Moratti come Dan Brown: il Codice de Araújo funziona

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Alla faccia di chi criticava l’esonero di Benitez e la scelta di Moratti di puntare su Leonardo Nascimiento de Araújo, vecchia, anzi antichissima bandiera del Milan. Perché il passato rossonero il brasiliano se l’è lasciato completamente alle spalle come dimostrano la brusca rottura con l’ambiente milanista – e con Berlusconi in particolare – e la felice decisione di catapultarsi nell’universo interista, inseguendo un “sogno” che profuma di rimonta e vendetta.

Certo è che i tifosi nerazzurri avevano dimenticato i tempi in cui l’amato presidente dava il ben servito ai suoi allenatori nel corso di una stagione. Ma stavolta Moratti non ha saputo resistere, come dimostrano le continue battutine rifilate nei confronti di Rafa che sanno tanto di un rapporto mai realmente sbocciato e in continua involuzione, terminato dopo soli sei mesi con l’inevitabile esonero del tecnico.

“Farò giocare l’Inter meglio dello scorso anno”, erano le parole sfacciate con cui si presentava ad Appiano lo spagnolo, alludendo maliziosamente al lavoro svolto dal predecessore Mourinho, amato dai giocatori, e che invece Leonardo non mancherà mai di elogiare. Era un assaggio da parte di Benitez degli innumerevoli paradossi che avrebbe poi riservato nel corso della sua breve esperienza a Milano, ma anche dopo. Dalla Spagna, infatti, sono rimbalzate nuove dichiarazioni in cui adesso se la prende con lo staff medico nerazzurro, concludendo, si spera, il suo repertorio di capri espiatori, dopo Mou, la squadra spremuta, la poca palestra fatta prima del suo arrivo, l’età avanzata dei giocatori, gli infortuni, gli acquisti accordati e poi non concessi ecc.

Un rischiaramento delle idee all’allenatore andrebbe fatto magari mettendo a confronto le due sfide contro la Roma, quella vista all’’Olimpico’ nel girone d’andata e l’altra scoppiettante di domenica scorsa, suggelli dell’Inter che era e l’Inter che è. In casa dei giallorossi i nerazzurri scendevano in campo, ad eccezione del solo Samuel sostituito da Cordoba, con lo stesso undici del triplete, ma stanchi e demotivati venivano infilzati al 91’ da Mirko Vucinic. Ora non più, perché stavolta, con Leo in panchina, nei minuti di recupero puoi aspettarti di veder messo a segno addirittura il quinto gol.

Numeri alla mano, l’impatto di Leonardo sulla panchina dell’Inter è uno dei migliori che possa augurarsi un tecnico. 7 vittorie in 8 incontri, dati che ricordano le strisce vincenti di Mourinho, pur lontani dalla difesa quasi imperforabile che riusciva a mandare in campo il portoghese. 24 le reti siglate, media del 3 a partita, il calcio del nuovo mister dei nerazzurri è questo, spettacolo e allegria a suon di gol. Ben vengano le disattenzioni nel reparto arretrato se dovremo assistere a trionfi palpitanti come quello di domenica. “Il 5-3 è un risultato che mi piace: anche se vivo in Italia da tanti anni non dimenticate che sono brasiliano”, dice “Il codice de Araújo” che adesso si legge in casa Inter, prodotto di Moratti che, come Dan Brown con il “Da Vinci”, ha dato vita ad un manifesto prodotto di successo e può finalmente godersi una squadra che ha ritrovato una sua identità. Sgranocchiati pian pianino (in realtà in un solo mese) 8 punti al Milan, la ‘Leomuntada’ prosegue nella tana della Juventus, in una trasferta storicamente tra le più acerrime per i nerazzurri, che testeranno la nuova filosofia ‘made in Brazil’ anche contro la Vecchia Signora. Una vittoria nel derby d’Italia metterebbe le ali, e allora perché non volare con la fantasia?

Riuscire a portare a casa i 3 punti sia da Torino che nel recupero contro la Fiorentina vorrebbe dire proiettarsi a sole 2 lunghezze di distacco dalla capolista, numeri insperati nel periodo in cui invece assistevamo ad un lento e inesorabile tracollo con Benitez. E’ chiaro quindi come le due prossime partite saranno fondamentali, ma tutto lascia presagire che, nonostante un inizio sconfortante, il resto della stagione nerazzurra sarà tutt’altro che noioso.

[Daniele Alfieri – Fonte: www.fcinternews.it]