Miei cari amici genoani di tutte gli angoli del mondo e di ogni ordine e grado stasera abbiamo un mistero che non sarà facile svelare. Il Genoa è il perfetto e ordinato dottor Jekyll del primo tempo oppure il folle dissipatore mister Hyde del secondo tempo che ha dato il via alla sarabanda del gol interista? La disfatta odierna a San Siro non si spiega soltanto con l’ingresso in campo di Pandev che tatticamente ha cambiato le carte in tavola: Leonardo ha schierato un 4-3-3 e Maicon è stato libero di poter avanzare e portare scompiglio sulla propria fascia che fino a poco prima era stata appannaggio di Marco Rossi. Come già era accaduto a Catania, la squadra di Ballardini e Regno è stata preda di 10 minuti di follia collettiva: l’Inter, rafforzata e rifrancata dopo aver chiuso in svantaggio un primo tempo moscio con lo schieramento a “rombo”, non aspettava altro e ha colpito inesorabilmente come sa fare.
Un atteggiamento nocivo che ha costituito un grazioso regalo per gli avversari. Eppure nel primo tempo i rossoblù sono stati i dominatori delle fasce, perfetti nelle chiusure a centrocampo e in difesa, grazie soprattutto a un super Kucka, e fastidiosi in attacco: ne è stata logica conseguenza il gol di Palacio. Ma si sarebbe dovuto concludere la prima frazione con un secondo gol per mettersi meglio al riparo. Sarebbe stata un’eventuale garanzia in più, soprattutto psicologica, tenuto contro la strapotenza dei padroni di casa che possiedono non due, ma anche tre squadre di titolari.
Invece la bufera nerazzurra si è abbattuta sul povero vascello rossoblù. Le zone laterali del campo non erano più in possesso dei Grifoni ed erano inesorabilmente colpiti dai fulmini di “Giove Pluvio” Leonardo. A questo punto c’è un altro mistero che forse non troverà risposta: perché sul 2-1, visto anche l’evidente cambio di rotta della gara, non si è proceduto al cambio di Paloschi con Boselli e all’ingresso di Antonelli? Forse una spiegazione logica c’è: Regno (e ovviamente il titolare Ballardini) non era perfettamente sicuro delle loro condizioni. Con ciò non gli si può imputare tutte le ragioni della sconfitta, ma avrebbe dovuto mostrare un atto di coraggio. Non sarebbe cambiato di molto perdere 5-2 o 10-2: visto che ormai tutto era perso, bisognava almeno tentare un cambio in corsa. E invece è arrivata subito la terza folgore, seguita da altre due.
Comunque la sconfitta a San Siro era preventivabile, sia pure in altre proporzioni. E sia ben chiaro che non era il campo su cui raccogliere i tre punti: se fossero arrivati, tanto meglio, altrimenti si va avanti. Il problema è che il Genoa si lascia sfuggire le vittorie con le squadre alla sua portata come il Catania. Domenica al Tempio è di scena il Palermo: il Grifone non deve lasciarsi scappare l’occasione di far punti. Nessuno impone ai rossoblù il raggiungimento di obiettivi prestabiliti: ma certi errori alla mister Hyde, come contro Catania e Inter, si vorrebbe che non siano più ripetuti.
[Marco Liguori – Fonte: www.pianetagenoa1893.net]
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