta di un dirigente navigato che difficilmente conduce il mercato in base agli umori quotidiani, è facile supporre che vi sia stato un intervento esterno per dissuaderlo da una simile operazione. Non regge l’ipotesi che improvvisamente la società abbia deciso di dare fiducia al desaparecido Iaquinta o che Quagliarella fosse considerato la panacea di ogni male. Anche perché il napoletano non potrà giocare in Europa League e la penuria di attaccanti arruolabili in Europa dai bianconeri sfiora l’incoscienza. Come se non bastasse la prima giornata col Bari aveva evidenziato l’incompatibilità di Del Piero e Quagliarella, tandem obbligato viste le indisponibilità di Amauri e Iaquinta.
E allora prende corpo un’altra interpretazione dei fatti. Detto senza troppi fronzoli, è probabile che a metà mercato sia arrivata “dall’alto” una direttiva in cui si invitava l’ex dirigente Samp a non concludere operazioni onerose. Altro che tesoretto o bonus! Il disavanzo tra le spese per gli acquisti e i ricavi delle cessioni è stato bilanciato dall’abbattimento del monte ingaggi. Un esempio: il prestito oneroso di Quagliarella è stato fissato a 4 milioni mentre l’addio di Trezeguet è arrivato senza conguaglio.
Tuttavia, il differente ingaggio dei due giocatori rende questo scambio vantaggioso per le casse bianconere. Proprio la necessità di non gravare a bilancio spiega le modalità della cessione di Diego: la Juve ha abbassato la cifra richiesta pur di non rateizzare il pagamento del cartellino del brasiliano. Insomma, Marotta si è trovato spiazzato: non è che non volesse prendere una punta, semplicemente non poteva. Mentre Berlusconi dava il via libera a Galliani per spendere e spandere (l’operazione Ibra costerà sui 90 milioni considerando lo “stipendio” dello svedese), il direttore bianconero doveva fare buon viso a cattivo gioco. E per quanto si possa essere bravi, è difficile completare una rivoluzione senza poter investire. Neanche Galliani o Branca realizzano colpi ad effetto senza l’intervento dei rispettivi presidenti. Allora, il malcontento bianconero deve trovare un altro target, magari più “in alto”. Se si vuole ricostruire una Juve vincente bisogna volerlo non solo a parole. I tifosi si auguravano in un “regalo” personale sotto forma di campione da parte del nuovo presidente. Sono rimasti delusi un’altra volta…
[Roby D’Ingiullo – Fonte: www.nerosubiancoweb.com]