IL PROTAGONISTA – Brahimi. Il trequartista del Granada mette a soqquadro la difesa coreana fin dal primo minuto di gioco. Sempre pericoloso con le sue giocate e i suoi calci piazzati, è praticamente imprendibile per la retroguardia avversaria: arrivano dai suoi piedi le principali occasioni da rete dell’Algeria, costruisce con Feghouli l’azione che va a chiudere in rete per il poker degli africani.
LA MOSSA VINCENTE – Il cambio tattico di Halilhodžić. Il ct algerino cambia modulo e uomini rispetto al ko dell’esordio: fuori i vari Ghoulam, Mostefa, Taider, Soudani e Mahrez per passare al 4-1-4-1 con Slimani schierato come unico terminale offensivo. L’esito è più che positivo: Corea sotto 3-0 all’intervallo, prima dello scoppiettante secondo tempo che si chiude sul 4-2 per l’Algeria. Missione compiuta per gli africani, che interrompono un doppio digiuno e tornano a segnare su azione in Coppa del Mondo a ventotto anni dall’ultima volta: a Sudafrica 2010 l’Algeria non riuscì a segnare nemmeno un gol, la rete col Belgio è stata invece siglata da Feghouli dagli undici metri. La vittoria al Mondiale mancava addirittura da 32 anni.
POTEVA FARE DI PIÚ – La difesa coreana. Male la retroguardia asiatica, punita troppe volte dall’attacco algerino. Da censurare la prestazione dei centrali Hong e Kim Young-Gwon, servirà ben altro contro il Belgio per sperare nell’accesso agli ottavi di finale.
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[Marco Frattino – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]
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