Chi non lo ricorda con piacere, il Turbo di Imola? Lui, Moreno Mannini, che visse la Sampd’oro per poi rimanere ancora anni da capitano, come l’ultimo superstite della squadra campione d’Italia, fino a concludere la sua avventura blucerchiata e calcistica nel 1999, anno della sfortunata retrocessione della squadra di Spalletti.
Proprio da quell’anno sciagurato parte la lunga intervista pubblicata oggi sul sito del Secolo XIX, lunga intervista in cui Moreno risponde snocciolando ottimismo in risposta ad ogni domanda, anche a quelle più negative. “La differenza tra questa Sampdoria e quella del ’99 è che questa gioca bene. Gioca bene e quindi si trova immeritatamente in questa situazione e ne può venire fuori di certo perché è a un livello superiore rispetto alle altre” comincia a spiegare l’ex calciatore, a cui viene chiesto di trovare presunte analogie con l’anno della retrocessione passata.
“È vero che ci sono anche stati momenti difficili – prosegue poi – ma tutti li hanno. Poi la Sampdoria a gennaio ha dovuto fare a meno dell’attacco e ne sta ancora soffrendo. Anche se sono convinto che Maccarone sia un bravissimo giocatore e appena avrà l’apporto della squadra e si capirà con gli altri, un po’ di differenza la potrà fare. Poi c’è Pozzi fermo per infortunio, Macheda è nuovo… è chiaro che il problema in questo momento è fare gol. Ma io quest’anno ho guardato la Sampdoria anche con occhio critico per vedere se e dove c’erano stati degli errori. E devo dire invece che mi piace tanto, perché hanno gamba, corrono tutti e si muovono bene. Poi tante volte sono gli episodi a determinare la partita. Ma non vedo errori marchiani, tattici o di posizione”.
Nella ricerca di un punto di incontro tra l’annus horribilis 1999 e questa stagione, l’intervista prosegue parlando delle difficoltà in avanti e della maggior caratura della Sampdoria rispetto alle altre avversarie per la salvezza. Anche qui però Mannini non si scompone e risponde con tranquillità: “Noi eravamo più forti sulla carta ma non giocavamo altrettanto bene come questa Sampdoria. Ci siamo trovati in una brutta situazione ma per nostri demeriti. Adesso si devono sentire preoccupati perché occupano una posizione che non devono occupare e a cui non sono abituati, ma non c’è paragone con le altre squadre”. L’ex capitano specifica anche che “se vuoi dimostrare la tua superiorità e vuoi farla vedere perché lo sei, allora va bene. È un rischio se ti senti superiore e prendi sotto gamba il Cesena o il Bari. La supponenza non va mai bene, ma adesso stanno pagando prevalentemente sfortuna e episodi”.
Anche la scaramanzia non attacca con il 49enne ex doriano. Né i “numeri gemelli” (’99-’11), né il colletto bianco e neppure l’ipotizzare uno scherzoso legame con gli allenatori senza capelli, come Di Carlo e Spalletti. Ride di gusto Mannini quando sente questi esempi, e non potrebbe essere altrimenti. “I calciatori sono scaramantici ma fino a questo punto non arriviamo – racconta sorridente -, non associamo capelli e colletto… Sono cose che vengono evidenziate quando ci sono difficoltà. Bisogna riderci su”.
Meno divertita è la sua espressione quando, chiuse le analogie, si parla di Palazzo del Calcio, additato da molti come una delle cause della retrocessione di allora. Oggi basi di questo tipo non ci sono, ma il buon Moreno offre comunque il suo personale ricordo di quel 1999: “Non so quale sia la verità, non so se il Palazzo fosse in grado di farcela pagare. Ci siamo attaccati a quello perché alla fine siamo retrocessi. Cose negative in realtà sono successe: il rigore inesistente a Bologna nell’ultima partita di Trentalange che poi ha smesso lasciava supporre questo. Ma il nostro male era il gioco”.
Avere di fronte a sé un grande difensore come Mannini e non chiedergli un parere sulla coppia centrale blucerchiata di quest’anno sarebbe però un peccato imperdonabile e, perciò, l’intervista si chiude proprio così. Che cosa pensa il difensore dei suoi “eredi” Gastaldello e Lucchini? “Sono assolutamente bravi. Veramente due ottimi giocatori – chiude -. Guardo ancora di più sotto l’aspetto critico loro che fanno il mio ruolo e devo dire che faccio fatica a trovargli un punto debole, un appunto, perché mi piacciono maledettamente. Ma maledettamente in senso buono. Sono contento che rappresentino la Sampdoria. Parlo della coppia centrale ma in generale il reparto difensivo mi piace veramente tanto”.
[Stefano Orengo – Fonte: www.sampdorianews.net]