Quest’oggi, La Gazzetta dello Sport pubblica un’intervista al presidente nerazzurro Massimo Moratti. Un Moratti che ha rilasciato dichiarazioni molto interessanti: “Volevo Leonardo sin da giugno”, è una delle affermazioni rilasciate dal numero uno dell’Inter. “Lui ha cambiato subito marcia rispetto a Benitez: lo spagnolo sentiva il passato, e quindi Mourinho, come un peso. Leonardo invece l’ha cancellato quel peso, ed è ripartito”, ha detto il presidente. C’è un retroscena anche sulla storia di Leonardo con il Milan: “Gli sconsigliai di fare l’allenatore per i rossoneri”, ha riferito Moratti.
E chiosa sul 2010: “La vittoria della Champions è ovviamente individuabile come il momento più bello, l’infortunio di Walter Samuel è il peggiore. Per il 2011 scommetto sul ritorno di Diego Milito ad alti livelli”. Il presidente fa poi i propositi per il nuovo anno: “Ora dobbiamo fare bene in campionato e in Champions League. Il Mondiale per club riempie il cuore dei nostri tifosi, ora bisogna continuare su questa strada, con l’entusiasmo che questa coppa ci ha dato. Restiamo comunque con i piedi per terra, ci siamo fatti prendere dall’entusiasmo di una persona nuova. Ma ora tutto ciò deve essere trasportato nel campo. Non è cinismo, è il mondo del calcio”.
La nascita del rapporto con Leonardo: “Nei dialoghi con lui ho riscontrato grande sensibilità. Le racconto un aneddoto. Mi pare fosse un derby e Leo passò davanti al nostro spogliatoio e mi chiese: ‘Presidente, vogliono farmi fare l’allenatore. Vorrei un suo parere’. Non solo vidi questa scelta di parlare con me coraggiosa, ma anche frutto di grande intelligenza e maturità. Io gli dissi che era un ottimo dirigente, meglio non rischiasse”. Forse lo vedeva già all’Inter: “No. Lo vedevo come un grande dirigente, dal grande futuro ma non come allenatore. Sì, la mia è stata una forma di protezione. Comunque, è vero, mi spiaceva che allenasse il Milan”.
Leonardo per il dopo Mourinho: “Ci pensai, ma siccome si voleva prendere un periodo di pausa desistetti. Dopo Mourinho sembrava la scelta migliore visto che Leo ha le spalle forti per reggere la pressione. Poi scegliemmo Benitez che ci sembrava avesse l’esperienza giusta, ma ognuno regge la pressione a suo modo”. Come è stato convincere il brasiliano? “Ci siamo trovati subito, con pochi dubbi, tranne uno: non si è mai sentito un traditore. Ha affrontato la cosa per il piacere di lavorare, e poi nei confronti del Milan si è sempre espresso in maniera positiva”. La squadra ha pesato nel cambio alla guida? “Consideravo sbagliato chiedere un segnale alla squadra, perché avrei messo in difficoltà il tecnico. Anche l’ultimo giorno del Mondiale volevo che squadra e tecnico fossero sulla stessa lunghezza d’onda”.
Le parole di Leo su Mou: “Mi hanno colpito e divertito molto. Parlare così significa saper guardare al passato, sgravandosi dal peso di esso. Ora guarda avanti in maniera libera”. Similitudini Leonardo-Mourinho: “L’impatto immediato con la realtà e la cura dei dettagli, anche più piccoli”. Magari i due lavoreranno un giorno insieme: “Credo che Mourinho abbia questa ipotesi di tornare, così come per il Chelsea, a livello affettivo. Credo che abbia bisogno della sua storia e di una crescita costante. Un ritorno può essere occasione di crescita, ma al momento non ci pensiamo né noi né lui”. Si parla del fatto che Benitez fece togliere le foto di Mourinho: “Fu una nostra attenzione, perché non sentisse il peso del raffronto col passato. Perché era così, una sfida col passato, ma con Leonardo non accadrà”.
Le ha dato fastidio il ‘peso di Mourinho’ o l’insistenza sul mercato? “La prima è una debolezza umana comprensibile. Non era di sostegno alla squadra, invece, dire che i giocatori fossero spremuti e c’era bisogno di rinforzi”. Benitez sosteneva che sarebbero arrivati: “A Benitez, come per Leo, è stato fatto un discorso che basta capire guardando alla situazione dell’Inter. Benitez si presentava anche come manager societario, pensavo fosse ovvio capisse. Non gli abbiamo negato nulla e gli abbiamo detto che avremmo valutato, ma mai totale sicurezza. Io continuo ad avere fiducia nei giocatori. Lo stesso Ranocchia dovrà adattarsi. Non vedo perché prendere subito un campionissimo. Magari più in là”. Infortuni, la croce nerazzurra: “Pensavo che bisognasse dare modo a tutti di esprimersi. Poi era una cosa continua, uno scontro di mentalità che non consentiva di lavorare”.
Se Benitez non avesse detto quelle cose ad Abu Dhabi, “forse sarei stato più paziente per riconoscenza umana per chi mi aveva portato il trofeo. Ma era una riconoscenza mia. Parlando così Benitez ha fatto una scelta”. Spalletti: “Non l’ho mai cercato. L’ho sempre apprezzato ma non sembrava bello disturbarlo, visto che allenava un’altra squadra. E poi cercavo un rischio maggiore, senza il quale non evolvi”. Zenga: “Con Zenga c’è stata una forma di protezione da parte mia. Lui deve essere al massimo dell’esperienza e avere tanti anni davanti a sé per fare bene. Optando per lui avrei fatto una scelta di comodo”. Ibra al Milan: “Pensavo che a Barcellona potesse avere più successo, mi spiace”. Balotelli può essere presto rossonero: “Io non ho mai avuto il complesso del tradimento con Balotelli. Abbiamo rispettato sempre la volontà del giocatore. Ha bisogno di questa esperienza per formarsi, ma deve avere pazienza e lui non mi sembra che la abbia”. Kakà: “Un ragazzo trasparente e pulito ma che credo voglia esprimersi a Madrid, come Mourinho. Leonardo me ne ha subito parlato”. Scudetto: “C’è da remare parecchio. Dobbiamo fare punti e le altre li devono perdere”.
Scommesse per il 2011: “Direi Zanetti, ma è scontato, anche se vicino alla realtà. Punto sul rilancio di Milito”. Momento più bello, ovviamente: “La Champions a Madrid”. Più brutto: “L’infortunio di Samuel”. Il gol più bello: “Il gol a Cagliari di Eto’o. Ma il suo gol più bello è lo spirito di squadra che ha, specie nelle finali”. L’Interista dell’anno: “Milito per i due gol in finale e Sneijder. Meritava il Pallone d’Oro, ma penso che lo vincerà Iniesta. Wesley è il nostro Iniesta . Ha cambiato il volto al nostro gioco”. Dopo quest’anno si sente più vicino al padre Angelo: “Mi sono sempre sentito vicino a mio padre, ma il calcio è una scommessa e si deve fare sempre del proprio meglio. Sono orgoglioso e commosso del fatto che la famiglia Moratti, a distanza di anni, porterà altre coppe all’Inter”.
[Fabrizio Romano e Alberto Casavecchia – Fonte: www.fcinternews.it]
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